Prove Invalsi, c’è l’ipotesi di farle anche all’esame di maturità

Si studia la possibilità di introdurre i test nell’esame di Stato di quinta superiore, come succede già per la terza media. Gli studenti: «Altra difficoltà». La bocciatura del comitato

Lorenzo Vendemiale La Stampa 10.1.2015

ROMA
Le prove Invalsi all’interno dell’esame di maturità: un’ipotesi allo studio del Ministero, e forse qualcosa in più, visto che l’Istituto continua i suoi esperimenti per una possibile introduzione futura (comunque non prima del 2016). Uno degli ultimi “pre-test”, in matematica, si è svolto a dicembre a Roma, all’istituto tecnico-agrario “Emilio Sereni” (proprio dove il ministro Stefania Giannini aveva inaugurato l’anno scolastico a settembre). Gli esiti non sono stati rivelati, la fase di studio andrà avanti ancora per qualche mese. Ma presto la proposta sarà sul tavolo del Ministero. E questo basta a mettere in allarme studenti e docenti, che non hanno mai visto particolarmente di buon occhio i test quando erano solo strumenti di misurazione. In futuro potrebbero ritrovarseli addirittura come prova ufficiale d’esame.

Che cosa sono le prove Invalsi
L’Istituto nazionale per la valutazione del sistema dell’istruzione esiste dal 1999 e assolve diverse funzioni. Una delle principali è l’elaborazione, somministrazione e analisi delle tanto discusse “prove Invalsi”, con cui dal 2005 viene misurato il grado di apprendimento degli studenti. Attualmente vengono effettuate in seconda e quinta elementare e in secondo superiore, mentre sono già parte dell’esame di Stato in terza media. Ma per il futuro c’è in cantiere un’importante novità: le direttive emanate dall’ex ministro Profumo prevedono l’introduzione anche nella quinta classe della scuola superiore di secondo grado. Dove e in che forma è ancora da decidere. Due le possibilità: collocarle a metà anno, come semplice strumento di misurazione, oppure inserirle come prova della nuova maturità. Il presidente dell’Istituto, Anna Maria Ajello, recentemente ha dichiarato di propendere per la prima ipotesi. E anche il sottosegretario Davide Faraone ha ribadito che nel 2015 la maturità non subirà modifiche. Discorso diverso, però, per il futuro: infatti nella circolare del “Sereni” si parlava esplicitamente di pre-test in vista dei “nuovi esami di Stato”. La scelta sarà politica e spetterà al Ministero: l’Istituto in ogni caso si prepara ad entrambe le soluzioni.

La fase di sperimentazione
Lo sta facendo da tempo: i test, nel riserbo previsto dal protocollo, vanno avanti già da 7-8 mesi. Come spiegano da Frascati – dove ha sede l’Istituto – per i tecnici il collocamento non farebbe grande differenza: “Le prove elaborate per la quinta elementare e la terza media sono abbastanza simili. Ciò che cambia è soprattutto il corredo, gli strumenti di correzione (criteri di voto, classificazione delle domande, ecc.) che dobbiamo fornire nel caso svolga funzione d’esame”. Una variabile molto più significativa, invece, è la filosofia con cui saranno impostate le prove. Da quanto trapela, Invalsi starebbe testando due versioni diverse del questionario: una più centrata sulle indicazioni ministeriali per i programmi, una più flessibile e modellata su quanto viene realisticamente fatto nelle classi.

Gli studenti: «Estrema difficoltà»
Ma nonostante al Sereni sia stata presentata proprio la seconda variante (che in teoria dovrebbe essere più abbordabile), gli studenti che l’hanno affrontata hanno incontrato diversi problemi. “Sia io che la mia classe ci siamo trovati in estrema difficoltà”, spiega una ragazza. “Come test sembrava più adatto per lo scientifico, per noi la matematica e la fisica non sono le materie principali ed era davvero troppo complicato”. Il contenuto dei quiz è ovviamente top-secret, ma nel questionario c’erano principalmente domande a risposta multipla, logaritmi, funzioni. Anche un ragazzo di un’altra classe è della stessa opinione: “Per me il test Invalsi è inutile perché sminuisce lo studente, le crocette non sono adatte per una valutazione completa”. Altra nota dolente è stata l’attinenza con i programmi: i ragazzi sottolineano di non aver studiato, o comunque di aver trattato appena, alcuni argomenti su cui verteva la prova. E questa è anche una delle principali incognite del progetto: Invalsi punta ad una maggiore genericità possibile, per trovare uno standard valido per tutto il Paese. Un’operazione complessa, viste le grandi differenze che intercorrono fra regione e regione e anche fra le singole scuole dello stesso territorio. E che va in direzione opposta alla logica dell’attuale terza prova, che invece è molto specifica, con le domande preparate dalla Commissione per ogni classe d’esame.

Le polemiche del comitato “No Invalsi”
Anche per questo solo la notizia dei pre-test ha scatenato le polemiche del comitato “No Invalsi” e di tutti quelli che le prove non le hanno mai amate. Non sono pochi: basti pensare che nel 2013/2014 oltre 40mila studenti non hanno partecipato ai test, per le proteste organizzate nelle scuole. Ma intanto gli esperimenti vanno avanti, e presto saranno ultimati: “Siamo all’85-90% del nostro percorso, nel 2015 il dossier sarà sul tavolo del ministero”, concludono dall’Istituto. Poi toccherà al governo decidere cosa fare delle nuove prove per il quinto liceo. Maturità e Invalsi potrebbe essere un binomio esplosivo per la scuola italiana.