Il prossimo luglio tutte le scuole italiane dovranno pubblicare i
«rapporti di autovalutazione» costruiti sulla base di format e
indicatori comparabili (per consentire il confronto tra istituti con
stessi indirizzi di studio e simili background socio-economici).
Se non è una rivoluzione poco ci manca visto che finora i risultati
delle prove Invalsi (i test in italiano e matematica somministrati a
metà giugno) sono consultabili da tutti solo a livello di singole
regioni, mentre i dati di dettaglio sono inviati, in via riservata,
a ciascuna scuola (che poi può scegliere se renderli pubblici sul
proprio sito internet - di solito lo fanno gli istituti che
ottengono i risultati migliori).
Operazione trasparenza
A questa, più o meno, completa "operazione trasparenza" ci si
arriverà a gradi. Tutti i passaggi sono indicati nella direttiva
sulla valutazione degli istituti scolastici che è alla firma del
ministro, Stefania Giannini, e che, di fatto, renderà operativo il
Dpr n. 80 del 2013 sul sistema nazionale di valutazione.
I tempi
Entro il mese di ottobre l'Invalsi dovrà mettere a disposizione di
ogni scuola un format con gli indicatori comuni di valutazione. Ci
saranno «dati comparativi»: «In modo tale che ciascun istituto avrà
le proprie informazioni e quelle di scuole che più gli
assomigliano», ha sottolineato il dg per gli Ordinamenti scolastici
e la Valutazione del Miur, Carmela Palumbo.
A partire da queste informazioni ciascuna scuola dovrà elaborare -
durante i primi sei mesi del 2015 - un «rapporto di
autovalutazione», che conterrà pure l'eventuale piano di
miglioramento (da aggiornare, poi, di anno in anno). A luglio
prossimo, come detto, ciascun istituto dovrà rendere pubblico (sulla
piattaforma «Scuola in Chiaro») il rapporto di autovalutazione. Da
settembre 2015, con il nuovo anno scolastico, scatterà la
valutazione esterna che interesserà solo alcune scuole selezionate e
sarà svolta dai nuclei composti dagli ispettori ministeriali.
Il piano di miglioramento
L'obiettivo del governo non è creare competizioni e classifiche di
istituti scolastici, con premi e sanzioni (sulla falsariga delle
sperimentazioni degli ultimi anni - poi stoppate da Francesco
Profumo). «Puntiamo piuttosto a sostenere le scuole, incoraggiandole
al miglioramento continuo dei servizi offerti agli studenti - ha
spiegato Palumbo -. Per questo la parte più importante della
valutazione sarà proprio il piano di miglioramento che va fatto bene
e poi realizzato». Il sistema disegnato dal ministero
dell'Istruzione «ci avvicina ai modelli di valutazione più avanzati
di Europa, come quello inglese e olandese», ha commentato Giorgio
Allulli, esperto di valutazione dei sistemi educativi. Anche il
Regno unito, per esempio, assegna un ruolo fondamentale al piano di
miglioramento: «La valutazione esterna è più incisiva solo nelle
scuole con maggiori carenze», ha aggiunto Allulli.
Indicatori Invalsi
Gli indicatori che l'Invalsi invierà alle scuole per
l'autovalutazione non saranno solo sugli apprendimenti. Ma anche su
organizzazione e dotazioni scolastiche, contesto socio-economico,
tipologia di utenza del singolo istituto. Questo per far sì che non
si mettano a un confronto una scuola di una periferia di una
località disagiata con un istituto di un quartiere residenziale di
una grande città. Ora c'è necessità di aggiornamento e formazione ad
hoc per gli insegnanti (che dovranno gestire statistiche,
indicatori, fare confronti adeguati) e soprattutto bisognerà far
decollare al meglio questo sistema di valutazione delle scuole (ce
lo chiede da anni l'Europa) per far sì che i dati resi pubblici dai
singoli istituti siano i più veritieri possibili (senza quindi
nascondere la cenere sotto il tappeto). Altri nodi da sciogliere:
l'esiguo numero di ispettori ministeriali da impegnare nella
valutazione esterna (per ora ce ne sono una 50ina) e il
finanziamento stabile all'Invalsi. Servirebbero almeno 10 milioni
l'anno (oggi l'asticella si ferma a 4-5 milioni).