Licenziabilità personale scuola. di Anselmo Penna, Orizzonte scuola 17.1.2015 Sulla licenziabilità del personale della Pubblica Amministrazione, scuola inclusa, si sta svolgendo uno scontro bipartisan legato all'approvazione del Jobs Act. L'ultimo intervento del Senatore Sacconi (Forza Italia) Cos'è successo Nel Jobs Act è prevista l'istituzione delle cosiddette "tutele crescenti", la possibilità di licenziare più facilmente il dipendente, ma con risarcimento (in modo crescente rispetto alla carriera) nel caso il tribunale gli dia ragione. Il Senatore Ichino (Scelta Civica), per primo, ha immediatamente sostenuto l'applicabilità della norma anche al personale del pubblico impiego. Ipotesi smentita sia dal Ministro Madia, che dal Renzi stesso. Quest'ultimo, in realtà, ha anticipato la volontà di affrontare le questioni legate alla PA nel Decreto Madia. L'inghippo si è consumato attorno ad un riferimento esplicito nella norma che rendeva applicabile le tutele crescenti anche al pubblico, poi stralciato. Tutto ciò ha scatenato una serie di polemiche che hanno coninvolto al proprio interno, indifferentemente, Scelta Civica, Partito Democratico, Forza Italia. Così, le Onorevoli Tinagli (Scelta Civica) e l'On Ascani (Partito Democratico) hanno apertamente sostenuto l'applicabilità delle novità del Job Act anche ai 150mila nuovi docenti che saranno assunti a settembre 2015. Nel frattempo, interveniva, da noi intervistato, anche Francesco Scrima (segretario CISL) che ricordava l'esistenza della Legge Brunetta e della possibilità di licenziare gli impiegati. Ulteriori modifiche non sarebbero, dunque, necessarie. Tutto rimandato al Decreto Madia? Niente affatto. La fronda bipartisan che difende l'applicazione delle norme anche al pubblico impiego, si è fatta nuovamente viva, con l'On Sacconi (Forza Italia), il quale ritiene che le nuove regole "debbano ritenersi applicabili anche ai dipendenti del pubblico impiego", eccezione soltanto per magistrati, poliziotti, militari, diplomatici e prefetti. Altra richiesta di Sacconi riguarda l'applicabilità anche a quei contratti a tempo determinato in atto che saranno stabilizzati. Pare, dunque, trovarci davanti ad un nuovo atto della diatriba, mentre il parlamento si appresta ad affrontare anche numerosi rilievi al provvedimento.
|