Dalla buona scuola l'Italia riparte?

Titti Di Salvo, L'Huffington Post, 8.9.2014

Il progetto sulla scuola del Governo Renzi è ambizioso e complesso e proprio per questo, al netto delle cose positive e negative, è convincente. Le linee guida evocano l'idea giusta: quella di una scuola che punta a costruire libertà e autonomia delle persone. C'è molta differenza fra questa visione e i vari interventi confusi e dannosi che si sono susseguiti negli anni che non avevano in mente ne una scuola del saper essere ne una scuola del saper fare, ne che cosa si deve insegnare ne a chi.

Da anni il mondo della scuola subisce riforme calate dall'alto e con un unico scopo: tagliare risorse per far cassa. Non è passato molto tempo dal 2008, dalla legge 133 e dagli 8 miliardi di euro di tagli lineari che hanno messo in ginocchio una scuola già in crisi che aveva bisogno di innovarsi e che invece ha dovuto abbassare la propria offerta formativa e indebolire la propria missione educativa per assenza di risorse, lasciando indietro sempre più studenti.

Non sono lontane nella memoria collettiva neanche le tante immagini di mobilitazioni del mondo della scuola e dell'università, che da Bolzano a Palermo hanno scosso il Paese opponendosi ai tagli e allo svilimento della scuola pubblica con un semplice e grande messaggio: un Paese che non investe nella scuola, nell'università, nella ricerca è un Paese che rinuncia alla possibilità stessa di crescere, di cambiare. È un Paese che si nega speranza e futuro.

È grazie a quelle mobilitazioni, a quel lavoro a tratti silenzioso a tratti prorompente di difesa costante della scuola pubblica messo in campo da studenti e insegnanti che oggi è possibile parlare della scuola come la chiave di volta del cambiamento del Paese, come il punto di partenza per implementare l'autonomia delle persone e nello stesso tempo rimettere in moto il sistema produttivo.

Sono proprio le associazioni e i sindacati che negli anni hanno difeso la scuola pubblica contro i Governi che si sono susseguiti, spesso senza alcun aiuto delle opposizioni sempre troppo timide su questo tema, che potrebbero essere i soggetti principali del cambiamento, quelli con cui il Governo dovrebbe dialogare di più. La condizione necessaria per la qualità della scuola è la qualità del lavoro degli insegnanti, su questo punto il programma del Governo si sofferma ma il Governo sappia che anche il rinnovo dei contratti ne è la premessa.

Eliminare la precarietà strutturale della scuola, ritornare ad investire, rinnovare i programmi, reinserire la storia dell'arte e la musica, puntare sulla riqualificazione degli edifici, sulla cura, la bellezza e il decoro delle strutture scolastiche, sono soltanto alcune delle loro rivendicazioni che trovano finalmente spazio nell'iniziativa legislativa.

Su questo grande progetto si misura la credibilità del governo: non si può prendere in giro per l'ennesima volta il Paese su un tema così importante, alle promesse devono seguire i fatti e soprattutto bisogna trovare le risorse necessarie per realizzarli. È questione di scelte e di priorità. Non ci sono più alibi possibili, ne va del futuro della scuola, dei ragazzi e delle ragazze, quindi del Paese tutto.