5 consigli a Sergio Mattarella,
il nuovo presidente della Repubblica
Sperimentare un nuovo lessico, visitare le scuole italiane, circondarsi di giovani preparati, puntare su digital e social network, aprire i cancelli delle istituzioni: questi i nostri consigli al prossimo inquilino del Quirinale
di Dario Falcini,
Wired.it 31.1.2015
Alla fine ha vinto lui: Sergio Mattarella è il nuovo presidente della Repubblica italiana. Il suo nome era circolato nei giorni precedenti il voto, Matteo Renzi lo aveva incoronato senza attendere la prima chiama dei grandi elettori. Nulla a che vedere con l’aprile del 2013: la #maratonaquirinale questa volta ha deluso le attese di appassionati di intrighi e retroscenisti.
Ora, però, la faccenda si complica. I nove anni di Giorgio Napolitano, sin dalla durata, rappresentano un unicuum nella storia repubblicana e l’eredità grava su chi è chiamato a succedere.
Tanto vale cambiare radicalmente, sin da subito. Profilo politico e anagrafico di Sergio Mattarella non offrono garanzie di una rivoluzione, ma sperare è lecito.
Ecco le cinque mosse con cui, secondo noi e un comitato di saggi formato da Ernesto Belisario, avvocato e esperto di pubblica amministrazione digitale, Juan Carlos De Martin, docente di Informatica al Politecnico di Torino e Guido Scorza, avvocato e esperto di diritto delle nuove tecnologie, il nuovo Presidente della Repubblica dovrebbe presentarsi agli italiani.
Parole nuove
Davanti alle Camere riunite per il giuramento il presidente ci stupisca. Sarebbe bello sentire un lessico nuovo nell’aula di Montecitorio: un discorso a rete unificata che, tra un monito ai partiti e un’indicazione sulle riforme costituzionali, trovi il modo di dire che i giovani meritano qualcosa di più. Esageriamo: si spendano un accenno al digital divide e alla lotta all’analfabetismo digitale e una prece per un Open parlamento. Il web è uno strumento in grado di abbattere le diseguaglianze e dare sostanza a libertà e diritti mai abbastanza garantiti.
Gita scolastica
Basta tagli di nastri, il nuovo presidente della Repubblica programmi la prima visita in una scuola. Una qualsiasi, tanto ogni istituto avrebbe bisogno di un po’ di attenzione. Non sia una concessione retorica della palestra del futuro o peggio un’esibizione in stile Balilla, ma un riconoscimento al ruolo del nostro sistema dell’istruzione. L’Italia che ha smesso di crescere quando docenti e alunni sono stati messi dietro la lavagna e l’educazione civica è sparita dai programmi di insegnamento.
Cambio di modulo
Fondamentali per misurare carattere e volontà di un nuovo Presidente sono le nomine: è bene che sia subito affiancato da un team di funzionari e consiglieri all’altezza. Dal segretario generale in giù servirebbero uomini e donne in grado di dare una nuova immagine al Colle. Non c’è, per il momento, un modo migliore e più credibile di una selezione in base al merito che dia una chance anche a trentenni e quarantenni che finora sono rimasti fuori dal giro della politica che conta.
Digital Quirinale
Oggi il sito www.quirinale.it è un elenco di comunicati stampa. Così non è per tutte le istituzioni, basta dare un occhiata al sito della Casa reale britannica. Abbiamo un papa che concede le indulgenze via Twitter e dialoga con i fedeli sparsi per il globo attraverso Facebook. Il nuovo capo dello Stato apra il portale della Presidenza della Repubblica e i social network alla edemocracy, dai referendum online al dialogo con i cittadini, e renda pubbliche quante più informazioni possibili tra quelle che, spesso per incuria, prendono polvere negli archivi delle nostre istituzioni.
Porte spalancate
Pochi di noi hanno avuto modo di mettere piede al Quirinale, luogo poco accessibile. Si organizzino momenti pubblici, dibattiti e mostre per dare l’occasione a ragazzi e famiglie di vedere con i propri occhi la Casa degli italiani. Si riconosca a tutti il diritto di godere di un patrimonio collettivo. Consentire l’ingresso della società civile all’interno dei cancelli, inoltre, significa contaminare le istituzioni e difficilmente può avere un impatto negativo.