Con #riformabuonascuola il preside diventa Alessandro Giuliani, La Tecnica della Scuola 5.4.2015
A sostenerlo è Vito Meloni, responsabile scuola PRC-SE: se passa il ddl, il potere assegnato al dirigente scolastico sarà illimitato. È lui ad elaborare il Pof, a scegliere gli insegnanti, a valutarli, a determinare il suo staff e ad elargire premi. Le assunzioni? Dovevano essere molte di più e una parte si realizzano su “finto organico funzionale” con docenti di serie B. “La scelta del governo è netta”, sostiene Meloni: “trasformare definitivamente le nostre scuole in aziende, capeggiate da un preside-manager dotato di poteri enormi sia sulla gestione del personale che sugli stessi contenuti della didattica, con il definitivo azzeramento delle prerogative degli organi collegiali democratici ridotti al più ad organismi da ‘sentire’ o da ‘consultare’”.
Per l’esponente del PRC-SE sta arrivando a compimento il “disegno regressivo avviato, dapprima timidamente, con l'autonomia scolastica e, in seguito, con ben maggiore determinazione con le controriforme Moratti e Gelmini. Anzi, la proposta del governo si spinge perfino oltre l'indecente disegno di legge Aprea, approvato da una delle Camere nella passata legislatura grazie all'apporto determinante del PD e bloccato dalle mobilitazioni di studenti, insegnanti e cittadini”. Secondo Meloni, invece, “concetti come partecipazione e condivisione sono in tutta evidenza sconosciuti al nostro presidente del consiglio e al suo governo, ancora più sconosciuti - o meglio, considerati pericolosi impacci da evitare – i concetto di diritti, regole e democrazia. A completare il disegno, c'è l'asservimento di interi pezzi dell'istruzione alle esigenze delle imprese. Non solo con l'esaltazione dell'alternanza scuola-lavoro ma con l'incredibile previsione della costituzione di “laboratori per l'occupabilità” in collaborazione con enti e imprese private”. “Non poteva mancare, ovviamente, - continua - l'ennesima incostituzionale elargizione di fondi alle scuole paritarie private, sollecitata da un manipolo di deputati della maggioranza che, con grande spregio del senso del ridicolo, sono arrivati ad iscrivere d'ufficio nelle schiere dei sostenitori delle scuole private Don Milani, Maria Montessori e Antonio Gramsci. Altri 200 milioni di euro che si aggiungono al fiume di denaro che, direttamente o indirettamente, Stato, Regioni ed Enti Locali versano nelle casse delle scuole private”. Un discorso a parte merita la questione dell'assunzione dei precari. Il documento diffuso dal governo per la finta consultazione prometteva 148.100 assunzioni tra i docenti con tanto di tabelle dettagliate a dimostrazione di una presunta accuratezza di calcolo. Dopo il tira e molla dei giorni scorsi i numeri si sono fortemente ridimensionati, arrivando, forse, si e no a 100.000 unità. Sembrano una enormità, dopo anni di assunzioni con il contagocce, ma non arrivano nemmeno a coprire tutti i posti effettivamente disponibili e, a quanto pare, potrebbero essere effettuate solo in parte per il prossimo anno scolastico mentre il resto sarebbe rinviato a quello successivo”. “Senza contare – dice sempre Meloni - che una parte di queste assunzioni sarebbero legate al finto organico funzionale, con meno tutele e meno diritti. Di fatto insegnanti di serie “B”. Una beffa per i tanti precari che avevano sperato nella fine delle loro peregrinazioni da una scuola all'altra cui annualmente sono costretti per garantire il funzionamento del sistema”. L’esponente di Rifondazione, infine, sostiene che “tra gli elementi più pericolosi contenuti nel disegno di legge c'è il ricorso alla delega per una quantità infinita di materie senza indicazioni stringenti dei limiti della delega stessa, come già è avvenuto con il Jobs Act. Di fatto, una delega in bianco a riscrivere l'insieme delle regole che presiedono al governo delle scuole. Tra queste, quella relativa alla “istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino a sei anni” che riprende l'impostazione di un disegno di legge della Puglisi, parlamentare e componente della segreteria del PD. Con questo anche la scuola dell'infanzia, unico segmento scolastico che grazie alle lotte di insegnanti e genitori era rimasta immune dalla furia devastatrice della Gelmini, verrà di fatto trasformata in un servizio a domanda. Occorre quindi apprestarsi ad una dura battaglia di opposizione, nelle piazze e nelle scuole, coalizzando le forze di quanti, e sono tantissimi, pensano che – conclude Meloni - la scuola debba saldamente ancorata alla Costituzione”. |