Riforme previdenziali e mancanza di concorsi Tuttoscuola, 27.1.2015 Nei giorni scorsi il Corriere della Sera ha ospitato un ampio servizio di Gian Antonio Stella sull’età dei docenti italiani, utilizzando, tra gli altri, anche i dati di una ricerca di Tuttoscuola. Nel 1997/98 l’età media degli insegnanti statali con contratto a tempo indeterminato, secondo uno studio condotto da Tuttoscuola, era di 45 anni e mezzo, con i docenti di scuola primaria e dell’infanzia attestati appena sopra una media di 44 anni, mentre i professori delle superiori risultavano più anziani mediamente di due anni (media 46 anni). I più anziani erano i professori di scuola secondaria di I grado con un’età media superiore ai 47 anni e mezzo. L’11% degli insegnanti, cioè uno su nove, aveva un’età non superiore a 35 anni. Soltanto il 27,3% superava i 50 anni. Da allora si sono succedute varie riforme previdenziali che hanno avuto effetti determinanti sul turn over del pubblico impiego e del personale della scuola dove la presenza femminile, coinvolta in quelle riforme, è presente massicciamente soprattutto nella scuola primaria e dell’infanzia. Ciò ha determinato un innalzamento dei limiti di accesso alla pensione e, conseguentemente, una maggior permanenza in servizio di tutto il personale. Nello stesso periodo delle riforme previdenziali la mancanza di concorsi, congelati per oltre un decennio, non ha consentito di attingere a nuove leve più giovani; le chiamate dalle graduatorie ad esaurimento hanno privilegiato naturalmente i precari più anziani. Prima conseguenza delle riforme è stato l’incremento dell’età media degli insegnanti in servizio. Secondo il documento governativo sulla Buona Scuola l’età media degli insegnanti statali nell’anno scolastico 2013-14 era di 51 anni. Questo significa che, rispetto a 16 anni prima, la categoria ha subito un invecchiamento di quasi 6 anni, che è come dire che ogni anno l’età media si è andata innalzando di cinque-sei mesi, portando ad un graduale invecchiamento della classe docenti (una delle più vecchie d’Europa). Già nel 2005-06 la percentuale di docenti “giovani”, cioè con età che arrivava fino a 35 anni, si era mediamente quasi dimezzata (dall’11,2% al 6,1%), con i professori della secondaria che non arrivavano al 4% e con quelli della primaria che resistevano al 10%. E ora, con docenti sempre più vecchi, il gap generazionale tra studenti e insegnanti aumenta.
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