Classi di concorso per il sostegno:
i docenti diventeranno "esperti di patologie"?

Tina Naccarato, Disabili.com 23.1.2015

Annunciata una radicale riforma del sostegno, con specializzazione monovalente, centrata sulle diverse disabilità, formazione e carriere separate: che ne sarà della contitolarità di cattedra e del progetto di inclusione?

In un recente incontro interno alla Festa tematica del PD sulla scuola, D. Faraone ha annunciato un'imminente riforma del sostegno, che prevedrebbe una specializzazione per le diverse forme di disabilità, con carriere separate rispetto agli altri docenti. 

Il progetto indica sostanziali cambiamenti dell'intero percorso formativo dei docenti, ridisegnando i corsi di laurea per gli insegnanti di sostegno ed introducendo il principio della formazione obbligatoria in servizio. In essa vengono poi ripensate le procedure di certificazione della disabilità, secondo la prospettiva ICF dell'OMS. Viene anche annunciata l'istituzione di una rete di scuole polo per l'inclusione, con 106 Centri Territoriali di Supporto (CTS), con il compito di dare consulenza alle scuole e fornire ausili e software didattici.

 

Se tale proposta dovesse trovare concretezza, l'introduzione della specializzazione di tipo monovalente comporterebbe un cambiamento così radicale da implicare la necessità di ridisegnare totalmente i compiti ed il ruolo del docente di sostegno. Attualmente, infatti, le norme primarie e secondarie, nonché la letteratura specialistica di riferimento, individuano nel docente di sostegno una figura con compiti di tipo psico-pedagogico-didattico. Si tratta cioè di un mediatore significativo nei processi di inclusione, che condivide con gli altri docenti nella contitolarità di cattedra i progetti educativi riguardanti gli allievi. Una specializzazione legata alle singole disabilità, invece, trasforma i docenti di sostegno in esperti di disturbi e di patologie, medicalizzandone il profilo, che da educativo diviene curativo.

Il percorso formativo ad hoc che tale rivoluzione prevedrebbe, non potrebbe più essere centrato sulla pedagogia, sulla didattica e sull'insegnamento delle discipline ma, invece, dovrebbe necessariamente essere di tipo sanitario, separato da quello degli altri docenti. Potrebbe davvero questo garantire inclusione? Non ricorda forse le carriere degli insegnanti delle vecchie scuole speciali che seguivano corsi di tipo monovalente, anteriori a ogni progetto pedagogico di integrazione? Secondo Faraone dobbiamo riformare il sostegno, che tratta le patologie come se fossero tutte uguali ma ciò trasforma i docenti di sostegno in specialisti sanitari. Eppure, non è forse proprio l'ICF a concentrarsi sul funzionamento piuttosto che sulla diagnosi?

Chi sarebbe, dunque, questo nuovo insegnate sanitario, un docente specializzato o un assistente iperqualificato? Sarebbe ancora un docente? Dipenderebbe ancora dal MIUR o da enti locali e cooperative, come accade oggi per gli assistenti all'autonomia e comunicazione? Vi è forse la volontà implicita di riproporre ancora progetti di privatizzazione del sostegno?

Gli interrogativi sono molti e gli scenari anticipati destano timori: ad oggi sappiamo che la riforma della scuola prenderà luce a fine febbraio. Sarà emanato un Decreto e una Legge delega. I contenuti saranno molti e, tra di essi, potrebbe esservi una radicale riforma del sostegno.
 

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