L'intervento

Le pagelle dei prof al via

Pasquale Almirante, La Sicilia 8.2.2015

Nella provincia autonoma di Trento a breve partirà una sperimentazione con l'obiettivo di valutare il lavoro dei docenti, ma dal punto di vista degli alunni: il tuo prof spiega in modo chiaro? Crea un clima sereno? È disponibile? Struttura bene i compiti in classe? Li valuta bene? Assegna troppi/pochi compiti? Da quelle parti, anticipando quanto la "Buona scuola" del governo Renzi si è prefissa, cioè di introdurre il merito al posto degli scatti settennali per aumentare il salario, si va diritto al nodo e si stanno coinvolgendo proprio coloro che, se si guarda bene, sono giudicati ogni giorno, ma che improvvisamente diventano giudici dei loro giudici.

Il progetto coinvolge oltre mille ragazzi e una sessantina di prof che hanno accettato di buon grado, considerando pure che il giudizio è sotto forma di questionario anonimo. Il modello prevede la somministrazione di due tipi di questionario, uno per i docenti di materie teoriche e uno per quelli di laboratori e pratiche, mentre le domande sono relative alle capacità di esposizione dei docenti, al carico di lavoro assegnato, alla capacità di coinvolgimento, alla disponibilità a recuperare le carenze degli alunni, ai criteri di valutazione. Le risposte con i relativi risultati non verranno diffusi, a meno che non sia lo stesso prof a deciderlo, dopo averne esaminato i contenuti. La sperimentazione fra l'altro è propedeutica alla decisione della Provincia autonoma per decidere se estenderla di fatto a tutte le scuole del territorio. Favorevoli i sindacati perché viene sottolineato il principio che l'operazione è fatta «non per dividere ma per unire», benchè il rischio che le domande diventino uno "sfogatorio" per alunni neghittosi è sempre presente e nonostante ci si affanni a dire che la novità trentina sia un modo per valutare l'unico dato davvero importante e cioè la qualità della didattica. Il dato però sicuro sembra un altro e cioè che da tempo è partita una sorta di offensiva nei confronti dei professori dai quali si pretende l'impossibile a parità di stipendio, di ore di lavoro e di efficienza strutturale. Che potrebbe avere un fondo di verità, se non fosse che lo Stato ha favorito l'ingresso, in uno dei mestieri più delicati del mondo, di chiunque ne facesse richiesta, senza porsi domande né implementare questionari o concorsi. Se poi didattica, pedagogia, psicologia, scienze sociali fossero nel loro bagaglio non ha mai interessato.