Audizione/5. Dispersione, un tema
da approfondire nella delega?

 Tuttoscuola, 8.4.2015

Dopo il ‘Commento generale’ e i paragrafi sul 'contributo dei privati al funzionamento delle scuole', sulle 'proposte di soluzione per chi ha già 36 mesi di servizio' e sulla 'estensione di norme alle scuole paritarie' prosegue la pubblicazione della relazione presentata da Tuttoscuola ai parlamentari delle Commissioni Cultura e Istruzione di Camera e Senato in occasione dell’audizione sul Disegno di legge attuativo del piano ‘La Buona Scuola’.

Bisogna assolutamente evitare che nei prossimi 15 anni altri 3 milioni di ragazzi abbandonino la scuola come accaduto negli ultimi tre lustri.

Sulla dispersione il Ddl dice poco. Vengono messi a disposizione strumenti, ma troppo affidati all’iniziativa delle singole scuole. Servirebbe un programma nazionale, con obiettivi stringenti assegnati alle scuole comprensivi di corsi di recupero pomeridiani ed estivi obbligatori, e bisognerebbe affrontare alla radice il problema delle bocciature.

Il Ministero dell’istruzione potrebbe/dovrebbe, anche operando in via amministrativa – meglio se sulla base di precise indicazioni da inserire nelle norme delegate – puntare a:  

a) ridurre drasticamente le bocciature nei primi due anni di scuola secondaria superiore attraverso piani di studio più flessibili e personalizzati - come già proposto da Tuttoscuola nel documento ‘Sei idee per rilanciare la scuola’ (settembre 2013) – e nel dossier sulla dispersione presentato in un precedente audizione presso questa stessa Commissione Cultura e Istruzione, invitando i docenti a utilizzare criteri di valutazione che tengano conto dei passi avanti rispetto alla situazione di partenza e della condizione familiare e sociale di provenienza degli alunni, e prevenendo i rischi di bocciatura anche attraverso corsi di recupero obbligatori, d’intesa con le famiglie, e ogni altra misura volta a far raggiungere all’alunno il livello di conoscenza/competenza cui egli è realisticamente in grado di pervenire. 
Più in generale occorrerebbe superare l’idea, tuttora diffusa tra i docenti, che la bocciatura consegua quasi automaticamente al mancato raggiungimento da parte dello studente di un livello di prestazione standard, o comunque considerato come la soglia minima accettabile. Sarebbe utile, a tale proposito, a normativa invariata, suggerire l’approccio metodologico, utilizzato con successo nelle esperienze di integrazione, di una esplicita personalizzazione degli obiettivi formativi, valorizzando le attitudini e le potenzialità individuali e registrando a verbale, senza negarle o occultarle, le limitate performance raggiunte dallo studente in una o più discipline. L’attuale obbligo del ‘6’ in tutte le materie ai fini della promozione può essere rispettato, in caso di prestazioni limitate, dando a quel voto un valore di attestazione del raggiungimento di un obiettivo personale, o personalizzato, e non di uno standard prestazionale collettivo, impersonale.
Sarebbe meglio, a nostro avviso, mantenere dentro il sistema di istruzione un numero anche consistente di alunni con alcune gravi insufficienze piuttosto che escluderli condannandoli a un destino di marginalità economica e sociale. Il costo sociale, e nel medio-lungo periodo anche economico, dell’esclusione (in termini di più difficile occupabilità, interventi assistenziali, anomia, propensione all’illegalità ecc.) è incomparabilmente più elevato del vantaggio (?) di salvaguardare una astratta idea di ‘rigore’ nei processi formativi. 

b) rendere più efficace l’orientamento nella scuola secondaria di primo grado prevedendo azioni di monitoraggio, consulenza alle famiglie e accompagnamento degli alunni in difficoltà fin dal primo anno.
Non si tratta soltanto di fornire più informazioni alle famiglie sulle scelte scolastiche future, ma di aiutarle a fare la scelta giusta. Un’idea potrebbe essere quella di anticipare alla fine del secondo anno una prima formulazione del ‘consiglio orientativo’ attualmente previsto in sede di esame di licenza media, dialogando poi con le famiglie nel corso del terzo anno.

c) agevolare il passaggio ad altro indirizzo di studio nel corso dei primi mesi di frequenza del primo anno di scuola secondaria superiore consentendolo almeno fino al 31 gennaio.

d) incrementare ulteriormente le occasioni di incontro degli alunni di terza media con realtà formative diverse da quelle scolastiche e con ambienti di lavoro dove si utilizzano competenze pratiche che possano stimolare la curiosità e l’interesse degli studenti, specie di quelli meno motivati verso la continuazione degli studio nel sistema scolastico.