Riforma Pensioni 2014, precoci, usuranti, Q96
e anticipata: con Job Act tutto cancellato?

Per lavoratori disagiati, Quota 96, precoci e usuranti
il nuovo Job Act potrebbe far saltare la pensione anticiptata

Iasac Ovasim, The Blasting News 23.9.2014

Resta ancora una volta la Riforma delle pensioni 2014 a fare da spartiacque tra la sostenibilità dei conti e il rispetto degli impegni formali assunti con i lavoratori. Infatti, se è vero che con l'introduzione dello Job Acts il cambiamento delle tutele potrebbe avvenire in particolare per i nuovi assunti, riguardo le pensioni la precedente riforma Fornero ha disatteso diritti in alcuni casi già acquisiti o comunque prossimi all'acquisizione. Tra le figure più colpite vi sono i cosiddetti lavoratori disagiati, ovvero esodati rimasti senza reddito da lavoro e al contempo senza possibilità di accedere all'Inps; ma sono da includere anche i cosiddetti lavoratori precoci, che hanno iniziato molto presto l'attività lavorativa e non riescono ad avere la pensione a causa dell'innalzamento del requisito anagrafico. Stessa cosa avviene poi per chi ha svolto lavori usuranti, oppure per i Quota 96 della scuola (che il diritto al pensionamento l'avrebbero già acquisito).

Secondo il Governo Renzi, la nuova pensione anticipata sarebbe servita a flessibilizzare l'ingresso nella previdenza

Preso atto del persistere di questa situazione, diversi esponenti del Governo Renzi si sono impegnati negli ultimi mesi nella ricerca di una soluzione pragmatica. Purtroppo a tante aperture sono seguiti finora altrettanti dietrofront, principalmente dovuti alla mancanza di risorse finanziarie utili a coprire i provvedimenti di salvaguardia. Al momento l'unica sanatoria in via di approvazione sembra essere quella destinata a circa 32000 esodati. Il dibattito però si fa sempre più acceso, perché da un lato sono molti i lavoratori che vivono ormai da tre anni situazioni di disagio anche piuttosto accentuate, mentre dall'altra parte i tecnici interni ed esterni al Paese che si occupano di monitorare la situazione hanno già lanciato nuovi allarmi sulla sostenibilità del sistema.

Le dichiarazioni del FMI e il peso del sistema pensionistico sul bilancio dello Stato

Sono addirittura di grande preoccupazione le dichiarazioni in arrivo dall'FMI, che ha pubblicato recentemente un report nel quale indica come la spending review non potrà essere realmente efficace senza toccare nuovamente il capitolo delle pensioni. I tecnici non esitano a ribadire che la previdenza in Italia assorbe il 30% della spesa pubblica, un dato che ha pochi uguali nei Paesi con un'economia avanzata, flessibile ed efficiente. Per non parlare del fatto che entro i prossimi tre anni il costo della previdenza in Italia potrebbe aggravarsi di altri 30 miliardi, a meno di nuovi tagli, che però non sono in programma. Vi è poi il documento redatto da Cottarelli e consegnato al Premier Renzi ad inizio mandato, all'interno del quale si prevedeva la necessità di un nuovo contributo di solidarietà sulle pensioni già in essere, da applicare già su mensilità da 2000 - 2500 € al mese (rigettato dal Premier), per poter finalmente intervenire sulle ingiustizie derivanti dalla legge Fornero del 2011.

Gli ultimi suggerimenti dell'Inps

Non deve quindi sorprendere se recentemente il Commissario Inps Vittorio Conti ha proposto di intervenire sulla flessibilità dell'uscita dal lavoro sfruttando il regime contributivo, per poter offrire ai lavoratori disagiati una sanatoria a costo zero per le casse dello Stato (ma non per le tasche dei futuri pensionati). Se sei interessato all'argomento clicca ORA sul pulsante "segui" (in alto a destra) per ricevere tutti gli ultimi aggiornamenti.