Un solo asilo, ma per tutti, da 0 a 6 anni

Pasquale Almirante, La Tecnica della Scuola 2.2.2015

Nella "Buona scuola" entra la riforma delle scuole dell'infanzia. Il Pd, prima firmataria Francesca Puglisi, propone la legge "Disposizioni in materia di sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita fino ai sei anni (e del diritto delle bambine e dei bambini alle pari opportunità di apprendimento)"

Nelle intenzioni della senatrice democratica c’è l’obiettivo di azzerare la separazione tra asili nido (0-3 anni) e scuole dell'infanzia (3-6 anni), portando tutto a "zero-sei", un’unificazione insomma dell'educazione della prima infanzia e il nido non sarà più un servizio a domanda individuale, ma generale, sotto la responsabilità unica del ministero dell'Istruzione.

Lo scrive oggi la Repubblica che spiega come gli attuali due segmenti siano “attraversati da tensioni e spinte regressive" e rispondono alla domanda sociale con servizi per l'infanzia "senza condizioni minime di qualità" e continue fughe in avanti verso la scuola dell'obbligo.

Se oggi i nido ancora oggi gravano quasi interamente sui bilanci dei comuni, tanto che alcune amministrazioni locali hanno dovuto abbassare la qualità dei servizi, nella scuola dell'infanzia invece i pre-adolescenti sono distribuiti tra scuole statali, comunali e dei privati, mentre l'Europa chiede il 90 per cento di mano pubblica sui 3-6 anni.

La legge delega, presentata da Puglisi, punta invece al 75 per cento e con particolare riferimento alla formazione degli educatori che, spiega sempre Repubblica, dovranno essere formati all'interno di percorsi universitari e dovranno essere continuamente formati. Bambine e bambini dovranno poter coprire la distanza tra casa e scuola "in tempi ragionevoli", a piedi, con i mezzi pubblici, con un trasporto appositamente predisposto. Le aziende pubbliche e private, quale forma di welfare aziendale, potranno erogare alle famiglie che hanno figli in età compresa fra i tre mesi e i tre anni un buono denominato, un "Ticket nido" fino a 150 euro spendibile nel sistema dei nidi accreditati o a gestione diretta comunale.

La nuova legge prevede, così come illustra Repubblica, un sostegno finanziario non solo per l'istituzione di nuovi servizi e scuole, ma anche per la loro successiva gestione e ridisegna meccanismi di finanziamento pubblico: il 50 per cento dei costi di gestione delle scuole dell'infanzia sarà a carico dello Stato, il restante resta alle Regioni e agli enti locali. Ci saranno 700 milioni per l'anno 2015, 900 milioni per il 2016, 1,2 miliardi per il 2017, 1,4 miliardi per il 2018, 1,5 miliardi a decorrere dall'anno 2019. Ragioneria dello Stato permettendo.