GRUPPO DI FIRENZE

per la scuola del merito e della responsabilità

Se le classi diventano un ring la scuola va K.O.

A.R. dal Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità, 5.4.2015

Un articolo su La Repubblica del 2 aprile scorso a firma Corrado Zunino (Studenti contro prof così le nostre classi diventano un ring), riferisce l’ennesimo triste repertorio di insegnanti impotenti, umiliati e non di rado spediti al pronto soccorso; di genitori prepotenti schierati a difesa dell’educazione all’incivile convivenza impartita ai propri figli; di studenti di conseguenza irresponsabili e arroganti; di risposte quasi sempre del tutto inadeguate da parte dell’istituzione scolastica.

Al di sotto della sufficienza anche la presa di posizione del Ministro Giannini, all’interno di un’intervista del giorno seguente, pur ammettendo il Ministro che “il bullismo a scuola è un fenomeno allarmante” e che “si è rotto il patto educativo tra famiglia, insegnanti e studenti”. Ma la responsabilità di cambiare rotta sembra rimandarla per intero alle famiglie e mentre chiede maggior rispetto per gli insegnanti e il loro ruolo, si guarda bene dal fare un minimo di autocritica per le disastrose scelte educative che, con qualche rara eccezione, i ministri dell’Istruzione hanno promosso o avallato negli ultimi decenni. E non sembra rendersi conto che sarebbe una sua precisa responsabilità  prendere urgenti provvedimenti per combattere un così “allarmante fenomeno”. Certo non possono esserle utili le riflessioni della preside-scrittrice Mariapia Veladiano, che in sintesi suggerisce agli insegnanti “di imparare a gestire e disinnescare la crescente aggressività altrui e propria”, ma neppure accenna a regole e sanzioni. Gioverebbe invece al Ministro un’attenta lettura del libro di Luciano Violante che abbiamo commentato nel post del 5 gennaio scorso. Scrive fra l’altro Violante: “La continua rivendicazione di diritti senza alcun riferimento ai doveri, [...] aumenta l’egoismo sociale e allenta i legami di appartenenza alla comunità civile. I diritti senza doveri trasformano i desideri in pretese”. (AR)