L'intervento

Chi dà i voti ai prof?

Pasquale Almirante, La Sicilia 15.2.2015

Secondo un sondaggio della Tecnica della scuola, la maggioranza dei docenti italiani non disdegna di essere valutato. Le loro perplessità riguardano tuttavia le modalità e i soggetti incaricati. A quanto è dato capire, anche sulla base di altri sondaggi a scuola, capita talvolta che a fronte di insegnanti fortemente impegnati e ligi al loro dovere, ci sia un drappello attento solo allo stipendio. Ma ci sarebbero anche altre azioni che fanno la differenza fra i docenti: l'autoaggiornamento, l'implementazione della didattica, l'uso dei nuovi strumenti tecnologici, il rapporto con la classe, la gestione dei conflitti, le valutazioni, le eventuali pubblicazioni. E non solo.

Alcune discipline impongono più lavoro e quindi più tempo da dedicare alla scuola, come quelle scritte che pretendono incombenze come la correzione, la formulazione e il giudizio dei compiti scritti, con la semplice equazione, rapportata a tre sole classi di un liceo, dove 29 ragazzi, per quattro volte a quadrimestre, devono essere valutati nello scritto e nell'orale. Differenza di lavoro meriterebbe differenza di stipendio e, se la funzione docente è uguale per tutti, il tempo libero però è diseguale. Da qui anche i sondaggi che periodicamente vengono effettuati per capire la tendenza: sulla base di quest'ultimo si evince che quasi il 60%, su 1.500 partecipanti, è d'accordo alla valutazione per differenziare gli stipendi, ma da parte di chi? Nel dettaglio una maggioranza, pari al 20,3%, è favorevole ad essere valutata da un pool di figure scolastiche, come gli ispettori, un organo esterno, gli studenti e persino il dirigente; un 10% solo dagli ispettori scolastici o da un organismo esterno, mentre un 8% non disdegna il giudizio degli studenti, nella convinzione che i ragazzi sono ritenuti i giudici più schietti e più leali, fermo restando i loro blitz mercenari se il voto non corrisponde all'idea che si sono fatti dell'interrogazione o del compito. E c'è pure una percentuale, piccola, appena il 5%, che ha persino fiducia nel giudizio del proprio dirigente, benché la maggioranza tema che se effettivamente venisse da loro il giudizio, la scuola rischierebbe di diventare una sorta di tempio laico con genuflessioni, ruffianerie e altre amenità. Quasi irrilevante, infine, meno del 4%, la percentuale di coloro che pensano essere un comitato interno alla scuola in grado di valutare oggettivamente il lavoro dei propri colleghi.