La buona scuola, di Renzi e Giannini:
“Capitolo 1, Assumere tutti i docenti
di cui la buona scuola ha bisogno”

di  Paolo Fasce, Pavone Risorse 4.9.2014

Devo cominciare questo mio commento col riconoscere il fatto che fino a pochi anni fa ci si muoveva in un contesto nel quale il vocabolo che fungeva da centro di gravità del dibattito era “tagli”. Questo cambio di prospettiva va riconosciuto, per correttezza e onestà intellettuale, e di conseguenza le critiche al piano devono essere collocate secondo ordini di grandezza decisamente inferiori.

La notizia buona è il piano straordinario di assunzioni che prevede l'assorbimento di tutti gli iscritti alle GaE e di tutti gli idonei all'ultimo concorso. È un modo di procedere che è senz'altro dettato dalla situazione al contorno, in particolare dalle imminenti delibere del giudice europeo, ma che si colloca entro un paradigma nuovo, quello di chi tenta di evitare la guerra tra poveri (in questo caso, tra iscritti alle GaE e idonei al concorso).

L'organico di rete è una buona idea per riallocare su posti stabili gli spezzoni e per attaccare quello che ho chiamato “precariato fisiologico”. Con la proliferazione di istituti con più indirizzi, e conseguenti diversi codici meccanografici, queste cattedre spesso esistono addirittura entro le mura di una stessa scuola. Giacché non sempre è così, considerato il fatto che l'organico funzionale vedrà necessariamente un significativo numero di “ex soprannumerari” impiegati in compresenze e servizi accessori, le cattedre potrebbero diventare “miste” con la formula: spezzone + compresenze.
Il documento, qui mi concentro soprattutto sul primo capitolo 1 “Assumere tutti i docenti di cui la buona scuola ha bisogno”, contiene grafici e dati che consentono di valutare la questione con una certa consapevolezza, ad esempio quella che implicitamente riconosce gli errori del passato nella deficiente programmazione territoriale delle abilitazioni che vede un surplus di insegnanti di scienze motorie, musica ed educazione artistica ai quali si immagina di dare un ruolo.

La semplicità di riallocazione degli insegnanti della scuola dell'infanzia e della primaria consentirà di recuperare le compresenze del vecchio, e vero, tempo pieno, ma soprattutto consentirà di estendere questo modello anche in meridione.

I 20.000 docenti che passeranno al cosiddetto “organico dell'autonomia”, estendono il concetto di “evoluzione dell'insegnante di sostegno”, mentre è senz'altro positiva la possibilità di cogliere l'occasione di distaccare parzialmente dalla cattedra gli insegnanti anziani, allocandoli parzialmente su questa figura. Anche in questo modo l'età media della classe docente, almeno quella “che entra in classe” si abbassa, con conseguenti benefici per gli studenti.

Di fronte a tante buone notizie, restano le paure e qualche obiezione. Resisterà questo piano alla prova della traduzione giuridico legislativa? Saranno cioè capaci di scrivere leggi inoppugnabili e capaci di affrontare gli inevitabili ricorsi che seguiranno? In altre parole, gli abilitati coi TFA e coi PAS che aspirano all'inserimento per via politica alle GaE e che saranno relegati nelle Graduatorie d'Istituto (potate dai non abilitati, che comunque seguono e non interferiscono) e ai quali si prospetta il solo accesso tramite concorso? Saprà il MIUR intervenire sulle Università affinché i posti banditi sui futuri TFA siano commisurati alle esigenze concorsuali successive?