IL SONDAGGIO INGLESE

Compiti a casa, due genitori su tre
non sono capaci di aiutare i figli

Soprattutto in algebra e geometria, molti sono costretti a sbirciare le risposte su Google. L’allarme dei pedagogisti: «Così tolgono sicurezza e autonomia ai figli»

 Il Corriere della Sera scuola 27.1.2015

Sono tantissimi e scoraggiati: sono i genitori che, nonostante la buona volontà e nonostante abbiano spesso un livello culturale medio-alto, non sono in grado di aiutare i figli nei compiti a casa. Secondo una ricerca condotta nel Regno Unito due genitori su tre aiutano i figli fra i 5 e i 15 anni nei compiti e uno su sei esegue i compiti al posto del figlio. E secondo un sondaggio condotto dal gruppo assicurativo britannico Aviva circa due terzi delle mamme e dei papà hanno serie difficoltà a seguire i figli. La materie più critiche sono algebra e geometria e una buona parte dei duemila intervistati confessa che, quando la prole non vede, sbircia Google per rispondere ai quesiti scolastici dei figli.

Che problema i problemi
In cima al podio delle materie che mandano più in crisi i genitori ci sono ben 4 argomenti matematici: algebra, frazioni, trigonometria e teorema di Pitagora. Sono in assoluto i compiti peggiori per madri e padri che con fatica provano a rispolverare regole e teoremi, senza avere più dimestichezza con i numeri né l’allenamento necessario. Altri argomenti detestati dai genitori sono la Storia Romana e la Guerra Civile Americana, ma si riscontrano parecchie crisi anche quando si tratta di studiare gli atomi, i protoni e i neutroni. Heather Smith, direttore marketing del gruppo Aviva, non si dice sorpresa del fatto che la matematica sia lo scoglio più duro e, parlando anche da madre, sottolinea come i concetti algebrici necessitino, più delle materie umanistiche, di un cervello allenato.

Psicologia di un genitore
Al fatto che le mamme e i papà non siano all’altezza (e si riducano talvolta ad atteggiamenti da scolaretti monelli, sbirciando di nascosto risposte o andando al volo in Rete alla ricerca della soluzione) si aggiunge la pressione psicologica e le dinamiche poco sane che questo ruolo di sostegno ai figli, sconsigliato dai pedagogisti, comporta per gli adulti: metà degli intervistati ammette che un eccesso di coinvolgimento nei compiti si traduce spesso in competizione con gli altri genitori, giacché a quel punto diventano i compiti dei grandi e non più dei ragazzi. Un terzo inoltre si sente giudicato dagli insegnanti e vive (chiaramente) in modo stressante questo occhio critico. Ma soprattutto pare che questo sforzo stressante e frustrante non porti a nulla, anzi.

Troppo coinvolgimento non aiuta
Uno studio recente firmato dalla University of Texas e dalla Duke University denunciava una relazione inversamente proporzionale tra coinvolgimento genitoriale e performance accademica e un libro dal titolo «The broken compass - Parental involvement with children’s education» (La bussola rotta - coinvolgimento parentale nell’educazione dei bambini) puntava il dito sull’esercito di padri e madri che tornano in qualche modo sui banchi di scuola con enormi difficoltà e un atteggiamento controproducente nell’autonomia dei figli. Nonostante le difficoltà e i bei discorsi i genitori che aiutano (o talvolta si sostituiscono a) i figli sono numerosissimi, o per atteggiamento performante o protettivo.