Seconda lingua straniera.
Come si può insegnarla in queste condizioni?”

inviato da Giulio Uggeri, 13.9.2014

Insegno dal 1981 lingua francese nella scuola media.

Da vari anni la seconda lingua straniera è diventata, giustamente, obbligatoria; tuttavia vorrei sottoporre all’attenzione degli addetti al lavoro il problema dello studio di questa disciplina per le seguenti tipologie di studenti:

a)  alunni stranieri che non conoscono la lingua italiana,

b)  alunni diversamente abili (gravi o no)

c)  alunni bocciati (in genere demotivati) che per vari problemi interni alla scuola non sono inseriti nella stessa sezione di provenienza e che quindi cambiano lingua straniera.

I primi non capiscono nessun tipo di istruzione, consiglio, richiesta…in nessuna lingua se non la loro, sono disorientati anche per la comprensione delle altre materie, anche quelle che richiedono manualità: per loro la seconda (o prima) lingua straniera è l’italiano, mi sembra.

I secondi hanno ben altri problemi da risolvere, anche se con obiettivi minimi: quest’anno avevo anche due alunni autistici la cui famiglia pretendeva che avessero le stesse opportunità dei compagni, anche per quanto riguarda la lingua straniera… A volte sono inseriti anche ad anno scolastico iniziato, a volte anche nel secondo quadrimestre!

I terzi, oltre che un costo aggiuntivo non previsto (quello del libro che cambia), si trovano di fronte ad un ulteriore ostacolo che si aggiunge alla montagna di disagi che provano nell’ambiente scolastico: hanno ben altri problemi psicologici da risolvere relativi allo studio in genere; quello della seconda lingua straniera è in più!

E’ pura demagogia pretendere che tutti facciano tutto, soprattutto in questi anni, con tagli alla scuola sempre più consistenti e quindi con minori possibilità di farli seguire da qualche insegnante; come pure è demagogia pensare ad un insegnamento individualizzato, con classi sempre più numerose e alunni con problemi famigliari di ogni tipo. Spesso manca anche un riferimento genitoriale sia per gli alunni extracomunitari sia per i demotivati (talvolta anche per i diversamente abili, dal momento che alcune famiglie non ritengono fondamentale lo studio della seconda lingua straniera).

Inoltre tutta questa serie di alunni perde facilmente l’interesse nonostante si cerchi di rendere più motivante la lezione, e così succede che alcuni diventino un peso per tutta la classe, perdendo contemporaneamente anche quell’obiettivo importante che si chiama “integrazione”

Ancora più deprimente è il momento della prova scritta di seconda lingua straniera all’esame di licenza: quanti occhi dobbiamo chiudere per dare una valutazione positiva della prova, nonostante gli errori (spesso molti) o la quantità di righe scritte (spesso molto poche) da alcuni alunni?

In conclusione, io propongo quanto segue:

a) l’esenzione dallo studio della seconda L.S. da parte di alcune tipologie di alunni: l’autonomia di una scuola dovrebbe arrivare anche a questa scelta.

b)  l’abolizione della prova scritta della seconda L.S. all’esame di licenza: si valuta di più all’orale. In fin dei conti una lingua si impara soprattutto passando per la fase orale; e teniamo presente anche che ci sono solo 2 ore di studio settimanale per questa disciplina

c)  inserire in classe gli alunni extracomunitari fin dall’inizio solo durante certe discipline (più manuali…); successivamente, dopo un intenso studio della lingua italiana, anche in altre, ma non necessariamente tutte: non si tratta di razzismo, ma di praticità e di aiuto psicologico a questo tipo di alunni.