Scuola, una su due non è sicura

Il rapporto di #Impararesicuri di Cittadinanza Attiva lancia l’allarme:
edifici sempre più vecchi e pochissimi miglioramenti sul fronte della sicurezza sismica

Luca Rinaldi, Wired.it 19.9.2014

“La difesa del diritto alla sicurezza e alla salute di tutti coloro che ogni giorno frequentano le scuole italiane”, perché “non accada ad altri”: da dodici anni questo è il filo conduttore della Campagna #Impararesicuri dell’associazione CittadinanzAttiva dedicata alla sicurezza nelle scuole italiane. Esce oggi, 18 settembre, “Sicurezza, qualità, accessibilità a scuola –   XII rapporto  nazionale 2014” per la campagna#Impararesicuri di CittadinanzAttiva a cura di Adriana Bizzarri, pubblicato da Rubbettino Editore (pag. 166, € 16).

Il report si basa su un campione di 213 scuole da nord a sud del Paese che trova quattordici regioni, ventidue province e 49 città rappresentate. All’interno di questi numeri hanno trovato dunque spazio poco più di 71mila studenti di cui circa 1600 con disabilità, 7.374 docenti di cui nove con disabilità motorie e poco più due mila unità di personale non docente, di cui sette con disabilità motorie.

Edifici scolastici monitorati

Nei sedici capitoli di #Impararesicuri, che si snodano lungo 166 pagine, trovano posto l’indagine svolta sul campione del 2014, i dati nazionali, la questione dell’anagrafe scolastica, l’analisi del piano di edilizia scolastica lanciato dal governo Renzi, una panoramica sui crolli avvenuti all’interno delle scuole, episodi di vandalismo e bullismo a scuola e un focus sulle mense scolastiche. Di impatto i dati sulle scuole presenti in zone sismiche: a livello nazionale il numero di scuole presenti in territorio sismico è il 54% del totale degli edifici scolastici pubblici, nel campione dell’indagine lo erano il 65% degli istituti.

 

La zona 1 e la zona 2 sono le più pericolose. Sommando gli edifici che insistono su queste due zone si arriva al numero di 13.742 edifici al livello nazionale che rappresentano quasi il 30% del totale. In questo rapporto tale numero è di 115, pari al 54%.

Nella premessa il report è lapidario: “di risultati che segnalino un’inversione di tendenza” riguardo ai temi trattati nel volume, cioè sicurezza, qualità e accessibilità, “ne abbiamo trovati davvero pochi, in questi mesi, in giro per l’Italia. E questa non è una buona notizia”.

La situazione della sicurezza nelle scuole, in particolare quella sismica, come testimoniato anche dalla stessa inchiesta di Wired #Scuolesicure (hashtag che ha poi ispirato l’attuale governo per uno dei filoni del finanziamento per l’edilizia scolastica) è grave, e in questi anni, come riconosciuto anche nel volume di cui stiamo scrivendo “la situazione non sta migliorando in modo significativo come anche i dati di questo XII Rapporto dimostrano”.

Una questione quella della sicurezza centrale in un Paese dove il 40,7% degli edifici scolastici è stato costruito tra il 1941 e il 1974 e che presenta carenze importanti anche dal punto di vista sismico: poco più del 60% delle scuole italiane è stato costruito prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica del 1974, e non sempre gli interventi di manutenzione sia ordinaria sia straordinaria si sono rivelati all’altezza della situazione.

Fonte – Ecosistema Scuola Legambiente

 

Anche il nuovo piano per l’edilizia scolastica lanciato in questi mesi dall’attuale governo rischia di essere un pannicello caldo più che un intervento strutturale: la maggior parte dei fondi finisce soprattutto in manutenzione perlopiù ordinaria, e poco è lasciato agli interventi realmente strutturali e di sicurezza. Lo abbiamo constatato numeri alla mano, osservando, come per altro riporta lo stesso report di CittadinanzAttiva, che “ciò che balza immediatamente agli occhi è che quattro grandi regioni del Sud (Campania, Sicilia, Puglia, Calabria) occupano i primi quattro posti di una ipotetica classifica, per quanto riguarda gli investimenti sulle scuole belle (interventi di piccola manutenzione, decoro e ripristino funzionale, nda). Nelle altre due graduatorie, quelle di scuole sicure e scuole nuove, che richiedono impegni economici importanti e interventi radicali di messa in sicurezza o di ricostruzione in parte o in toto di nuovi edifici, sono le regioni del Nord ad avere la meglio. Se da un lato questo è giustificato dal fatto che siano proprio queste ultime regioni ad avere accantonato fondi oggi “liberati” con lo sblocco del patto di stabilità, non può passare inosservato il fatto che, almeno in questa fase, si investa di meno proprio nelle regioni con un maggior numero di scuole situate in zone a elevata sismicità e con deficit strutturali più gravi”.

Il tema dell’edilizia scolastica è senz’altro centrale nel rapporto. In questo solco finiscono anche le 37 “morti bianche della scuola italiana” dovuti a crolli e incidenti all’interno delle strutture scolastiche, tra cui i nove giovani deceduti nel crollo della Casa dello Studente il 6 aprile 2009 a L’Aquila e Vito Scafidi, classe 1991, e vittima del crollo di un controsoffitto al Liceo Darwin di Rivoli (Torino).

 

Fonte: XII Rapporto Nazionale Imparare Sicuri 2014

In questi giorni abbiamo raggiunto telefonicamente proprio il dirigente scolastico del Liceo Darwin di Rivoli, Maria Luisa Mattiuzzo, la quale ha rivelato che i lavori sul tetto della scuola a novembre saranno fermi da un anno, insieme ad altri interventi di edilizia. «È assurdo – ha dichiarato a Wired Mattiuzzo – che a sei anni dal crollo ci siano lavori fermi per questioni procedurali riguardo gli appalti». Bloccati ci sarebbero interventi per 3milioni di euro (deliberato dal Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica nel 2011), anche a causa di alcuni mancati pagamenti da parte della provincia alle imprese.

“Non si può più – si legge – parlare di casualità o di fatalità. Ogni anno troppi i casi di crolli di solai, tetti, controsoffitti, distacchi di intonaco, caduta di finestre, che interessano le scuole del nostro Paese”. Così si apre la rassegna dei crolli avvenuti nelle scuole tra il settembre 2012 e l’agosto 2013: in tutto, per quello che è dato sapere dagli articoli di stampa, se ne contano almeno trentasei.

Particolarmente interessante all’interno di #Impararesicuri risulta anche la sezione dedicata all’anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica, istituita con la legge Masini del 1996, 18 anni fa, e di fatto mai entrata realmente a regime. Una battaglia per la trasparenza, cioè quella di avere in un unico sito disponibile al pubblico il censimento delle scuole italiane con tanto di “certificazioni di agibilità statica, di adeguamento sismico, igienico-sanitaria, prevenzione incendi relative a tutte le 41.483 sedi scolastiche in maniera disaggregata, divise per regioni, la mappatura delle barriere architettoniche non solo all’accesso dell’edificio ma anche nelle aule e nei diversi servizi didattici ed igienici e l’elenco degli interventi di rimozione dell’amianto”.

CittadinanzaAttiva è andata fino in fondo con la richiesta, e dopo il primo diniego alla pubblicazione da parte del Ministero dell’Istruzione, che tirava in ballo regioni ed enti locali, ha fatto ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) per il Lazio. Ricorso vinto: secondo la sentenza il Miur in tempi brevi dovrà rendere pubblici i dati relativi all’Anagrafe anche se, per ammissione della stessa Avvocatura dello Stato, non sarebbero né aggiornati né completi.

Allo stesso modo la stessa CittadinanzaAttiva ha predisposto la richiesta di accesso civico (diritto di chiunque di richiedere i documenti, le informazioni o i dati che le pubbliche amministrazioni abbiano omesso di pubblicare pur avendone l’obbligo) a tutte le regioni italiane. Risultato: ci si divide tra chi non risponde, tra chi risponde picche perché “non risulta alcun obbligo di pubblicare questi dati” e chi li promette entro “il 31 dicembre 2014”. Ovviamente la prima e la seconda categoria risultano essere le più nutrite.