Settembre. Un nuovo anno scolastico è iniziato e l’attenzione di
politici e dell’opinione pubblica si è concentrata sulla scuola. Un
po’ per gli annunci di riforma, ma anche perché siamo tutti
genitori, figli, zii, nonni o nonne e quindi il mondo della scuola
fa parte, nel bene e nel male, del nostro vivere quotidiano o di
quello dei nostri cari. Quello che è certo, al di la delle proposte
di rivoluzionare la scuola è che molti studenti italiani sentiranno
sia sui banchi di scuola che a casa la minaccia “Studia! Altrimenti
sarai bocciato”. In teoria la bocciatura dovrebbe servire a
permettere a uno studente che è rimasto indietro nel programma di
“mettersi in pari” per riuscire poi a proseguire gli studi con
profitto. Tuttavia lo studio OCSE PISA che confronta i dati sulle
bocciature e sulle competenze scolastiche degli studenti 15-enni in
più di 65 paesi nel mondo mostra che far ripetere anni scolastici
non è di aiuto per gli studenti che ripetono un anno, comporta costi
elevati per il sistema paese e non solo non aiuta a promuovere
maggiore equità nel sistema, ma rinforza le differenze tra studenti
con un diverso background socio-economico. In Italia ci sono ancora
troppi bocciati: il 17% degli studenti quindicenni ha dichiarato di
aver ripetuto almeno un anno scolastico, rispetto a una media OCSE
del 12%.
Guarda il rapporto Ocse-Pisa
sui ripetenti nel mondo
Gli studenti persi e il mancato recupero
Inoltre, mentre in molti paesi dei Paesi con livelli molto alti di ripetenti il numero di studenti che ha ripetuto una classe è diminuito, in Italia il numero degli studenti ripetenti è aumentato. In Italia tra il 2003 e il 2012, la percentuale di studenti che ha dichiarato di aver ripetuto almeno un anno scolastico è aumentata di 2 punti percentuali, mentre in Francia che nel 2003 registrava il 39% di ripetenti nel 2012 questo era sceso al 28%. Lo studio PISA mostra che purtroppo in Italia, come in molti altri paesi, tra gli studenti che ottengono gli stessi risultati in matematica, comprensione di testi e scienze, gli studenti socialmente svantaggiati hanno più probabilità di ripetere un anno rispetto agli studenti più favoriti. Gli studenti socio-economicamente svantaggiati hanno meno possibilità di ricevere aiuto durante l’anno scolastico grazie a corsi di recupero e lezioni private. Gli studenti svantaggiati spesso hanno maggiori problemi comportamentali, arrivano in ritardo e saltano lezioni o giorni di scuola. Invece che intervenire sui problemi che determinano un allontanamento progressivo di troppi ragazzi dalle classi, il mondo scuola in Italia si basa ancora sull’uso della bocciatura come strumento per punire. Uno dei possibili risultati e’ la scarsa motivazione dei ragazzi e gli alti livelli di dispersione scolastica. L’esigenza di fare ripetere una classe implica costi elevati: alla spesa di un anno aggiuntivo d’istruzione bisogna infatti aggiungere il mancato introito per la società quando si differisce di almeno un anno l’ingresso dello studente bocciato sul mercato del lavoro. In Italia, il costo delle bocciature rappresenta il 6,7% della spesa annua nazionale per l’istruzione primaria e secondaria – ovvero 47.174 dollari (circa 36 mila euro) per studente che ripete l’anno. Prevenire è meglio che curare. Vale nel mondo della sanità pubblica, ma vale anche, e soprattutto, nel mondo della scuola. Prevenire è meglio che curare e le bocciature sono costose e non curano il problema dello scarso profitto e motivazione degli studenti italiani. Ridurre le bocciature potrebbe aiutare a risparmiare risorse da investire nella prevenzione: per aiutare i ragazzi in modo personalizzato durante l’anno affinché’ non si creino lacune nel processo di apprendimento e per affiancare ragazzi demotivati e con scarso attaccamento alla scuola.