Licei di 4 anni? Tutto da rifare.
Il Tar del Lazio ha dichiarato illegittima la sperimentazione
avviata dal Ministero dell’istruzione l’anno scorso, che prevedeva
la riduzione a 4 anni delle scuole superiori. I giudici
amministrativi hanno infatti accolto il ricorso della Flc Cgil, il
sindacato scuola della Cgil, che aveva impugnato i decreti
ministeriali con cui era stata avviata, dall’ex ministro Maria
Chiara Carrozza, la sperimentazione. Dopo il liceo paritario Guido
Carli di Brescia, il San Carlo di Milano e l’Olga Fiorini di Busto
Arsizio, i primi a far partire la maturità breve, l’autunno scorso
era stato dato il via libera alla sperimentazione anche in alcune
scuole statali: a decorrere dall’anno scolastico 2014-2015
l’istituto di Istruzione superiore Carlo Anti di Verona, l’istituto
tecnico industriale Ettore Majorana di Brindisi, il Liceo ginnasio
statale Quinto Orazio Flacco di Bari e l’istituto tecnico economico
Enrico Tosi di Busto Arsizio sono diventati tutti istituti
«internazionali», in grado di «attivare in rete un progetto di
innovazione metodologico-didattica che prevede l’abbreviazione del
percorso di studi da cinque a quattro annualità». Ora la terza
sezione bis del Tar Lazio (con una sentenza del 16 settembre) ha
dichiarato illegittime queste sperimentazioni. Ma il ministero
dell’Istruzione non ha alcuna intenzione di bloccarle: ed è pronto a
fare ricorso.
Le motivazioni
Secondo il Tar, è giusto, come sosteneva il sindacato, che il
provvedimento sia illegittimo in assenza del parere del Cnpi, il
Consiglio nazionale di pubblica istruzione, abolito a partire dal
primo gennaio 2013. Ritenuti fondati anche i rilievi sulla disparità
di trattamento che si sarebbe venuta a creare tra studenti
quadriennali e studenti quinquennali. «Annullati i decreti, ora il
governo deve definitivamente rinunciare a sperimentazioni che
avevano come obiettivo finale quello di ridurre la durata dei corsi
di studio. Se si vuole discutere di riordino dei cicli e di
orientamento siamo pronti e abbiamo le nostre proposte», commenta
soddisfatto Mimmo Pantaleo, segretario della Cgil scuola, secondo
cui l’unico obiettivo del governo era quello di tagliare organici e
risorse alle scuole.
Cosa farà il Miur?
Il Miur farà ricorso contro la sentenza del Tar al Consiglio di Stato sostenendo che il parere del Cnpi in questo momento può essere evitato in base al decreto legge 90 del 2014: in attesa della ricostituzione dell’organo collegiale nazionale, il parere non è dovuto. A proposito dell’ipotesi di disparità, invece, i tecnici del ministero ricordano che il dpr del 1999 prevede la possibilità per le scuole di attivare progetti innovativi che incidono anche sulla durata degli ordinamenti. Si tratta, quindi, di percorsi sperimentali, sostiene il Miur, che di per sé si diversificano da quelli ordinari e pertanto non si giustifica una disparità di trattamento. I percorsi sperimentali già avviati, quelli che dovrebbero portare i primi studenti a «maturarsi» da giugno 2015 in poi, nel frattempo quindi vanno avanti.