riforme
Precari azzerati entro un anno, Sul sito passo dopo passo il testo che spiega i passaggi chiave delle novità in arrivo per insegnanti, presidi, studenti: tra le novità, gli scatti degli insegnanti legati al merito di Valentina Santarpia, Il Corriere della Sera scuola 3.9.2014
Un piano da tre miliardi per stabilizzare centocinquantamila
insegnanti nel 2015, di cui 80 mila maestri per le scuole
dell'infanzia e della primaria: circa 20 mila serviranno per coprire
le cattedre scoperte, mentre i restanti 60 mila saranno usati come
organico funzionale di questi cicli, sostituendo i colleghi nei
momenti delle assenze o sostenendo i passaggi più delicati. Ecco una
delle novità fondamentali contenute nel
piano scuola, la «riforma» annunciata dal premier Matteo Renzi
come la chiave di volta per cambiare il Paese e presentata sul sito
passo dopo passo con un video del premier Matteo Renzi. Gli
altri 77.596 neo assunti saranno impiegati nelle scuole secondarie,
di primo e II grado. Dopo l'abbattimento della massa forte dei
precari, che potrebbe costare anche 300-350 milioni in meno per
l'abolizione delle supplenze, il reclutamento dal 2015 in poi
avverrà con concorso triennale, per cui entro il 2018 saranno
assorbiti altri 40 mila nuovi insegnanti, in vista di un vero
svecchiamento del nostro corpo docente, tra i più anziani dei Paesi
dell'Ocse. «Oggi tiriamo una linea col passato. Percorso di
rinnovamento coinvolgerà tutti», sottolinea il ministro
dell'Istruzione Stefania Giannini. Il 15 settembre, infatti, partirà
una fase di consultazione, aperta fino al 15 novembre a tutti i
protagonisti della scuola, per raccogliere idee, opinioni,
suggerimenti. Scettica l'ex ministro dell'Istruzione del governo
Berlusconi, autrice dell'ultima, contestata riforma: «Speriamo non
siano solo annunci», twitta Maria Stella Gelmini.
La arta di identità della scuola si avvia a diventare realtà. A
partire dal 2015 per ogni scuola saranno pubblicati i flussi di dati
sull'organizzazione della scuola, i rapporti di autovalutazione di
ogni scuola, i bilanci degli istituti, tutti i progetti finanziati
attraverso il MOF o altri fondi, e una mappatura delle interazioni
delle scuole con il territorio. I dati saranno pubblicati sulla
piattaforma «Scuola in chiaro 2.0», in forma aggregata e per ogni
singola scuola. Sempre nell'ottica di rendere noti i risultati
ottenuti dalle scuole, viene individuato in ogni istituto un docente
mentor, che segue per la scuola la valutazione, coordina le attività
di formazione degli altri docenti, e in generale aiuta il preside e
la scuola nei compiti più delicati legati alla valorizzazione delle
risorse umane nell'ambito della didattica. Come viene scelta questa
figura così delicata? A occuparsene sarà il nucleo di valutazione
interna, tra i docenti che per tre trienni consecutivi hanno avuto
uno scatto di competenza. Il mentor, che oltre al suo stipendio avrà
un'indennità extra, rimarrà in carica per tre anni e potrà essere
riconfermato.
Un docente di scuola materna o elementare parte da una media di uno
stipendio annuo lordo di quasi 32 mila euro per arrivare a 47 mila
dopo 35 anni di servizio. Uno di scuola media parte da 34 mila per
approdare a quasi 52 mila. Un docente di scuola superiore si vede
assegnare una busta paga annua lorda media di 34 mila euro per
giungere, alla fine della carriera, a quasi 54 mila euro. Questo è
l'attuale sistema degli scatti di anzianità, che prevede che gli
aumenti degli stipendi degli insegnanti siano automatici. Ed è
questo il sistema che la riforma Renzi vuole scardinare,
introducendo il concetto di merito per l'assegnazione degli scatti.
Quindi: chi più fa, più avrà, anche in termini economici. Il docente
potrà dimostrare quanto vale attraverso crediti didattici,
formativi, e professionali. Lo stipendio base così potrà essere
integrato nel corso degli anni in due modi: attraverso gli scatti di
competenza, legati all'impegno e alla qualità del proprio lavoro,
ogni tre anni; oppure attraverso le attività aggiuntive, che ogni
anno potranno «fruttare» all'insegnante una remunerazione
aggiuntiva. Ma anche gli scatti di competenza non saranno
generalizzati: ne avranno diritto due terzi (il 66%) di tutti i
docenti di ogni scuola o rete di scuole, quelli che avranno maturato
più crediti nel triennio precedente. Per avere un'idea, un docente
di scuola superiore potrebbe avere, con lo scatto di competenza, 60
euro netti al mese ogni tre anni. A fine carriera, i docenti
migliori potranno arrivare a guadagnare fino a 9 mila euro netti in
più rispetto al loro stipendio base, cioè circa 2 mila euro in più
di quanto guadagnerebbero a fine carriera con il sistema attuale.
Tutti i docenti saranno trasferibili, in modo da far sì che ogni
scuola schieri la miglior squadra possibile: la mobilità di tutti i
docenti è un altro dei punti chiave della riforma della scuola, che
prevede che i curricula degli insegnanti siano resi fruibili in
maniera trasparente, in modo che le informazioni servano alle scuole
per selezionare al meglio gli organici funzionali. La mobilità sarà
incoraggiata anche con gli scatti stipendiali, che non saranno più
solo di anzianità, ma legati alla maturazione dei crediti, alle
competenze, alla valutazione delle scuole. Questo sistema,
nell'ottica di lungo periodo, permetterà di migliorare le scuole di
tutta Italia: i docenti mediamente bravi, infatti, per avere più
possibilità di maturare lo scatto, potrebbero volersi spostare in
scuole dove la media dei crediti maturati dai docenti è
relativamente bassa e quindi verso scuole dove la qualità
dell'insegnamento è mediamente meno buona, aiutando così a invertire
la tendenza. Le scuole potranno contare sui loro docenti per almeno
tre anni consecutivi, ma è chiaro che, incoraggiando la mobilità, il
meccanismo complessivamente ridurrà le disparità tra le scuole.
Questa mobilità geografica andrà di pari passo con la mobilità
professionale: i docenti potranno cioè avere la possibilità nella
loro carriera di svolgere tanti lavori diversi, in modo da
migliorarsi e realizzare la vera autonomia.
Un'ora a settimana di educazione fisica nella classi dalla II alla V
elementare, due ore di musica al quarto e quinto anno (sempre nella
scuola primaria), storia dell'arte e disegno rafforzati nel biennio
dei licei e degli istituti turistici: «Con musica e storia dell'arte
riportiamo la creatività in classe- spiega il rapporto - ma
l'energia passa anche attraverso il corpo», ed è per questo che
l'obiettivo è far partire un grande progetto per l'educazione
motoria e lo sport a scuola, con accordi con le istituzioni sportive
e sinergie con finanziamenti dell'Unione europea.Ma, come
preannunciato, grande valore sarà dato anche alle lingue: la strada
è quella già sperimentata alle scuole superiori con il CLIL,
l'insegnamento di una materia completamente in inglese. Se il CLIL è
obbligatorio dall'anno prossimo al quinto anno dei licei e degli
istituti tecnici, «va esteso significativamente anche nella scuola
primaria e in quella secondaria di primo grado». Infine,
l'alfabetizzazione digitale, con l'introduzione del coding, la
programmazione, a partire dall'autunno, dalla scuola primaria in su,
anche attraverso giochi. L'obiettivo è che entro il 2017 il 40%
degli studenti sia coinvolto con la piattaforma italia.code.org, uno
studente su quattro completi un'ora intera di code, e il 9% completi
il percorso di 20 lezioni. Fin dal prossimo anno, sarà attivato
quindi un programma per «digital makers», in modo che ogni studente
abbia la possibilità di vivere almeno un'esperienza di
consapevolezza digitale. Ma oltre all'analfabetismo digitale c'è
anche quello finanziario: e allora ecco che l'economia diventa
disciplina per tutte le scuole superiori, licei compresi. Il tutto
passa, ovviamente, per la formazione continua dei docenti, che
dovranno obbligatoriamente raggiungere un certo numero di crediti
formativi all'anno per migliorare la qualità
dell'insegnamento/apprendimento.
La scuola è anche vista come strumento per combattere la
disoccupazione: come già ampiamente annunciato, uno dei punti della
riforma è quello di abbattere il tasso record di disoccupazione
giovanile, che in parte non dipende dal ciclo economico, ma dal
disallineamento tra la domanda di competenze che il mondo esterne
chiede alla scuola di sviluppare e quello che effettivamente la
scuola offre. La soluzione? Offrire percorsi di didattica in realtà
lavorative aziendali, non più saltuariamente, ma stabilmente,
passando dagli 11 milioni di euro stanziati nel 2014 per
l'alternanza scuola lavoro a circa 100 milioni di euro all'anno. E
potenziando la rete di accordi con associazioni professionali,
organizzazioni datoriali, pubbliche amministrazioni ed enti del
terzo settore, ma anche con istituzioni culturali, centri di ricerca
e incubatori, anche offrendo loro incentivi, attraverso lo «school
guarantee». Ma visto che in Italia il numero di laureati in materie
scientifiche è al di sotto della media europea, il piano punta anche
sui laboratori nelle scuole superiori, per stimolare la capacità di
problem solving degli studenti : i 300 milioni necessari ad
acquistare nuovi macchinari (stampanti 3D, frese laser, componenti
robotici, etc.) proverranno per almeno un terzo da fondi ordinari
MIUR e saranno integrati da risorse europee. Ma fondi potranno
essere ricavati anche attraverso «school bonus», bonus fiscali sulla
falsariga dell'art bonus per investimenti nella scuola da parte di
cittadini, associazioni, fondazioni, imprese.
Non più tecnologie «pesanti», come lavagne interattive multimediali, tablet, computer, ma connessione per tutti: come anticipato, il governo non insegue più la dotazione a tutti i costi di strumenti alle scuole, ma punta a superare il gap digitale, che vede quasi una scuola su due senza rete e solo il 10% delle scuole primarie e il 23% di quelle secondarie connesse ad internet con rete veloce. Sarà quindi rifinanziato il bando per il wi-fi nelle scuol anche per il 2015 e il 2016, per un totale di circa 15 milioni di euro, verranno promossi collegamenti tra le scuole dei centri più piccoli e remoti con scuole madre attraverso le tecnologie digitali e favoriti incentivi per ridurre i costi per le famiglie di dispositivi mobili per la didattica e libri digitali.La scuola sarà quindi sempre più aperta, non solo digitalmente, ma anche fisicamente: l'orario potrà essere allargato, sulla scia degli esempi virtuosi che saranno presentati al forum in programma per ottobre, ampliando la propria offerta con associazioni sportive, culturali, e così via. Le risorse? potranno arrivare anche attraverso i privati, con percorsi di crowfunding per finanziare progetti e iniziative |