Il piano di Renzi per la scuola

di Silvia Michieli, il Giornale di Letterefilosofia 3.9.2014

Si è fatto attendere ma alla fine è arrivato il documento (o meglio, le slides) con cui il Governo Renzi ha presentato le linee guida della riforma della scuola, l’ennesima: negli ultimi anni, infatti, i governi che si sono succeduti non hanno mancato di proporre la propria ‘soluzione’ al problema-scuola, in materia di reclutamento e di didattica. Il progetto del Governo non ha ancora la concretezza di un decreto legge, ma gode già una struttura ben delineata: le novità che attendono il mondo della scuola sono ripartite in sei sezioni, in ognuna delle quali viene analizzata la situazione attuale e vengono illustrati i progetti futuri da ora a cinque anni.

Proviamo quindi a riassumere i punti più importanti del progetto, con una particolare attenzione alla questione del reclutamento.

-Svuotamento ed eliminazione delle Gae, revisione delle Graduatorie di Istituto. Uno dei punti su cui il Governo è stato più chiaro è la necessità di eliminare le Graduatorie ad esaurimento, chiuse da ormai sette anni, dalle quali si attinge per reclutare il 50% dei docenti da assumere ogni anno (mentre il restante 50% dei posti è riservato ai vincitori di concorso). Degli attuali 155.000 iscritti alle Gae, circa 15 mila verranno assunti nel corso dell’a.s. 2014/2015, tutti gli altri verranno assorbiti nell’anno successivo 2015/2016, insieme a tutti i vincitori dell’ultimo concorso del 2012; l’assunzione degli iscritti porterà all’eliminazione definitiva delle Graduatorie ad esaurimento. Grandi cambiamenti sono previsti anche per le Graduatorie di Istituto, finora divise in tre fasce (la terza delle quali era aperta anche ai laureati sprovvisti di abilitazione), dalle quali veniva reclutato il personale per le supplenze brevi: con la riforma, le supplenze brevi verranno affidate ai  cosiddetti “docenti dell’autonomia“, ossia 20.000 nuovi insegnanti assunti in più, che saranno a disposizione delle singole scuole o di reti di più scuole per coprire le attività extra-curricolari e le supplenze brevi. In questo modo, il Governo intende garantire la continuità didattica: «Sarà certamente più utile per gli studenti vedere che le supplenze sono coperte da docenti con cui hanno già familiarità, perché della loro scuola (o rete di scuole), invece che da estranei che vedono per la prima volta». Le Graduatorie di istituto non verranno tuttavia eliminate completamente, ma ridotte ad un’unica fascia, alla quale potranno accedere solo gli abilitati (di fatto, verranno quindi eliminate le attuali I e III fascia).

-Il concorso del 2015. Nel 2015 verrà bandito il primo concorso, al quale potranno partecipare: i laureati in Scienze della Formazione primaria (V.O.) che si sono laureati dopo l’a.a. 2010-11; i congelati Siss; gli abilitati tramite Pas; gli abilitati con il Tfa-I ciclo; gli abilitati con Tfa-II ciclo (ammessi con riserva alle prove di selezione che si svolgeranno prima della fine del loro tirocinio); i laureati prima dell’a.a. 2001-2002 («che, ai sensi della normativa vigente, hanno diritto a partecipare al primo concorso utile bandito dopo l’approvazione della legge n. 124 del 1999»). Il piano futuro delle assunzioni prevede inoltre che nell’a.s. 2015/2016 il reclutamento avverrà per il 90% tramite l’assorbimento delle Gae; negli anni successivi avverrà invece esclusivamente tramite concorso. 

-L’abilitazione. Il secondo ciclo del Tfa, le cui prove di selezione sono ancora in corso, sembra essere l’ultimo: chi vorrà accedere all’insegnamento dovrà iscriversi ad un corso di laurea magistrale, creato ad hoc per i futuri insegnanti e ad accesso programmato, che consentirà di svolgere, dopo aver superato tutti gli esami, un semestre di tirocinio, superato il quale si verrà abilitati. Un simile progetto era già stato proposto dal ministro Gelmini, senza però aver mai visto la luce. Su questa parte del programma, i punti interrogativi sono però molti: in primis, la creazione di questi nuovi corsi di laurea abilitanti dovrà trovare d’accordo anche le università, che dovranno cambiare la loro offerta formativa (modificando corsi di laurea già esistenti, aprendone di nuovi o chiudendo quelli meno frequentati), avendo però a disposizione le stesse (risicate) risorse economiche e lo stesso numero di docenti. L’altra questione da non sottovalutare riguarda gli attuali studenti dei corsi di laurea magistrale, che non hanno potuto provare ad accedere al Tfa né hanno avuto la possibilità di provare ad entrare a un corso di laurea abilitante: secondo quanto si legge dal documento «per chi scoprirà di avere una “vocazione tardiva”, magari dopo anni dalla laurea, servirà sostenere gli esami caratterizzanti del biennio specialistico – dopo aver però superato le prove per il numero chiuso». Anche se non si tratta di studenti con una “vocazione tardiva”, sembra essere questa la sorte di chi si ritrova attualmente in un limbo: attendere l’attivazione delle nuove magistrali, superare il test di ammissione, sostenere gli esami mancanti e il tirocinio e ottenere l’abilitazione per partecipare ai prossimi concorsi.

-La nuova didattica. Le materie che verranno potenziate sono la Storia dell’arte, l’Educazione fisica e le lingue straniere. Per quanto riguarda la Storia dell’arte, questa verrà estesa anche al biennio delle scuole superiori dove è prevista solo negli ultimi tre anni, assicurando una continuità con le scuole medie. Per contrastare il tasso di obesità infantile ed educare gli studenti allo sport e all’esercizio fisico, verrà inserita un’ora di ginnastica in più nelle classi dalla II alla V elementare. Il generale potenziamento dell’insegnamento delle lingue straniere, soprattutto dell’inglese, verrà accompagnato anche dalla sperimentazione Clil (Content Language Integrated Learning), già obbligatoria nell’ultimo anno degli istituti tecnici ed estesa anche alla scuola primaria e secondaria di primo grado. Il piano del Governo intende inoltre potenziare l’alfabetizzazione digitale, sollecitando gli studenti ad essere “produttori digitali”: dal prossimo autunno partirà infatti il progetto Code.org che introdurrà il coding – la programmazionenelle scuole italiane. Gli studenti impareranno a «risolvere problemi complessi applicando la logica del paradigma informatico, anche attraverso attività ludiche». Un’ultima nota è dedicata all’”analfabetismo finanziario” che tocca gli studenti italiani, la maggior parte dei quali non possiede le conoscenze adeguate per comprendere i meccanismi economici e finanziari: per correre ai ripari, il piano del Governo prevede di valorizzare discipline come economia e diritto anche nei licei.

-I finanziamenti pubblici e quelli privati.  Sul versante economico, gli obiettivi del Governo sono stabilizzare e incrementare il finanziamento pubblico e attrarre finanziamenti privati (da parte dei cittadini, di fondazioni o aziende). In primis, si intende stabilizzare il Mof (Fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa) e rendere trasparente il suo impiego, attraverso il portale Scuola in chiaro 2.0, che permetterà ai cittadini e al Miur di controllare il reale impiego dei fondi pubblici (come viene già fatto per i Fondi Europei). Ai fondi del Mof si aggiungono quelli del Pon Istruzione: il programma nazionale che utilizza i Fondi Europei per riqualificare il settore scolastico. L’intenzione del Governo è inoltre quella di aprire anche al finanziamento privato, attraverso incentivi fiscali e semplificazioni burocratiche: i fondi privati potranno essere impiegati per la ristrutturazione degli stabili, la ristrutturazione di laboratori, l’acquisto di nuovi materiali o la creazione di nuovi progetti che avvicinino gli studenti al mondo del lavoro.

Le novità sono quindi tante, ma per ora rimangono solo slides, la cui lettura è comunque consigliata a tutti, perché tracciano un chiaro quadro della situazione attuale e ovviamente per comprendere quali potrebbero essere i futuri scenari.