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Esame di maturità, addio ai commissari esterni

La scelta, contenuta nella bozza della legge di stabilità, è motivata dalla spending review, ma sarà funzionale alla nuova maturità in arrivo nel 2015

di Valentina Santarpia, Il Corriere della Sera scuola 26.9.2014

Niente più commissari esterni nella squadra degli esami di maturità: già da giugno 2015 i membri esterni, i prof che arrivavano da altre scuole per garantire l’imparzialità della prova, saranno aboliti. Le commissioni saranno composte solo dal presidente e da tutti e sei i commissari interni, cioè tutti i docenti che conoscono bene gli studenti che hanno di fronte e che quindi riescono anche a contestualizzare l’esame nell’ambito di una carriera scolastica e non nell’arco di pochi minuti. Anche se la novità non ha motivazioni di carattere educativo, ma economiche. La spending review sta colpendo anche il ministero dell’Istruzione: si paventano tagli per un miliardo, ed una delle voci di costo da abbattere, secondo quanto prevede la legge di stabilità, è proprio questa. Ogni commissario esterno infatti percepisce circa 900 euro, a fronte dei 400 elargiti ad un membro interno. Considerando anche le eventuali spese di trasferta rimborsate ai commissari esterni, il risparmio è evidente. E del resto, con l’autonomia scolastica, l’autovalutazione che certifica ogni mossa della scuola e la possibilità futura di attingere ad un bacino di insegnanti dell’organico funzionale, la modifica non dovrebbe incontrare ostacoli.

Saggio breve e un occhio al mondo del lavoro

Ma non è l’unica novità attesa dal nuovo esame, con cui si cimenteranno i 435.152 maturandi che il 17 giugno 2015 si siederanno davanti alla loro prima prova. Si tratta di circa 216 mila i liceali, provenienti soprattutto dallo scientifico; 136 mila, invece, i tecnici e circa 84 mila i professionali. Il saggio breve diventerà centrale, anche per dare piena attuazione agli indirizzi della riforma Gelmini e per avvicinare l’esame di Stato al mondo che ci circonda, produttivo e non solo. Sulla maturità, inoltre, bisognerà puntare su una nuova «tesina» per «dare un ruolo maggiore alle esperienze nel mondo produttivo o nelle istituzioni culturali», come ha spiegato anche il ministro Giannini, che invece sul saggio breve assicura che «resterà, perché è un esercizio molto utile per capire la capacità di comprensione di un testo e la dote di sintesi». «Sempre meno adeguato alle scelte dello studente viene invece considerato il classico tema di storia o di letteratura. Un esame di maturità legato al lavoro, «poiché il nostro modello di scuola punta a incrementare l’alternanza scuola-lavoro e guarda molto al rapporto con il mondo produttivo e delle istituzioni culturali». «La direzione di marcia è di renderlo compatibile con la scuola che i ragazzi già fanno e non con la scuola che stiamo costruendo con le linee guida. Le novità sicure sono quelle che si collegano ai nuovi indirizzi previsti dalla riforma Gelmini» aggiunge il ministro dell’istruzione. Le prove, dunque, terranno conto dei nuovi programmi dei licei e degli istituti e saranno rese più coerenti con i nuovi indirizzi di studio, come il liceo musicale che quest’anno, per la prima volta, sarà alle prese con la maturità. L’alternanza scuola-lavoro è una delle linee guida della nuova riforma e questa direzione verrà mantenuta anche per quanto riguarda l’esame di Stato. Saranno valorizzate, dunque, le esperienze di laboratorio e gli stage aziendali svolti durante l’anno scolastico. «Del resto la riflessione che abbiamo avviato sulle competenze degli studenti vuole rivisitare sia la didattica nelle classi, che non significa solo digitalizzazione e coding ma anche didattica interattiva, sia il rapporto tra ciò che succede in aula e ciò che accade fuori»: parola di ministro.