Ocse, l'Italia unico Paese dell'indagine Tuttoscuola, 9.9.2014 La caduta degli stipendi dei prof e l’aumento del rapporto tra studenti e docenti sono solo un aspetto della riduzione di spesa che l’Italia ha operato negli ultimi anni nell’istruzione: tra il 1995 e il 2011 in Italia la spesa per studente nella scuola primaria, secondaria e post secondaria non terziaria è diminuita del 4%. Se non fosse intervenuto il privato, le risorse a disposizione sarebbero ulteriormente diminuite. Tra i 34 paesi Ocse presi a esame, l'Italia è l'unico che registra una diminuzione della spesa pubblica per le istituzioni scolastiche tra il 2000 e il 2011 (-3%, mentre la media Ocse registra +38%) ed è il Paese con la riduzione più marcata di investimenti (-5% 2000/2011). Risalendo indietro negli anni, la spesa pubblica e privata per la scuola è aumentata dell'8% tra il 1995 e il 2008 e poi è diminuita del 12% tra il 2008 e il 2011. In parte ciò è dovuto a un ribilanciamento della spesa verso l'università, che dal 2005 al 2011 è aumentata del 17% (10% media Ocse). In generale, nel 2008 la spesa per la scuole rappresentava il 9,4% del totale della spesa pubblica, nel 2011 l'8,6%. La percentuale del finanziamento privato per scuole e università è invece quasi raddoppiata tra il 2000 e il 2011: nel 2000 il finanziamento pubblico era pari al 94%, nel 2011 all'89%. Ad esempio, un terzo (33,5%) delle risorse per le università viene da privati: le tasse di iscrizione sono una fonte significativa di finanziamento per gli atenei. L'Italia, conclude l'Ocse, mostra un profilo tra i più "piatti" nella spesa: quello che si spende per la scuola primaria e pre-primaria non è molto inferiore rispetto a quello che si spende per l'istruzione terziaria. Nel 2012 si spendeva per la primaria in media con l'Ocse (8.448 dollari per studente contro 8.296), ma per la secondaria il divario era di -7% (8.585 dollari contro 9.280). Nel ciclo superiore la spesa, rispetto alla media Ocse, registra addirittura una differenza di -28% (9.990 contro 13.958). |