AL DICASTERO DI VIA TRASTEVERE DAL LUGLIO 1989 AL LUGLIO 1990
Addio al maestro unico, Un anno da ministro: riforma delle elementari, maxiconcorso, nuovi programmi alle superiori. Ai giovani: «La scuola invita a impiegare bene le proprie energie» di Antonella De Gregorio, Il Corriere della Sera scuola 30.1.2015 Figlio di un potente notabile del partito di maggior consenso in Italia, cresciuto a pane e politica, il candidato proposto dal Pd per la corsa al Colle è stato anche ministro dell’Istruzione. Per un periodo breve (dal luglio 1989 al luglio ‘90), ma denso di ipotesi di riforma. Sergio Mattarella entrò a Viale Trastevere con il VI Governo Andreotti, raccogliendo l’eredità di Giovanni Galloni, alla guida del dicastero nei due anni precedenti. Si trovò, nel gennaio 1990, a gestire la prima Conferenza nazionale sulla Scuola (voluta dal Parlamento e preparata lungamente) in cui si discuteva di rinnovamento e riforme e si affrontava - introdotto da Sabino Cassese - il tema dell’autonomia delle istituzioni scolastiche; si esploravano le idee del patto sociale, della gestione strategica, della partecipazione educativa.
La scuola a «moduli»
Nell’anno in cui guidò il ministero, vide la luce la più importante riforma della scuola elementare (L. 148/1990), col superamento della figura del docente unico. Un’autentica rivoluzione: pedagogica, metodologica e didattica, che archiviava l’era della maestra-mamma che accudisce e insegna tutto, dalle tabelline alla ginnastica, e introduceva i «moduli» (tre insegnanti che ruotano su due classi), aprendo a una suddivisione degli ambiti disciplinari fra i docenti e insieme a pratiche di condivisione e collegialità nell’insegnamento e nella gestione della classe.
Quarantotto anni al momento della nomina, docente di diritto parlamentare all’Università di Palermo, Mattarella si occupò anche del riordino dei programmi del biennio delle superiori: che peso dare agli autori nello studio della letteratura italiana, per esempio. O come cadenzare lo studio della storia antica e di quella contemporanea. Lui ministro, venne approvata anche la legge 162 (poi dpr 309/90, la legge antidroga), che affida alla scuola il compito di coordinare le attività di educazione alla salute nelle scuole di ogni ordine e grado. Alle nuove emergenze della droga e dell’Aids, ma anche della dispersione scolastica, dell’immigrazione, dell’inquinamento, si cercò di rispondere con la prevenzione, tradotta in pedagogia scolastica, in obiettivi educativi.
Nel breve arco di tempo che trascorse a viale Trastevere, legò il suo nome al maxiconcorso a cattedre per la scuola secondaria (marzo ‘90) e prese parte anche alle discussioni della legge che (nel 2007) innalzò l’obbligo scolastico a sedici anni. «Uomo delle istituzioni, della legalità, conterraneo dalla schiena dritta. Mattarella è l’uomo giusto per essere presidente della Repubblica», ha scritto sul suo profilo Twitter il sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, giovedì, appena aperta la corsa al Colle. Uomo dai principi e dai valori inattaccabili, in un’intervista che si può vedere su Youtube - una delle poche che circolano in rete - Sergio Mattarella parla ai giovani cattolici del valore della cultura («antidoto al conformismo e a modelli di vita trasmessi per motivi commerciali») e difende gli studi: «che sviluppano capacità critica e di giudizio, difendono la libertà di ciascuno e quella comune». La scuola, conclude, «chiama i giovani a impegnare bene le proprie energie. A spendere bene i propri talenti».
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