La Buona Scuola di Matteo Renzi:
precari assunti in prova

La riforma dovrebbe partire a febbraio ma le incertezze sono ancora moltissime: a partire dalla stabilizzazione di chi insegna materie ormai desuete, agli scatti per merito dei professori.

 Giornalettismo, 7.1.2015

La Buona Scuola di Matteo Renzi dovrebbe partire a febbraio: dopo mille rimandi la riforma del sistema nazionale dell’Istruzione dovrebbe essere precisata nei prossimi mesi. Terminata la “consultazione nazionale” promossa dal ministero dell’Istruzione, il governo di Matteo Renzi sarebbe pronto ad agire sul comparto della Scuola, in linea con gli impegni presi negli scorsi mesi. Il primo punto cardine della riforma rimane l’assunzione dei precari storici della scuola italiana.

LA BUONA SCUOLA, PRECARI ASSUNTI -  Si parla di 150mila assunzioni, tuttavia, scrive il Corriere della Sera, “molti di loro (uno su cinque), non insegnano più da anni, altri hanno abilitazioni per materie ormai uscite dai programmi”. Il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone ammette che sarebbe il caso di escludere dal piano delle assunzioni gli insegnanti di materie obsolete “quali la dattilografia”. La vera urgenza rimarrebbe quella della formazione dei docenti, ma senza denari si va poco lontano; allora, si profilerebbe “il cosiddetto anno di prova previsto per legge ma finora solo sulla carta”. Un anno che dovrebbe diventare “decisivo per la permanenza dei neoassunti”, anche se sul Corriere già pensano alla “valanga di ricorsi che sommergerebbe il ministero”. Nella riforma è previsto l’arrivo e il potenziamento di “nuove materie” quali “musica, storia dell’arte ed educazione fisica”, ma anche il fantomatico “coding”, ovvero la programmazione informatica fin dai primi cicli di educazione che però ammonterebbe soltanto “ad un’ora di lezione all’anno”.

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LA BUONA SCUOLA, MERITO E RISCHI - La vera incognita della riforma è però quella del “merito”, ovvero la questione della valutazione degli insegnanti sulla base non solo dell’anzianità: dopo il pasticcio degli scatti di servizio reinseriti dopo le proteste dei docenti, la gran parte dell’aumento stipendiale dovrebbe arrivare appunto dalla valutazione meritocratica, anche se ad oggi “non è chiaro chi valuterà cosa” e come. Anche sull’alternanza scuola-lavoro, scrive il Corriere, c’è bisogno di chiarezza: innanzitutto in legge di Stabilità sono saltati “i 10 milioni che dovevano servire a raddoppiare le ore di alternanza”, si spera che dei fondi vengano recuperati a febbraio: “Con una avvertenza”, è bene che il governo “vigili sulle storture”, come “i 2700 studenti del centro sud che venivano sfruttati come manodopera a basso costo da alberghi e ristoranti del nord”. Il riferimento è al caso emerso a novembre: 36 istituti alberghieri del centro-sud avevano inviato qualcosa come 2700 studenti a strutture ricettive del nord che li richiedevano come manodopera nell’ambito di progetti di alternanza, e che finivano per essere invece veri e propri lavoratori a pieno titolo a 60 euro a settimana e senza contributi.