Il conto troppo salato della riforma della scuola

Abbiamo fatto i conti in tasca al Ministero dell’istruzione e il conto per il piano Renzi-Giannini è salato: 3 miliardi di euro. Forse troppi per il Ministro del Tesoro Gian Carlo Padoan

Luca Rinaldi,  Wired.it 2.9.2014

Centomila assunzioni nel triennio 2015-2018, aggancio dello stipendio degli insegnanti forme di carriera o merito, riduzione del precariato, aumento dell’orario di insegnamento, maggiore autonomia per le scuole, modernizzazione di programmi e competenze, ritocco verso l’alto per i finanziamenti alle paritarie (smentita a stretto giro, nonostante l’apertura del ministro Giannini, da parte del sottosegretario Gabriele Toccafondi:  «Non penso che il tema della parità scolastica sia all’ordine del giorno del prossimo Cdm), maggiore alternanza scuola-lavoro per gli istituti professionali, rivisitazione dell’esame di maturità.

Sono sostanzialmente questi i punti che riguardano l’annunciata riforma della scuola targata Giannini-Renzi. Annunci in pompa magna nel mese di luglio del sottosegretario Reggi prima, e della stessa Giannini poi, fino al meeting di Rimini di Comunione e Liberazione (qualche “maligno” l’ha definita «la riforma di CL per la scuola»). Insomma, l’annuncio e tutta la retorica che segue si prendono la scena. Il presidente del consiglio Matteo Renzi, per ora si è affidato a Twitter: «il 29 (agosto, ndr) linee guida su scuola. Perché tra 10 anni l’Italia sarà come la fanno oggi gli insegnanti».

La partita si gioca soprattutto sui docenti e la coperta, aldilà degli slogan, sembra già essere troppo corta. Dai corridoi di Viale Trastevere, sede del ministero dell’Istruzione, girano ufficiosamente cifre che vanno dai 570milioni ai tre miliardi di euro per portare a regime il personale: 50mila posti assegnati ai docenti che stazionano nelle graduatoria ad esaurimento (all’interno di queste ci sono 154mila precari “storici”) e 50mila posti che arriveranno col nuovo “concorsone” che verrà verosimilmente bandito nel 2015, con prove nello stesso autunno ed entrate in servizio dal 2016-2017. Una soluzione che non piace a chi già nel 2012 prese parte allo stesso “concorsone” che, svoltosi nel 2013, conta ancora 8mila docenti senza cattedra. Il nuovo concorso potrebbe vedere l’avvento di un’altra novità: l’assunzione per un anno in prova per arrivare alla firma del contratto definitivo. Orecchio teso dunque per gli insegnanti italiani, che figurano tra i meno pagati d’Europa.

 


 

Un piano di questo tipo, che ridurrebbe del 30% in tre anni le graduatorie ad esaurimento dei precari. L’operazione, riporta Il Sole 24 Ore “sosterrebbe l’avvio del “nuovo organico dell’autonomia”, messo nero su bianco da Francesco Profumo nel 2011, ma finora mai concretamente attuato (è sempre stato stoppato dal Mef perchè ritenuto troppo oneroso). Dotare le reti di scuole di un surplus di docenti servirebbe, in parte, anche a ridurre drasticamente le supplenze brevi che hanno un costo di circa 800 milioni”.

Intanto si discute anche di nuove procedure di abilitazione: al posto di Tfa (Tirocini Formativi Attivi) e Pas (Percorsi Abilitanti Speciali) l’introduzione di lauree magistrali con crediti formativi caratterizzanti, necessari per accedere ai tirocini. Altra ipotesi – scrive ancora Il Sole 24 Ore -  è invece una laurea di tre anni più un biennio specialistico improntato alla didattica, e poi sempre un tirocinio. Sempre per il personale docente potrebbe arrivare un sistema premiale tramite incentivo economico basato su principi di flessibilità, formazione e valutazione. Anche qui però il sistema è ancora tutto da studiare, e resta ancora da capire, come ha riflettuto lo stesso Jacopo Tondelli su Wired, capire come il principio diventa norma e interpretazione della norma, cioè realtà. Anche se il rischio in questo caso è di applicare criteri puramente quantitativi riguardo le ore lavorative del corpo docente, e una conferma in questo senso è venuta proprio dal ministro Giannini, che al meeting, senza mezzi termini, ha affermato il principio del «chi fa di più prende più soldi».

Il nodo scuola si esaurisce con le linee guida per la riforma. Per quanto riguarda costi e coperture della stessa riforma il ministero non si espone ufficialmente, anche perché il dossier rimane contemporaneamente sul tavolo del Tesoro. Sul punto, fanno sapere a Wired da Viale Trastevere, si interverrà sicuramente nella conferenza post Consiglio dei Ministri. A conti fatti, il solo piano di assunzioni, se portato a termine secondo le parole del ministro Giannini potrebbe anche arrivare a dover reperire risorse per 3 miliardi di euro, e se la posizione del Tesoro è quella del ministro Pier Carlo Padoan, espressa nell’intervista al Corriere della Sera dello scorso 27 agosto, gli spazi di manovra non sembrano così ampi.