Roadmap al 2020/1:
il Governo anticipa alla UE
le linee guida della riforma della scuola

 TuttoscuolaNews, n. 673  23.2.2015

Quali novità conterrà il provvedimento sulla “Buona scuola” che il Consiglio dei ministri varerà il prossimo 27 febbraio? Alla convention del PD di ieri (ne parliamo nelle news a seguire) è trapelato ben poco, ma molte cose interessanti si possono ricavare dalla lettura del documento (in inglese) ‘Riforme strutturali in Italia da settembre 2014’, illustrato dal premier, Matteo Renzi, al Consiglio dei Ministri nella riunione del 20 febbraio e poi inviato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze alla Commissione Ue. Novità non di poco conto che Tuttoscuola è in grado di sintetizzare.

Vision on education has changed”, la visione sull’istruzione è cambiata, annuncia il Governo all’inizio del capitolo sul tema. E in effetti sembra che si cambi sul serio. Formazione in servizio obbligatoria e valutata per tutti i docenti, legata anche allo sviluppo della carriera (“Improvement of teachers’ skills also with permanent formation linked to career enhancement: teachers' careers will be based on merit instead of age”); per l’assunzione dei docenti si terrà conto di tre criteri: formazione, valutazione e carriera, seguendo tre livelli di priorità: nazionale, individuale (basato sulla formazione) e a livello di singola scuola (per la valutazione del sistema nazionale). In particolare la valutazione delle competenze didattiche dei docenti avverrà con vari strumenti, inclusi una “formation card” (un registro dei crediti formativi e professionali?) e questionari sull’aspetto reputazionale compilati dagli studenti e dai genitori; estensione della metodologia CLIL, in inglese, alla quarta e quinta classe di scuola primaria; inserimento di economia e diritto nelle scuole secondarie superiori (citizenship skills’ in secondary schools, related to economic and judicial matters); predisposizione di un indicatore, costruito in collaborazione tra le banche dati del Miur e dell’Inps, che consenta alle scuole di valutare l’efficacia dell’insegnamento impartito in rapporto ai successivi percorsi di studio e di lavoro degli studenti; una maggiore trasparenza nella gestione della scuola con pubblica rendicontazione; incentivi fiscali e procedure amministrative accelerate per favorire gli investimenti privati nelle scuole e nella didattica; introduzione, già dal 2015, di una piattaforma elettronica nella quale tutte le scuole statali e paritarie dovranno inserire informazioni per il sistema nazionale di valutazione; incremento del numero di ispettori ministeriali (del resto meno di quelli attuali voleva dire azzerarli: l’incremento avrà senso se il numero effettivo attuale sarà almeno quadruplicato).