Quale "buona scuola"?
di Mario Ambel,
Insegnare 6.9.2014
Una notizia di cronaca e tre documenti
Mentre la scuola e i
commentatori hanno iniziato ad esercitarsi nel legittimo e doveroso
compito di chiosare le proposte del Governo esposte nel documento
“La buona scuola”, è giunta ieri la notizia della morte di Franca
Falcucci, la prima donna a ricoprire il ruolo di Ministro della
Pubblica Istruzione. Così la notizia su
Repubblica; così sul
Fatto quotidiano.
Immediatamente il pensiero di molti di noi, non più giovani, è
ritornato a un’altra stagione, a un’altra idea di “buona scuola”,
che si concretizzò nei decreti delegati del 1974, in una delle
normative più evolute in tema di integrazione delle disabilità a
livello internazionale, nei programmi della scuola media del 1979, e
poi in una stagione di sperimentazioni e di buoni “programmi”
ministeriali, frutto anche della collaborazione, seppure talvolta
conflittuale e severa, fra l’associazione professionale della
Falcucci, l’UCIIM - allora contigua alla Democrazia Cristiana e
all’area cattolica - e il CIDI - allora contiguo al Partito
Comunista Italiano e all’area laica…
Altri tempi, certamente lontani, ma dei quali sarebbe un grave
errore pensare di poter rimuovere il ricordo. E, visto che di questo
si va parlando, gli insegnamenti.
Proprio ora che, in
verità per l’ennesima volta nel volgere di alcuni anni, pensiamo di
dover “cambiare la scuola” sarebbe un grave errore – oltre che un
atto di discreta presunzione – voler costruire la scuola del futuro
in preda a qualche slancio modernizzatore del tutto privo di
coscienza storica. Senza cioè capire come e perché la scuola è oggi
nelle condizioni in cui si trova, attraverso quali crisi, quali
successi e quali nodi irrisolti è giunta fin qui. Se non altro per
non ripetere gli errori già commessi o per cercare di capire quante
e quali idee di buona scuola non è stato possibile realizzare
appieno e perché.
Crediamo che questo sia anche un modo per riflettere sul documento
programmatico che ci viene ora proposto. E allora proponiamo di
leggerlo alla luce, in controcanto se volete, di altri documenti che
ci giungono da tempi più o meno lontani. Per questo proponiamo ai
nostri lettori tre diversi documenti che punteggiano stagioni
diverse della storia politica e culturale della nostra scuola.
Il primo è la “Relazione conclusiva della commissione Falcucci
concernente i problemi scolastici degli alunni handicappati” (1975);
sono gli anni che aprono una stagione che - tra alti e bassi, cose
ampiamente ragguardevoli e altre meno – durerà fino all'ultimo
quarto degli degli anni novanta.
Il secondo è la “Sintesi dei lavori della Commissione del Saggi” a
cura di Roberto Maragliano (1997); un momento che apre la stagione
che è giunta fino a noi, caratterizzata da un lato dal percorso
involutivo di una autonomia che ha tradito tutte le sue promesse
migliori e realizzato quasi tutti i suoi pericoli peggiori e
dall'altro da scelte strutturali e culturali che di quel documento
hanno via via negato tutto quanto c'era di buono.
Il terzo è il documento del Cidi, “Il diritto di tutti alla cultura”
(2001); un documento che raccoglieva e rilanciava l'eredità della
elaborazione pluridecennale della nostra associazione e apriva - per
noi - una stagione di opposizione alle scelte ministeriali, che dura
sostanzialmente tuttora.
Continuare il confronto
Dei provvedimenti
contenuti nel documento “La buona scuola” molti parlano in questi
giorni. L'abbiamo fatto e continueremo a farlo anche si questa
rivista.
Proveremo a dire quali provvedimenti ci sembrano doverosi e ormai
improcrastinabili anche se non è chiaro come effettivamente si pensa
finalmente di risolverli (come la lotta al precariato); altri (non
molti in realtà) interessanti e da verificare nei fatti (come la
centralità della funzione docente, il ritorno all'aggiornamento
obbligatorio e il tutoraggio da parte degli over 60 sui neoassunti);
altri risibili (come la montagna meritocratica che partorisce i
topolini da 60 auro a triennio); altri ancora incontestabili quanto
velleitari (come l'appello all'attenzione alle arti, che se si fosse
dovuta realizzare la metà delle volte che la si è proclamata saremmo
tutti affrescatori o violinisti) oppure ormai stucchevoli (come le
non sempre lucide affermazioni sul ruolo delle tecnologie digitali);
altri ancora sbagliati e pericolosi (come l'ostinata propensione
alla libera scelta educativa da parte delle famiglie e al ricorso ai
finanziamenti privati).
Un test a risposte aperte...
Ora invece proponiamo
ai nostri lettori un test preliminare alla lettura dei documenti e
propedeutico alla stessa riflessione sulla scuola che ciascuno di
noi vorrebbe. Nella tabella che segue abbiamo raccolto una serie di
alternative su alcune questioni essenziali del come dovrebbe o
potrebbe funzionare il sistema scolastico. Proponiamo che nel
leggere il documento “La buona scuola”, e se lo desiderano i
documenti che indichiamo in allegato, i lettori si pongano questi
interrogativi: in quale idea di scuola io maggiormente mi riconosco?
a quale idea di “buona scuola” si ispira questo documento? quale
vuole perseguire e realizzare? E in particolare il documento del
Governo a quale linea di percorso storico si ispira? è in continuità
con una stagione di buone intenzioni e di incerte pratiche
(1975-1995)? oppure di incerte intenzioni e pessime pratiche
(1995-2014)? o ancora ripropone una sommatoria di idee e di scelte
già ampiamente dibattute anche se in un linguaggio talvolta
simpaticamente incomprensibile oppure propone modalità nuove e
fortemente rinnovate di pensare e gestire la scuola?
Una buona scuola è una scuola
che persegue … |
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oppure |
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Educazione del
capitale umano e formazione professionale (per alcuni) e
istruzione culturale (per
altri) |
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Educazione allo
sviluppo umano e alla cittadinanza attiva (per tutti) |
Canalizzazione
precoce e differenziazione dei percorsi sulla base della
valorizzazione dei talenti e delle propensioni individuali |
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Attuazione
dell'obbligo scolastico reale fino a 16 anni e sostanziale
ridefinizione dei rapporti fra crescita culturale e percorsi
professionalizzanti nei percorsi postobbligo |
Autonomia
finalizzata alla diversificazione e al miglioramento
dell'offerta formativa anche nella prospettiva della libera
concorrenza fra istituzioni scolastiche |
|
Autonomia
finalizzata alla responsabilità collettiva per il
perseguimento del successo formativo nell'ottica della
cooperazione fra istituzioni scolastiche |
Processi di
innovazione e miglioramento centrati sulla domanda esterna e
sulle capacità di adattamento della scuola alle esigenze del
presente e del futuro |
|
Processi di
innovazione e miglioramento centrati sulla qualità del la
vita scolastica quotidiana, fondato su pratiche didattiche
sempre più efficaci e funzionali al progetto educativo delle
nuove generazioni. |
Didattica
centrata sulla
trasmissione
direttiva delle conoscenze e sull'esercizio delle abilità |
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Didattica
centrata sulla costruzione cooperativa dei saperi e sul
rinforzo contestuale delle competenze |
Valutazione
classificatoria dei prodotti e dei soggetti che misura gli
obiettivi raggiunti e le prove superate |
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Osservazione
condivisa dei processi, valutazione fomativa e
riconoscimento descrittivo degli esiti raggiunti |
Formazione
iniziale e meccanismi di reclutamento fortemente guidati
dalle facoltà universitarie con un ruolo subordinato delle
istituzioni scolastiche |
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Formazione
iniziale e meccanismi di reclutamento fortemente inseriti
nel sistema scolastico con un ruolo strategico del rapporto
fra università e sistema delle istituzioni scolastiche |
Merito
professionale soggettivo e sviluppo individuale di carriera |
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Responsabilità
educativa collegiale e diversificazione delle figure
professionali |
Valutazione di
sistema orientata alla classificazione dei contesti
educativi e al supporto delle scelte delle famiglie |
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Valutazione di
sistema orientata alla ricerca come elemento essenziale e
supporto della rendicontazione sociale e della cogestione
territoriale dell'offerta educativa |
Libertà di
scelta educativa da parte delle famiglie, anche sulla base
di opzioni sociali ed etnico-religiose |
|
Coesistenza
civile e perequazioni territoriali per l'integrazione e la
valorizzazione delle differenze |
Interventi di
finanziamenti privati e ampliamento del regime di scuole
paritarie |
|
Progetti di
finanza etica e sociale con forte ruolo degli Enti locali a
difesa e diffusione della scuola pubblica |
Si potrebbe continuare, ma penso che ci si sia intesi... Il fatto
che le due ipotesi siano collocate una a destra e l'altra a sinistra
(del supporto non di chi guarda) è ovviamente del tutto non
casuale. A ciascuno la sua “Buona scuola”: noi sappiamo quale
vogliamo e da che parte sta la nostra. Siamo anche certamente
disposti a lavorare insieme per fare una “Buona scuola”: ma quale?
Anzi, è da parecchio tempo che molti di noi non facciamo altro: anno
dopo anno, trimestre dopo trimestre, ora dopo ora...
E se veramente vogliamo cambiare la scuola in meglio, allora
bisognerà dar corpo a una netta inversione di tendenza rispetto alle
scelte degli ultimi vent'anni: i tagli di risorse, le condizioni di
lavoro inconciliabili con una buona didattica, l'uso ossessivo della
valutazione come regolatore di sistema a tutti i livelli,
l'innalzamento dell'obbligo apparente e l'accentuazione della
diversificazione fra i percorsi, ecc. Difficile fare una buona
scuola se si contina a fare scelte che di fatto lo impediscono.
Perché le scelte fatte dal Parlamento, dai Governi e dal Ministero
negli ultimi vent'anni, talune anche bipartisan, sono state tutte
orientate a una sola di quelle due ipotesi e hanno di fatto reso
quasi ingestibile la quotidianità del fare scuola. Oltre ad aver
invertito una linea di tendenza che fra mille contraddizioni si era
comunque sempre caratterizzata, nella storia repubblicana, come la
difesa e la progressiva seppur faticosa qualificazione della scuola
pubblica sancita dalla Costituzione.
Questo era il fine ultimo di un compromesso politico e culturale
d'altri tempi. E ora che gli eredi di quel compromesso sembrano
confluiti tutti nello stesso contesto e dialogano e patteggiano con
altri verso altri equilibri, qual è il fine ultimo di questo nuovo
compromesso? Chiediamocelo mentre discutiamo del se e come
procedere...
Una proposta
Alcune di quelle
questioni, ancora oggi sul tappeto, sono in discussione da decenni.
Ed è inutile negarlo: dividono profondamente sia chi si occupa
direttamente di scuola sia chi ne vive alcuni aspetti o contesti di
riflesso. Talvolta, ormai, è diventato persino difficile discuterne.
Per farlo davvero non si può ritenere a priori che alcune di quelle
ipotesi vanno di fatto assunte come ineludibili e altre siano
improponibili o che alcune scelte costituiscano necessariamente il
progresso mentre il contrastarle la conservazione dei privilegi del
passato.
Se davvero il Governo intende aprire un confronto serio sulla
scuola, alimentato dalla volontà di costruire insieme la scuola del
futuro per il bene dei suoi cittadini e quindi del paese, è bene
rimettere all'ordine del giorno del confronto sia le prospettive
strategiche complessive legate quelle ipotesi, sia le conseguenti
scelte concrete e le modalità reali per attuarle. Ed è importante
che tale confronto non sia fittizio o apparente, ma reale e davvero
costruttivo.
Qui non conta essere moderni o a la page e affidare quindi
il confronto a momenti occasionali e frammentari oppure a sospette
indagini demoscopiche. Qui conta essere seri. E allora questa è la
proposta: istituire un Osservatorio nazionale sulla scuola di
domani di natura istituzionale (a costo zero ovviamente!) che
affronti responsabilmente i nodi irrisolti del pensare e fare
scuola, aperto a chi voglia e sappia portare un contributo ma nel
quale siano responsabilmente chiamati a dare il loro rapporto e a
garantire il loro impegno i diversi soggetti istituzionalmente
coinvolti nel sistema scolastico. Un Osservatorio che
sappia osservare e orientare e che sia osservato e trasparente nelle
sue elaborazioni e nelle sue proposte. Alcuni dei provvedimenti
contenuti nel piano “La buona scuola” richiedono tempo e denaro: il
secondo scarseggia, almeno il primo dobbiamo usarlo bene.
Allegati
"La buona
scuola"(2014); il documento del Governo.
“Relazione conclusiva della commissione Falcucci concernente i
problemi scolastici degli alunni handicappati” (1975).
“Sintesi dei lavori della Commissione del Saggi” a cura di Roberto
Maragliano (1997), versione tratta da
edscuola.it .
Documento del Cidi,
“Il diritto di tutti alla cultura”, (2001).