Il caso del tema “antileghista”
e la libertà di insegnamento

Anna Maria Bellesia, La Tecnica della Scuola 16.1.2015

Ha suscitato un putiferio a livello locale e nazionale il caso del tema “Persuadi un tuo compagno leghista che l´immigrazione non è un problema bensì una risorsa”, assegnato in una terza superiore a Thiene, in provincia di Vicenza.

Il caso è rimbalzato fino in Parlamento con una interrogazione per il ministro Giannini. Ma è specialmente sul Giornale locale che le polemiche si scatenano, e i commenti online sono piuttosto pesanti.

Se la Lega tuona, fra i rappresentanti delle istituzioni e delle altre forze politiche locali c’è imbarazzo. L’assessore all’istruzione del Comune di Thiene, docente in un liceo, premesso che non vuole giudicare una collega e sottolineato il principio della libertà di insegnamento, ammette tuttavia che sarebbe stato meglio evitare il riferimento esplicito alla Lega, che “rende il tema schierato”. Per il segretario provinciale del Partito democratico, il tema dell´immigrazione è attualissimo, ma gli insegnanti devono usare molta prudenza quando trattano certi argomenti.

L’insegnante interessata ha risposto alle polemiche scusandosi “per l´ingenuo e improprio, non certo malizioso, utilizzo del termine leghista”. Il preside dell’Istituto va cauto. Ha ammesso che nel titolo sarebbe stato meglio evitare il termine “leghista”. Però, osserva che il tema era assegnato nell´ambito di un più complesso discorso sull´integrazione e propende per la buona fede.
La prof ha ricevuto la solidarietà da parte dei colleghi, per il “massacro” subito nel web, e dagli studenti, che le riconoscono l´intenzione di andare contro il razzismo e i pregiudizi ed escludono forme di indrottinamento.

Alla base del putiferio mediatico e politico, sembra dunque esserci una leggerezza, una superficialità costata cara. Ma, a livello di opinione pubblica, oggigiorno piuttosto ostile alla “corporazione” degli insegnanti, è passato il messaggio che si può fare “propaganda politica” e restare “impuniti” invocando la libertà di insegnamento.

Ma fino a che punto ci si può appellare alla libertà di insegnamento?

Il principio costituzionale che “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento” garantisce al docente l’autonomia didattica e la libera espressione culturale. Nell’ambito della propria disciplina, il docente può scegliere contenuti, metodi, strumenti.

Ma la finalità è esclusivamente quella indicata agli articoli 1 e 2 del Testo Unico del 1994, ripresi nel Contratto di lavoro all’articolo 26 che descrive la funzione docente. L'esercizio della libertà di insegnamento è diretto “a promuovere, attraverso un confronto aperto di posizioni culturali, la piena formazione della personalità degli alunni”, nel rispetto della loro coscienza morale e civile.
Se la finalità da tenere presente è la “Formazione della personalità degli alunni”, il limite da rispettare è la “Tutela della libertà di coscienza degli alunni”.

Un compito alto e delicato quello della professione docente. Non bisogna mai dimenticare che la libertà di insegnamento è correttamente esercitata solo in funzione dello scopo per il quale è stata garantita.

Sono possibili sanzioni disciplinari per l’incauto titolo del tema assegnato?

Di sicuro la docente dovrà “difendersi” perché tutti hanno chiesto spiegazioni: dall’Ufficio scolastico regionale a quello provinciale. La materia delle sanzioni disciplinari è regolata dalla Circolare ministeriale 88/2010. Le infrazioni di minore gravità (tra il rimprovero verbale e la sospensione dal servizio fino a dieci giorni) rientrano nella competenza del dirigente scolastico.

La Circolare tuttavia sottolinea più volte che “Il dirigente scolastico deve in ogni caso assicurare che l’esercizio del potere disciplinare sia effettivamente rivolto alla repressione di condotte antidoverose dell’insegnante e non a sindacare, neppure indirettamente, l’autonomia della funzione docente”. Per questo il preside dell’istituto di Thiene va cauto, mentre gran parte dell’opinione pubblica e i politici della Lega chiedono a gran voce provvedimenti significativi.

Il caso del tema “antileghista”, probabile conseguenza di una leggerezza, porta però ad aprire una riflessione più generale sulla responsabilità etica nell’esercizio della funzione docente. Ogni attività svolta deve essere coerente e adeguata allo scopo da conseguire, che è la piena formazione della personalità degli alunni. Educare vuol dire “condurre, guidare fuori”, secondo il metodo della maieutica socratica. Quindi, è opportuno presentare agli studenti molteplici punti di vista, esaminare varie posizioni, alimentare lo spirito critico e la capacità di valutare pro e contro. Al contrario, sono da evitare con prudente attenzione gli atteggiamenti assertivi e le tesi precostituite. Lasciamo allo studente il compito di informarsi e di argomentare la sua tesi.