Dalla Scuola della Repubblica alla scuola di Renzi

 Comunicato stampa dell'Associazione Per la Scuola della Repubblica,
 ReteScuole 5.9.2014

Dopo tanti annunci di provvedimenti epocali per la scuola Renzi  ha pubblicato un annuncio di 136 pagine proponendo da una parte l’immissione in ruolo di 150.000 “precari” (che in gran parte lui ed i suoi predecessori avrebbero dovuto già assumere per effetto della Finanziaria del 2007! ) ed un’accentuazione  dell’aziendalizzazione della scuola pubblica (che per Renzi è comprensiva delle scuole statali e private,) rafforzando i poteri del dirigente manager che addirittura “saranno messi in condizione di determinare più efficacemente le dinamiche interne alla scuola, incluse le scelte educative (ed il collegio dei docenti a cosa serve?) ed istituzionalizzando il principio meritocratico con conseguente limitazione della libertà di insegnamento.
C’è da aggiungere che per l’operazione «saranno necessari circa 3 miliardi di euro» e nessun cenno Renzi ha fatto alla possibile fonte di una tale somma se non che verranno ricavati dalla eliminazione degli scatti di anzianità per i docenti in servizio. Per di più ha annunciato l’aumento del potere discrezionale dei dirigenti scolastici in un nuovo sistema di valutazione-promozione e l’imposizione ai docenti, al momento dell’assunzione, della mobilità non solo fuori dalla provincia, ma – se necessario – anche fuori dalla regione.
In sostanza una proposta nel metodo e nel merito demagogica, ma soprattutto un attacco alla professionalità ed alla dignità del personale della scuola che, pur mal pagato e pur a fronte di un costante malgoverno da parte di tutti i Governi succedutesi nel tempo,  ha retto in questi anni la scuola statale.
Ma l’aspetto che è passato inosservato( forse perché la vocazione cesarista  ormai non fa più notizia, ma non per questo meno grave è il metodo con cui Renzi ha presentato il suo progetto di riformare la scuola. La Costituzione recita all’art. 33: “La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione”; ora apprendiamo che la Repubblica è Renzi che propone un patto per la scuola al popolo italiano  e solo  dopo il Parlamento sarà chiamato a ratificarlo formalmente
In Parlamento però rispetto alla ampia, ma fumosa  proposta di Renzi,  sono in attesa di essere discusse proposte concrete e puntuali; a fine luglio un gruppo di Senatori ha presentato un disegno di legge, che ripropone una legge di iniziativa popolare, sottoscritta da oltre 100 mila elettori. Renzi ritiene opportuno  far precedere alla discussione parlamentare  con l’ascolto di tutti coloro che sono interessati alla scuola ed in primo luogo del mondo della scuola?
Può essere una forma di percorso legislativo partecipato che però deve essere trasparente  e certo nella sua gestione e nei suoi esiti.
I parlamentari che hanno sottoscritto la LIP e i 100 mila elettori che a suo tempo l’hanno sottoscritta hanno diritto, al pari  e più di Renzi, di confrontarsi con il mondo della scuola, ma soprattutto se è opportuno un largo coinvolgimento nella discussione della riforma della scuola, una tale discussione non può essere una prerogativa esclusiva del Capo del Governo,  ma deve anzitutto impegnare il Parlamento che è, ancora in qualche modo, l’organo rappresentativo della Repubblica e come tale il titolare del processo di riforma, ma  soprattutto è l’unico organo che possa garantire un dibattito vero, scongiurando  che il dibattito si traduca  in una organizzazione del consenso

Roma, 5 settembre 2014