Manager, sindaci o allenatori:
chi sono i nuovi presidi?
di Emiliano Sbaraglia, Corriere Scuola di vita 7.4.2014
Spentasi l’eco mediatica intorno alla riforma della scuola restano in sospeso alcuni punti in sospeso.
Una tra novità più rilevanti del prossimo anno scolastico riguarderà ancora la funzione del preside, dopo che già negli ultimi anni, con l’avvento dell’autonomia scolastica, il suo ruolo si è trasformato progressivamente in quello di dirigente, assumendo un profilo più di carattere aziendale che da funzionario di una pubblica istituzione.
Ora, rispetto a quanto contenuto nel ddl votato nelle scorse settimane, tale profilo verrà ulteriormente rafforzato, creando la figura di un vero e proprio manager dai poteri decisionali non irrilevanti, tra cui quello di poter scegliere attraverso chiamata diretta il corpo docente che riterrà più preparato e adatto alla sua scuola.
Resta da capire se in effetti coloro che verranno chiamati ad assumersi queste e altre responsabilità siano in grado di saperle gestire e portare avanti.
Ciò non vuol dire che i nostri presidi siano inadeguati o non all’altezza, tutt’altro: molti di loro, proprio in virtù delle diverse competenze richieste negli ultimi tre lustri, hanno dimostrato di saper operare in situazioni non semplici, in molte circostanze nel nome di quell’austerity insinuatasi come una inevitabile disgrazia tra le aule delle scuole italiane, dove l’organizzazione degli istituti scolastici si è spesso trasformata in una spericolata alchimia di concessioni e divieti, potenziali miglioramenti e ritocchi verso il basso, il tutto condito da un intervento economico via via sempre più cospicuo da parte delle famiglie degli studenti.
C’è poi un altro aspetto di questi anni che la “Buona Scuola” dovrebbe lasciare dietro le spalle ma che al contrario sembra in un certo senso alimentare, e riguarda la concentrazione di un numero sempre maggiore di istituti, concepiti come plessi nella maggior parte dei casi composti da più di due scuole, con denominazioni sempre più anonime (Istituto comprensivo 1-2-3…), e segreterie in cerca di coordinamenti più efficienti.
E se già questa concentrazione ha evidenziato difficoltà almeno di carattere logistico, con presidi costretti a correre da un ufficio all’altro nel corso della mattinata, ci si chiede se un ulteriore supplemento di incarichi e decisioni da prendere (seppur in maniera più rapida perché autonoma) non rischi di rivelarsi per i nuovi dirigenti scolastici un complesso groviglio amministrativo e burocratico che fatalmente li allontanerà dalle questioni di pura natura didattica, ancora fondamentali per un proficuo svolgimento dell’attività quotidiana, e delle quali la figura del preside deve continuare ad occuparsi, rimanendo uno dei riferimenti imprescindibili di confronto.
I “presidi-manager”, o “presidi-sindaci”, o ancora “presidi-allenatori”, per utilizzare definizioni d’impatto tanto ripetute, saranno pronti ad affrontare tutto questo?
Staremo a vedere.