Scuola 2.0: sostegno dei genitori determinante TuttoscuolaNews, n. 671 16.2.2015 Dopo la trasmissione di Rai 3 Presa Diretta dedicata alla scuola l'immagine che viene restituita dai media della scuola italiana è davvero sconfortante. Che lo Stato sia stato fortemente carente nei confronti della scuola nessuno vuole negarlo, tuttavia è parimenti impossibile negare che da questo ritratto emergono con prepotenza solo i punti di debolezza, mentre “resta ingiustamente al buio - osserva la profssa Dianora Bardi, docente dell’istituto “Lussana” di Bergamo e vice presidente di Impara Digitale - un mondo positivo, in fermento, che sta gradualmente cambiando il volto alla scuola italiana. Sono molte, anche se ancora insufficienti, le realtà che in silenzio e con grande dignità - la dignità di dirigenti, docenti, famiglie e studenti - senza eccessivi clamori, lavorano sull'innovazione digitale, che è in primo luogo didattica”. I commenti che, durante la trasmissione, sono comparsi in rete nei vari social si sono rivelati pe r la maggior parte critici nei confronti dei pochi esempi di eccellenza che sono stati mostrati. E la critica si è concentrata sul mezzo grazie al quale è divenuta tale: i contributi volontari delle famiglie. Si è gridato allo scandalo quando tutti sanno che non esiste scuola in Italia che non ne chieda. “Naturalmente - precisa la prof.ssa Alessandra Rucci, dirigente scolastica dell’istituto “Savoia-Benincasa” di Ancona - non posso che essere favorevole alla destinazione del contributo volontario delle famiglie a investimenti per infrastrutture tecnologiche. Nel mio Istituto in tre anni abbiamo costruito e stiamo perfezionando la Scuola 2.0 senza mai aver beneficiato di contributi ministeriali o regionali, ma soltanto attraverso una condivisione di obiettivi con le famiglie. Da demonizzare? No. Merita rispetto chi ha investito i contributi per offrire ai docenti formazione altamente qualificata e dotare gli istituti di infrastrutture tecnologiche”. Non la scuola dei ricchi, ma un impegno di responsabilità della comunità scolastica da prendere ad esempio perché sono scuole che hanno garantito l’accesso sempre a tutti e consentito, anche a chi i contributi volontari non ha potuto pagarli perché in difficoltà, di usufruire di strutture all’avanguardia e d i opportunità formative di alto livello. “Sono scuole - ribadisce la prof.ssa Cristina Bonaglia, dirigente scolastica dell’istituto “Fermi” di Mantova - in cui la comunità è intervenuta laddove lo Stato non è riuscito ad arrivare. Sono molte, moltissime che non hanno avuto un euro dal Piano Nazionale Scuola Digitale e tuttavia sono vere scuole 2.0 già da molti anni”.
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