Renzi anticipa la riforma della scuola
Il premier: «Risorse dalla legge di stabilità,
Lorenzo Vendemiale, La Stampa 2.9.2914 In attesa del «pacchetto» completo e dopo l’assaggio offerto ieri con la copertina, Matteo Renzi oggi, col contagocce, attraverso la sua “enews”, ha anticipato alcuni dei contenuti de «La buona scuola», le Linee guida per un restyling dell’istruzione che, dopo una meditata gestazione, approdano domattina sul web. Poche gocce significative. Premettendo che il Governo non farà l’ennesima riforma della scuola ma prospetta un nuovo patto educativo, il presidente del consiglio è passato alla sostanza. «Proporremo agli insegnanti - ha spiegato - di superare il meccanismo atroce del precariato permanente e della supplentite, ma chiederemo loro di accettare che gli scatti di carriera siano basati sul merito e non semplicemente sull’anzianità: sarebbe, sarà, una svolta enorme». A proposito di precariato, il ministro Giannini, da Bruxelles, ha aggiunto che «l’idea non è stabilizzare i precari ma riflettere su come far finire questo metodo negativo che ha soffocato la scuola italiana. È necessario cambiare il sistema con un cambio di regole». Di una cosa il presidente del consiglio pare convinto: «L’Italia tra vent’anni non sarà come l’avranno fatta i decreti attuativi della Ragioneria dello Stato o le interviste dei ministri o gli editoriali dei professori. L’Italia sarà come l’avranno fatta le maestre elementari, gli insegnanti di scuola superiore, le famiglie che sono innanzitutto comunità educanti». E per tornare nel concreto ha assicurato che nella scuola verranno messi più soldi «ma facendo comunque tanta spending review: perché educare non è mai un costo, ma gli sprechi - ha ammonito - sono inaccettabili soprattutto nei settori chiave». Nella legge di stabilità ci saranno dunque le prime risorse e da gennaio gli atti normativi conseguenti. Nel frattempo si continuerà a investire sull’edilizia scolastica. Per essere coerente con quanto enunciato nella Copertina, il Premier ha precisato che quelle di domani sono proposte, «non diktat prendere o lasciare»: «dal 15 settembre al 15 novembre ascolteremo tutti». «Chiederemo alle famiglie e agli studenti se condividono le nostre proposte sui temi oggetto di insegnamento, le materie, quelli che quando andavamo a scuola noi chiamavamo il programma: dalla storia dell’arte alla musica, dall’inglese al coding (programmazione informatica, ndr). Chiederemo ai presidi di fare di più, aumentando competenze e responsabilità, ma anche snellendo la struttura amministrativa attraverso un percorso di digitalizzazione procedurale spinta» ha detto Renzi aggiungendo che per lui la scuola «è alfa e omega di tutto». Ma i presidi sono un’altra nota dolente del comparto: tanto che la Disal ha definito un «bottino a metà» le 620 nuove nomine del Miur.
Ampia consultazione, perciò, ma poi il Governo «farà». Con l’obiettivo
di smettere di dire - prendendo a prestito le parole di Susanna
Camusso - che abbiamo una scuola disastrosa. I sindacati, che
aspettano di conoscere i dettagli prima di prendere posizioni nette,
insistono sui tasti di sempre. «Le due emergenze da affrontare
subito sono le basse retribuzioni e il precariato» dice il
segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna, sollecitando
un crono-programma preciso perché «la giusta esigenza di
condivisione» non può essere trasformata in «un dibattito
permanente». Il governo «faccia la sua proposta, noi valuteremo e ci
confronteremo» commenta il segretario generale di Cisl Scuola,
Francesco Scrima, ricordando che «per eliminare le supplenze brevi
ci vuole l’organico funzionale». È d’accordo con Renzi sull’idea di
introdurre il merito tra i docenti, ma l’Anief chiede che prima si
adegui lo stipendio all’inflazione. Perplessa del fatto che facendo
tanta spending review il Premier conti di investire più risorse
sulla scuola è l’Ugl: «non sappiamo se credere che sarà un’altra
magia o solamente un’illusione». Al Governo un appello dal Ncd e Pd:
non dimentichi i Quota 96, quei 4.000 docenti che non possono andare
in pensione, pur avendone diritto. |