#riformabuonascuola, raccogliamo
la sfida di Renzi: approvarla a fine maggio

Alessandro Giuliani, La Tecnica della Scuola 6.4.2015

Lo sostiene Andrea Marcucci, senatore Pd e presidente della commissione Istruzione di Palazzo Madama: martedì 7 aprile riprenderemo ad esaminare le 70 proposte di associazioni, sindacati e rappresentanti degli studenti, con le commissioni Cultura di Camera e Senato congiunte per velocizzare l’iter; una prassi straordinaria, che non mortificherà l'approfondita lettura del ddl. In ogni caso il compito rimane arduo. Confermato il "treno" di proteste.

Con la fine della vacanze pasquali si torna a parlare di disegno di legge sulla "Buona Scuola", con la maggioranza parlamentare che insiste nel voler approvare l'articolato provvedimento in poco più di 50 giorni: il grosso delle audizioni delle oltre 70 che devono ancora compiersi si svolgeranno, a ritmi serrati, a partire da martedì 7 aprile alla Camera dinanzi alla Commissione Cultura, in seduta congiunta con la commissione corrispondente di Palazzo Madama: sempre nella Sala del Mappamondo di Montecitorio, dalle 9.30 saranno ascoltate dai parlamentari alcune associazioni dei docenti; poi, alle 14.00, toccherà alle organizzazioni sindacali; dalle ore 18.15 sarà la volta dell’Opera Montessori, delle fondazioni e degli enti di categoria.
Si proseguirà mercoledì 8: la mattina, con le audizione già prefissate per altre fondazioni e enti di categoria; dalle 13.30 sarà la volta del Comitato istituzionale paritetico per la minoranza slovena, del presidente della Commissione scolastica regionale per l’istruzione in lingua slovena e delle associazioni dei dirigenti scolastici; alle ore 20.00, sempre sulla riforma, toccherà alle associazioni di scuole paritarie.

M CLIL 1

Giovedì 9 aprile sarà l’ultimo giorno di questa prima fase di verifica e confronto, con le associazioni di categoria ricevute a partire dalle 8.30; nel pomeriggio, dalle 16.30, chiuderanno la tornata di audizioni le scuole autonome e Ape.
Terminate le audizioni, per il ministro Giannini, si arriverà alla sede referente verso l'inizio della prossima settimana, a partire dal 13 aprile, preceduta dal nomina del relatore del provvedimento (favorata sempre Maria Coscia, Pd).
Con il ritorno sui banchi, intanto, sono previste anche le proteste sindacali contro il ddl: da giovedì 9 fino al 18 aprile Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Gilda e Snals hanno indetto lo sciopero delle attività non obbligatorie per docenti, personale educativo e Ata. Il 24 aprile è previsto lo sciopero per l'intera giornata, indetto da Anief, Usb e Unicobas, che si fermeranno per l'intera giornata con manifestazione a Roma. Anche l'Ugl ha fatto sapere che dalla seconda decade del mese convocherà assemblee e organizzerà sit-in in tutta Italia per chiedere al governo un'inversione di rotta su una riforma giudicata "miope e dannosa".
Ma per Andrea Marcucci, senatore del Pd e presidente della commissione Istruzione del Senato, si tratta di proteste immotivate: in questi giorni "ascolteremo tutto il mondo della scuola, per questo gli scioperi sono fuori luogo". Marcucci ha ricordato che le audizioni congiunte delle commissioni Istruzione di Camera e Senato sono “una prassi straordinaria in virtù dell'importanza del provvedimento”, che prevede l’analisi, in totale, di oltre 70 “proposte tra associazioni, sindacati e rappresentanti degli studenti".
"E' una consultazione che non ha precedenti. L'iter del ddl sulla Buona Scuola sarà veloce - sottolinea il presidente dalla commissione Istruzione del Senato - per garantire le assunzioni dei docenti ma non mortificherà l'esigenza di un'approfondita lettura da parte dei gruppi parlamentari. Va accolta la sfida del governo Renzi, l'obiettivo – ha concluso Marcucci - è di arrivare all'approvazione a fine maggio". Quindi concludere le operazioni in poco più di 50 giorni: più di qualcuno la reputa una missione impossibile. Già dall’andamento dei primi giorni potremo comunque saperne qualcosa di più.

 

 

 

Il Governo Renzi vuole introdurre la scuola-azienda, con i dirigenti a spadroneggiare: è questa la sintesi prodotta da Vito Meloni, responsabile nazionale scuola PRC-SE, a proposito del disegno di legge varato dal Governo (“dopo mesi di annunci, finte consultazioni, notizie contraddittorie, ripetuti rinvii”) e solo da pochi giorni approdato alla Camera, dove si sono svolte le prime audizioni presso la Commissione Cultura congiunta con quella del Senato.

“La scelta del governo è netta”, sostiene Meloni: “trasformare definitivamente le nostre scuole in aziende, capeggiate da un preside-manager dotato di poteri enormi sia sulla gestione del personale che sugli stessi contenuti della didattica, con il definitivo azzeramento delle prerogative degli organi collegiali democratici ridotti al più ad organismi da ‘sentire’ o da ‘consultare’”.

Per l’esponente del PRC-SE sta arrivando a compimento il “disegno regressivo avviato, dapprima timidamente, con l'autonomia scolastica e, in seguito, con ben maggiore determinazione con le controriforme Moratti e Gelmini. Anzi, la proposta del governo si spinge perfino oltre l'indecente disegno di legge Aprea, approvato da una delle Camere nella passata legislatura grazie all'apporto determinante del PD e bloccato dalle mobilitazioni di studenti, insegnanti e cittadini”.
“Il potere assegnato al dirigente scolastico, infatti, è pressocchè illimitato: è lui ad elaborare il Piano dell'offerta formativa “sentito il Collegio dei docenti e il consiglio d'istituto”, è lui a scegliere per chiamata diretta gli insegnanti del cosiddetto organico funzionale da un albo distrettuale, è sempre lui il titolare della valutazione dei docenti, è ancora lui a scegliersi il suo staff e ad elargire premi economici ad una parte dei docenti. Un vero e proprio dominus assoluto della scuola”

Secondo Meloni, invece, “concetti come partecipazione e condivisione sono in tutta evidenza sconosciuti al nostro presidente del consiglio e al suo governo, ancora più sconosciuti - o meglio, considerati pericolosi impacci da evitare – i concetto di diritti, regole e democrazia.

A completare il disegno, c'è l'asservimento di interi pezzi dell'istruzione alle esigenze delle imprese. Non solo con l'esaltazione dell'alternanza scuola-lavoro ma con l'incredibile previsione della costituzione di “laboratori per l'occupabilità” in collaborazione con enti e imprese private”.

“Non poteva mancare, ovviamente, - continua - l'ennesima incostituzionale elargizione di fondi alle scuole paritarie private, sollecitata da un manipolo di deputati della maggioranza che, con grande spregio del senso del ridicolo, sono arrivati ad iscrivere d'ufficio nelle schiere dei sostenitori delle scuole private Don Milani, Maria Montessori e Antonio Gramsci. Altri 200 milioni di euro che si aggiungono al fiume di denaro che, direttamente o indirettamente, Stato, Regioni ed Enti Locali versano nelle casse delle scuole private”.

Un discorso a parte merita la questione dell'assunzione dei precari. Il documento diffuso dal governo per la finta consultazione prometteva 148.100 assunzioni tra i docenti con tanto di tabelle dettagliate a dimostrazione di una presunta accuratezza di calcolo. Dopo il tira e molla dei giorni scorsi i numeri si sono fortemente ridimensionati, arrivando, forse, si e no a 100.000 unità. Sembrano una enormità, dopo anni di assunzioni con il contagocce, ma non arrivano nemmeno a coprire tutti i posti effettivamente disponibili e, a quanto pare, potrebbero essere effettuate solo in parte per il prossimo anno scolastico mentre il resto sarebbe rinviato a quello successivo”.

“Senza contare – dice sempre Meloni - che una parte di queste assunzioni sarebbero legate al finto organico funzionale, con meno tutele e meno diritti. Di fatto insegnanti di serie “B”. Una beffa per i tanti precari che avevano sperato nella fine delle loro peregrinazioni da una scuola all'altra cui annualmente sono costretti per garantire il funzionamento del sistema”.

L’esponente di Rifondazione, infine, sostiene che “tra gli elementi più pericolosi contenuti nel disegno di legge c'è il ricorso alla delega per una quantità infinita di materie senza indicazioni stringenti dei limiti della delega stessa, come già è avvenuto con il Jobs Act. Di fatto, una delega in bianco a riscrivere l'insieme delle regole che presiedono al governo delle scuole.

Tra queste, quella relativa alla “istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino a sei anni” che riprende l'impostazione di un disegno di legge della Puglisi, parlamentare e componente della segreteria del PD. Con questo anche la scuola dell'infanzia, unico segmento scolastico che grazie alle lotte di insegnanti e genitori era rimasta immune dalla furia devastatrice della Gelmini, verrà di fatto trasformata in un servizio a domanda.

Occorre quindi apprestarsi ad una dura battaglia di opposizione, nelle piazze e nelle scuole, coalizzando le forze di quanti, e sono tantissimi, pensano che – conclude Meloni - la scuola debba saldamente ancorata alla Costituzione”.