Il piano scuola di Renzi? Fumo negli occhi di Alvaro Belardinelli, Pavone Risorse 8.9.2014 Trombe, grancasse e lacchè scatenati: la macchina della disinformazione renziana, lanciata a tutta birra, vuole convincerci che il simpatico boy-scout gradito a Berlusconi ha in tasca Verità e soluzioni sulla Scuola. E così Lorsignori straparlano di “carriera dei docenti” e di “premiare l’impegno”: che, tradotto in italiano, significa assunzione diretta di Docenti e ausiliari da parte di Dirigenti onnipotenti e fuori controllo. Come nella scuola privata. Promettono assunzioni per tutti i precari, ma non vogliono nemmeno restituire i quaranta milioni risparmiati con gli “errori” da loro stessi riconosciuti nella riforma Monti-Fornero (quella che costringe a lavorare i quattromila “quota 96” , che già dovrebbero godersi la meritata pensione). Figuriamoci se tireranno fuori i soldi per le assunzioni. Eppure “Renzie” non è nuovo a facezie. A differenza di molti giornalisti ossequiosi e “smemorati”, noi ricordiamo bene la sua sparata sui tre miliardi e mezzo per restaurare le scuole (solo un quinto delle quali sono a norma): tre miliardi e mezzo che poi sono diventati centocinquanta milioni (quelli già stanziati da Letta), e per appalti scorrettamente scaricati sulle scuole (invece che sui comuni), e che apriranno (forse) nell’estate 2015. I nostri governanti si riempiono la bocca con la sparizione (fisica?) dei precari, paragonati addirittura (dalla Ministra Giannini al Meeting di CL!) a batteri patogeni. Ma nascondono l’imbroglio: sostituzioni e supplenze scaricate sui Docenti stabili, e per di più senza retribuzione o per pochi spiccioli. E tutto questo Lorsignori lo ribadiscono senza arrossire, presentandolo anzi come una grande conquista. Potenza di una grancassa mediatica che farebbe invidia a Goebbels, e che sprofonda l’Italia in fondo alla classifica della libertà d’informazione. Intanto Lorsignori tramano per togliere un anno alle Superiori (così da ramazzare altri soldi pubblici tagliando sessantamila cattedre), e per aumentare l’orario dei Docenti senza una lira in più, continuando ad infamarli col mito del loro “poco lavoro” e delle loro “troppe ferie”; e promettendo il cosiddetto “aumento” a chi facesse più ore (come se gli straordinari non esistessero già). Il piano inconfessabile è in realtà il seguente, condiviso da Destra e “sinistra”: trasformare la Scuola Statale a immagine e somiglianza dei diplomifici privati (spesso confessionali); sebbene una dettagliata denuncia del Sindacato Unicobas Scuola (già nelle mani della Ministra, che fa finta di niente) abbia dimostrato che i suddetti diplomifici non verificano frequenza né profitto degli studenti e non pagano i Docenti (rifornendoli però dei punti indispensabili per sorpassare i precari pubblici nelle graduatorie di merito). Parlando di “risorse private” da destinare alle scuole, Renzi si mette in riga con i sostenitori del disegno di legge Aprea (e Ghizzoni) di Forza Italia (e PD): quello che vorrebbe piazzare Consigli di Amministrazione a capo di scuole-aziende gestite direttamente da privati. Quando declama le lodi dell’“alternanza scuola-lavoro”, intende cedere agli industriali gli studenti dei Professionali e dei Tecnici come forza lavoro non pagata, affinché imparino ad eseguire compiti minimali senza porsi troppe domande. Quando millanta il “criterio del merito per l’avanzamento e per la definizione degli scatti stipendiali” dissimula l’intento di eliminare gli automatismi d’anzianità, che in tutto il mondo civile esistono soprattutto per i Docenti (nella neoliberistica Svizzera sono addirittura annuali, e solo per gli insegnanti), perché in tutto il mondo civile si riconosce che ad insegnare si impara principalmente insegnando. |