Dopo ‘Charlie’. A scuola di libertà TuttoscuolaNews, n. 667 19.1.2015 Il caso – o forse una scelta mirata degli attentatori – ha voluto che il 7 gennaio fosse anche il giorno, programmato da tempo, del lancio dell’ultimo romanzo di Michel Houellebecq ‘Sottomissione’, nel quale si ipotizza il successo di un candidato musulmano nelle elezioni presidenziali francesi del 2022. Come abbiamo già segnalato nella newsletter della scorsa settimana il nuovo presidente tiene per sé soltanto un ministero, quello della educazione. Perché? Se lo sono chiesto in molti nel dibattito che si è acceso in tutta Europa subito dopo l’emozione suscitata dagli attentati (c’è stato, in parallelo con quello di Charlie Hebdo anche quello al supermercato kosher) e dalla grande manifestazione di Parigi di domenica scorsa. Dibattito che si sta sviluppando sui giornali e tra gli intellettuali (non tanti, per la verità) ma anche nelle scuole, comprese quelle italiane, come risulta da numerose testimonianze. Che conseguenze avrebbe il controllo del ministero dell’educazione nazionale, come si chiama in Francia, in un sistema educativo tradizionalmente accentrato (anche se ora un po’ di meno) come quello francese? Sarebbe messa a rischio la laicità della scuola pubblica, condizionando i programmi in modo tale da escluderne ogni contenuto o riferimento considerato dal presidente-ministro dell’educazione offensivo per la religione musulmana? Ma già ora – se ne è discusso anche nelle scuole italiane multietniche in questi giorni a proposito dell’affissione di alcune vignette di Charlie rappresentati Maometto – è giusto consentire la massima libertà di espressione e di irrisione nei confronti delle diverse religioni e visioni del mondo? O ci si deve attenere (Houellebecq direbbe ‘sottomettere’) a una regola restrittiva, quasi una forma di autocensura, quando si affrontano a scuola tematiche che toccano la dimensione religiosa? E non sarebbe questa una forma di limitazione, quasi di paura della libertà come la si è intesa in Europa dall’Illuminismo in poi? Che fine farebbe l’insegnamento della filosofia? Il dibattito è in corso e anche in Italia, e nelle scuole italiane, giungono gli echi del confronto in corso in Francia tra i sostenitori, come lo scrittore e regista Emmanuel Carrère, della compatibilità tra la religione islamica e la concezione illuministica della libertà individuale, e coloro che, come Houellebecq, ritengono che questa compatibilità (lui dice “ibridazione”) possa darsi al massimo tra l’Islam e “qualcosa che è veramente radicato in Occidente, il Cristianesimo”, insomma tra religioni, non con il “razionalismo illuminista”. |