In piedi sui banchi: gli studenti protestano L’organizzazione studentesca Uds scenderà in piazza il 10 ottobre. Nel mirino la scarsa attenzione alle opinioni degli alunni. Replica la Puglisi (Pd): «Ci aspettiamo proposte, non solo proteste» di Maria Piera Ceci, Il Sole 24 Ore 29.9.2014
«Non basta parlare di scuola con annunci ad effetto». A parlare così
Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell’Uds, organizzazione
studentesca che si sta mobilitando contro le linee guida sulla
scuola presentate dal governo il 3 settembre. Il momento clou della
protesta sarà la manifestazione del 10 ottobre con l’Uds che conta
di mobilitare fino a 100mila studenti, con sit in e cortei in molte
città. Intanto in questi giorni nelle scuole si stanno già svolgendo
assemblee per confrontarsi e discutere della #buonascuola. Fuori e
dentro alcuni istituti, sono comparsi striscioni e cartelli.
Il motto è «non restare immobile, entra in scena», diventato anche
un hashtag su twitter. Ad accompagnare i tweet di #entrainscena,
anche le foto di studenti in piedi sui banchi. La scena è mutuata
dal celebre film «L’attimo fuggente» di Peter Weir, al termine del
quale i ragazzi come gesto estremo di protesta salgono appunto sui
banchi in difesa del loro appassionato insegnante, cacciato da una
scuola ingessata e impermeabile ai cambiamenti. «L'invito del
professor Keating del film è di osare, cambiare il proprio presente
e ripensare il proprio futuro - spiega ancora Lampis -. Salendo sul
banco è possibile ribaltare la prospettiva delle cose e l'unica
prospettiva che viene consegnata a noi giovani per il nostro futuro
è una prospettiva di precarietà e disoccupazione».
Molti i punti della #buonascuola che non piacciono agli studenti, a
partire da come si è arrivati all'elaborazione del testo. Per l'Uds
è mancato un coinvolgimento della parte studentesca. «Sembra che per
il governo noi studenti non esistiamo, proprio noi che ne siamo i
primi destinatari e avremmo dovuto partecipare alla sua estensione»,
dice Lampis. E la consultazione on line lanciata dal governo per
raccogliere pareri e suggerimenti per la scuola che verrà
rappresenta per gli studenti un piccolo passo avanti rispetto a
quanto accadeva in passato, ma di fatto si tratta solo un’operazione
di facciata. «La ministra Giannini - spiega Lampis - ha disertato
molti incontri con gli studenti e ha già fatto sapere che il
progetto del governo non subirà sostanziali modifiche». «Non è vero
- ribatte la senatrice Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd
-. Per la prima volta gli studenti hanno una straordinaria
opportunità che è quella di partecipare alla fase di ascolto e
vogliamo che gli studenti siano protagonisti in questa fase.
Vogliamo aprire un dialogo con tutte le componenti della società e
soprattutto con gli studenti. Ascoleteremo le proposte e solo dopo
la fase di ascolto scriveremo i decreti. E dagli studenti ci
aspettiamo non delle proteste ma delle proposte».
Altri punti contestati dagli studenti - come si legge nella loro
piattaforma - sono l'entrata dei privati nelle scuole, quello che
loro considerano l'appiattimento alle esigenze del modello
produttivo, il concetto malato di autonomia scolastica che si
trasformerebbe in lassismo da parte dello Stato sul fronte dei
finanziamenti e il ruolo dirigenziale-manageriale attribuito ai
presidi che si troverebbero così a gestire la loro squadra e a
scegliere direttamente i docenti migliori senza alcun controllo.
Inoltre - sempre secondo l'Uds - il piano scuola è basato sul
concetto di premialità, quando in questo momento di crisi economica
la nostra scuola avrebbe bisogno soprattutto di includere. «La
scuola pubblica non è più aperta a tutti - denunciaLampis - è sempre
più difficile accedere per gli alti costi (quello dei libri, dei
contributi volontari che arrivano a toccare i 150 euro l’anno,
quello dei trasporti). Chiediamo un forte investimento per il
diritto allo studio per arrivare alla piena gratuità dell'istruzione
perchè tanti di noi abbandonano gli studi non potendoseli più
permettere».
Contestato anche l'intento del governo di connettere sempre più
mondo della scuola e mondo del lavoro. «È un punto importante - dice
Lampis - ma non deve essere la scuola ad inseguire il mondo del
lavoro, i luoghi della formazione non possono essere asserviti agli
interessi dei mercati, ma dovrebbero guardare ad una prospettiva più
di lungo periodo». Infine la nota dolente dei finanziamenti. Nonostante i tanti annunci, secondo gli studenti, di investimenti reali se ne sono visti ben pochi. «Veniamo da una scuola massacrata dagli 8 miliardi dei tagli all’epoca del ministro Gelmini. Si ristabilissero almeno quelli. Non bastano i soldi stanziati per l’edilizia scolastica, servirebbero 13 miliardi secondo le stime della protezione civile. Al momento invece sono stati stanziati solo 584milioni, troppo poco». Di qui l'invito al premier Renzi perchè ascolti le piazze del 10 ottobre perchè «c’è un’intera generazione che vuole entrare in scena». |