dopo la scuola

Dall’inglese al nuoto:
è bulimia dei corsi extra, fino a 500 euro al mese

Spese da capogiro e calendari di appuntamenti degni di un manager per bambini
e ragazzi di scuole elementari e medie. Ma gli esperti avvisano: «Ci vuole equilibrio»

di Valentina Santarpia, Il Corriere della Sera scuola 22.9.2014

Lunedì inglese, martedì nuoto, mercoledì calcio, giovedì teatro, venerdì basket:ecco il calendario tipo dei bambini e dei ragazzi, travolti da un vero consumismo delle attività extrascolastiche, in una bulimia - genitoriale più che personale - di corsi, impegni e appuntamenti da fare invidia ad un manager. Nel multiforme mondo delle associazioni no profit e private che li gestiscono, è difficile quantificare: ma se l’Istat dice che il 64,4% dei bambini tra i 6 e i 10 anni svolge un’attività fisica, e se si tiene conto che le istituzioni sportive sono il 30,8% delle istituzioni no-profit censite, si ha l’idea di un fenomeno che invade trasversalmente fasce sociali, geografiche, di reddito. Ma quest’overdose è utile? «La mia risposta è no - risponde Clotilde Pontecorvo, docente di Psicologia dell’educazione dell’università La Sapienza». «Non serve né ad identificare degli eventuali talenti né ad afferrare delle alternative educative. E peraltro è molto pressante e faticoso, sia per i genitori che per i bambini. Il vero problema è che quest’esigenza nasce da due carenze molto forti della scuola: la quasi totale assenza di musica e sport nell’orario scolastico. L’attività motoria è fondamentale per il corretto sviluppo fisico del bambino e del ragazzo e per la sua socializzazione. E per quanto riguarda la musica, noi siamo animali con prevalenza uditiva: è fondamentale la musica fin dalla prima infanzia per sviluppare questa capacità. Per fortuna adesso c’è una proposta in discussione per portare la musica nelle scuole, speriamo che vada avanti». La proposta è quella nata dall’accordo tra il ministro Stefania Giannini e il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, che dovrebbe appunto valorizzare alcune materie, tra cui la musica. Ma siamo ancora in fase di elaborazione. Sull’altro fronte, quello dell’educazione fisica, qualcosa si sta muovendo: è stato appena presentato il piano «sport di classe», per introdurre attraverso l’impegno del Coni e del Miur, due ore di educazione fisica settimanali per tutte le classi terza, quarta e quinta primaria, fin da novembre. Il piano prevede anche un tutor sportivo per ogni scuola elementare, e un kit d materiale sportivo da realizzarsi anche con il finanziamento dei privati. Intanto, però, le famiglie continuano a firmare moduli di iscrizione, e a pagare.

Dai 30 ai 500 euro al mese

Sì, perché nella maggior parte dei casi questi corsi incidono, anche pesantemente, sul bilancio familiare. Secondo una stima del Codacons, i prezzi di un anno di iscrizione alle scuole calcio per bambini, variano tra i 200 e i 900 euro a Roma, a seconda della zona e della struttura. A Milano, si parte da un minimo di 300 per arrivare sempre a 900 euro. Il prezzo medio di un corso di nuoto per bambini varia tra i 300 e i 450 euro all’anno. A Milano si paga un po’ di più: tra i 370 e i 500 euro.Le lezioni di chitarra costano in media 15/20 euro allora, i corsi di teatro tra gli 8 e i 12 euro, la danza classica o moderna 10 euro, l’inglese tra i 15 e i 17 euro, il pianoforte tra i 15 e i 25 euro. E senza considerare la consueta «tassa» di iscrizione , che si paga ad inizio corso, che si aggira intorno ai 50 euro, e serve a coprire tutte le spese (dall’assicurazione al riscaldamento) connesse. Bastano due conti per capire come una famiglia può arrivare a spendere, per un solo figlio, dai 100 ai 500 euro al mese. E anche se per i fratelli sono sempre previsti piccoli sconti (dal 10 al 15%), il conto finale è sempre da capogiro. Chi se lo può permettere? «Credo che ci siano due tipologie di famiglie dirette verso queste scelte- spiega Susanna Mantovani, pedagogista dell’università di Milano La Bicocca - i genitori che non hanno problemi economici e che vogliono attrezzare il figlio il più possibile perché il mondo è difficile. E poi quelli che non possono esserci, perché lavorano, e allora preferiscono impegnare i bambini e i ragazzi in qualcosa di concreto piuttosto che abbandonarli tutto il giorno sul divano». Ma ci sono piccole regole per non strafare? «La prima è: se si comincia un’attività, non mollare, almeno non subito, bisogna proseguire per un po’. E poi, ci vuole equilibrio e misura. Si tende ad eccedere, forse perché la scuola viene ritenuta inadeguata. La bulimia dei corsi è solo lo specchio di un mondo educativo difficile, il segnale di qualcosa che non va».

Parola d’ordine: divertirsi

Le scuole aperte il pomeriggio, con l’organizzazione pubblico-privata per organizzare corsi e attività per bambini a costi (e complicazioni) contenuti, potrebbero ridurre l’overdose di spese, spostamenti, la sovrapposizione selvaggia di attività. Lo dimostrano gli esperimenti già avviati, quelli dove nei cortili e nelle palestre degli istituti il pomeriggio si tengono corsi più economici e accessibili agli studenti, in genere gestiti da piccole associazioni del territorio. Intanto, come scegliere le attività giuste, per una buona crescita fisica e psicologica dei nostri figli?
«Non va bene la specializzazione, i bambini devono sperimentare tutto e poi scegliere»
«La prima regola è: divertirsi - risponde il professor Gianfranco Beltrami, specialista in medicina dello sport, università di Parma - Il bambino dovrebbe innanzitutto provare tutti gli sport, per capire cosa gli piace di più. Non andare verso un’eccessiva specializzazione, spinto dai genitori. L’importante è che, nei primi anni, sviluppi destrezza, equilibrio, coordinazione. Judo e nuoto sono adatti a tutti, ma non sono gli unici. Purtroppo anche le società sportive tendono a selezionare in età sempre più precoce i futuri ragazzi da allenare, e li spingono verso l’agonismo. Non va bene: è giusto che un ragazzino si indirizzi verso uno sport che è più adatto a lui- un tipo alto ad esempio potrà dedicarsi al basket e alla pallavolo, uno piccolino al calcio- e che lo attira di più- solitario o di squadra- ma il principio resta sempre lo stesso, per tutti i tipi di corsi: il divertimento».