GLI ESODATI DELLA SCUOLA

Quota 96, mille vanno in pensione
ma per altri tremila è doccia fredda

Il ministro Madia: «Non è stato possibile un intervento unico». Per i mille «fortunati» domanda di cessazione dal servizio da presentare entro il 2 marzo

 Il Corriere della Sera scuola 11.2.2015

Mille ce l’hanno fatta ma per altri tremila insegnanti della Quota 96, i cosiddetti «esodati» della scuola, è l’ennesima doccia fredda. «Sulla questione “Quota 96” per diverse ragioni non si sono verificate le condizioni per un intervento unico», ha detto ieri Marianna Madia al question time. «Sono - ha aggiunto - circa 4mila docenti, dati Inps confermati dal Miur, a cui possiamo sottrarre circa mille insegnanti che verranno tutelati dalla sesta salvaguardia», ovvero dall’ennesimo intervento legislativo (il sesto appunto) fatto per consente ai lavoratori rimasti bloccati dalla riforma Fornero di andare in pensione prima dei nuovi tempi previsti dalla legge del 2011. Quindi, ha spiegato il ministro parlando alla Camera, a circa mille insegnanti «dall’Inps arriverà nei prossimi giorni la comunicazione del diritto a pensione» e chi è interessato dovrà «presentare domanda di cessazione» dal servizio «entro il 2 marzo». La stessa salvaguardia ha infatti già ottenuto il via libera del Parlamento. Rimarrebbero «circa tremila insegnanti, che a seguito della riforma Fornero e per effetto dei tempi di pensionamento dettati dall’articolazione dell’anno scolastico hanno subito un aumento della loro permanenza al lavoro».

Chi sono
Con il termine «Quota 96» si indicano appunto 4.000 docenti che avevano maturato tutti i requisiti per andare in pensione prima che la riforma Fornero entrasse in vigore (1° gennaio 2012) . Requisiti che, stando alla legge 247/2007, si ottenevano sommando l’età anagrafica e l’anzianità contributiva: 60 anni di età e 36 di servizio o con 61 di età e 35 di servizio . I «Quota 96» rimasero intrappolati dalla legge del governo Monti perché quest’ultima indicava come limite tra i vecchi e i nuovi criteri pensionistici il 31 dicembre 2011 (fine dell’anno solare) e non il 31 agosto 2012 (fine dell’anno scolastico). Così quei docenti che avrebbero maturato i requisiti a fine anno, e che avevano già presentato domanda, sono rimasti bloccati in servizio.

Le priorità del governo
Ora, ha sottolineato Madia, «la politica del Governo è prima di tutto incentrata sull’obiettivo di concentrare le risorse per favorire il lavoro di chi un lavoro non ce l’ha, in particolare dei giovani e di chi rischia di essere escluso dal mercato del lavoro». Per il ministro «importanti sono, ad esempio, gli sgravi contributivi per le nuove assunzioni approvati con la Legge di Stabilità e che già stanno dando risultati incoraggianti. In questo quadro di priorità ci impegniamo - aggiunge - con un imminente provvedimento legislativo del Governo a fare uscire dalla precarietà tanti insegnanti con contratti a termine», un riferimento alla prossima stabilizzazione di circa 150 mila docenti precari per la quale è già stato stanziato un miliardo nella legge di Stabilità. Dura la reazione di Sel. «Il governo Renzi non ha alcuna intenzione di risolvere la questione Quota 96 - ha detto il vice presidente dei deputati di Sel Annalisa Pannarale - . Dopo la sorda e vacua risposta della ministra Madia al question time di oggi, questa è una rabbiosa certezza. Dopo una serie infinita di atti parlamentari, interrogazioni, risoluzioni, emendamenti, ordini del giorno, il governo ci dice che i diritti maturati da tempo da questi lavoratori e lavoratrici, e violati per un errore clamoroso del legislatore nella riforma Fornero, non sono una priorità».