Sperimentazione e CNPI

 Tuttoscuola, 24.9.2014

Quello che sta succedendo sulla sperimentazione dei licei quadriennali – bocciata dal Tar e salvata (forse) dalla riforma della PA – è lo specchio delle contraddizioni riformistiche di questo decennio.

Il regolamento dell’autonomia (dpr 275/99) prevedeva, per eventuali richieste di sperimentazione, il parere obbligatorio del CNPI (Consiglio Nazionale Pubblica Istruzione), il massimo organo consultivo della scuola che il ministro Berlinguer intendeva sostituire con un nuovo organismo (Consiglio Superiore) più rappresentativo e meno sindacato-dipendente.

La ministra Moratti aveva congelato il nuovo organismo, sostituendolo con un altro, mai entrato in funzione. Nelle more di una più ampia riforma degli organi collegiali (mai avviata), il vecchio CNPI è stato prorogato di anno in anno fino a quando il ministro Profumo ha deciso di non richiedere l’ennesima proroga, lasciandolo morire.

Il vuoto del CNPI non è stato colmato e l’Amministrazione scolastica ha continuato ad emanare provvedimenti vari, compresi quelli relativi alle sperimentazioni, costretta ad ignorare la richiesta di parere ad un organismo non c‘era più.

È stato così facile impallinarla, come ha fatto la Flc-Cgil che prima ha ottenuto dal Consiglio di Stato un’ordinanza per attivare le procedure elettorali per eleggere un Consiglio Superiore della P.I., anche se superato e fuori contesto, poi ha ottenuto dal TAR Lazio una sentenza che annulla i decreti di autorizzazione per i licei quadriennali in taluni istituti statali.   

La riforma della PA nel frattempo ha cercato di tamponare alla belle e meglio la falla, disponendo che “Nelle more del riordino e della costituzione degli organi collegiali della scuola, sono fatti salvi tutti gli atti e i provvedimenti adottati in assenza del parere dell'organo collegiale consultivo nazionale della scuola; dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto e fino alla ricostituzione dei suddetti organi, comunque non oltre il 30 marzo 2015, non sono dovuti i relativi pareri obbligatori e facoltativi”.

Si tratta, come si vede, di una toppa, di una boccata di ossigeno per sopravvivere qualche mese ancora. Ma non si può vivere in emergenza. La nuova Buona Scuola potrebbe essere l’occasione per soluzioni strutturali definitive capaci di superare le rigidità di un sistema che avrà sempre più bisogno di flessibilità e decentramento.