Giannini, profilo basso dopo il rinvio:
Pochi applausi alla Festa dell’Unità a sei
giorni di Francesco Alberti, Il Corriere della Sera 1.9.2014 DAL NOSTRO INVIATO BOLOGNA — Sono passati solo 6 giorni, ma è tutto diverso. A Rimini, al Meeting di Comunione e liberazione, una standing ovation, o quasi, accolse le anticipazioni del pacchetto scuola (stabilizzazione dei precari, via i supplenti, meritocrazia, più autonomia), annunciate dal titolare dell’Istruzione, Stefania Giannini, in quell’occasione più che mai battagliera e prodiga di analisi. Ieri invece a Bologna, sotto il tendone centrale della Festa nazionale dell’Unità, gli applausi si sono contati sulle dita di una mano, qualcuno tra il pubblico ha rinfacciato al ministro di non aver trattato a sufficienza il tema della stabilizzazione dei precari, mentre altri hanno sollevato lo scabroso capitolo dei «quota 96» (gli esodati della scuola). Alla fine la stessa Giannini si è trovata costretta ad invitare tutti «alla pazienza», «ad avere fiducia nel governo Renzi», confidando nel Consiglio dei ministri di mercoledì nel quale, dopo il rinvio della scorsa settimana che ha in parte gelato le aspettative, sarà esaminata la complessa riforma. Nessun dietrofront, l’impressione però è che la lunga marcia verso quella «buona scuola» che Renzi e il suo governo hanno messo al centro della loro azione sia, non solo molto lunga, ma anche piuttosto accidentata. Nel giorno in cui il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ha smorzato gli entusiasmi dell’esecutivo sull’efficacia del decreto sblocca Italia («Non è sufficiente a far ripartire il Paese» ha affermato in un dibattito con il sottosegretario Graziano Delrio), la Giannini ha negato con forza che la decisione di escludere il tema scuola dal Cdm della settimana scorsa sia dovuta a divergenze con il premier: «Non è stato un rinvio, semplicemente una scelta, credo saggia, di non mettere troppa carne al fuoco». E ha aggiunto: «Si è trattato di un lavoro comune di mesi, serio e rigoroso». Chiara l’intenzione di mantenere un profilo basso. Anche dal palco, poco dopo, la Giannini ha evitato qualsiasi accelerazione (ha sempre parlato di «visione e di linee guida», mai di riforma), rispondendo poi indirettamente a chi l’ha accusata in questi giorni di aver corso troppo: «Da parte mia e del governo non c’è stata alcuna pomposità, piuttosto ho visto commenti ex ante anziché, come avrebbe dovuto essere, ex post ». E intanto, a detta del Codacons, stangata in arrivo per le famiglie in vista della riapertura delle scuole: «Tra libri, zaini e quaderni, la spesa media si aggirerà sugli 840 euro». Sui contenuti, intervistata da Maria Latella, il ministro Giannini ha confermato la linea della meritocrazia per gli insegnanti («Premi, ma anche penalizzazioni») senza chiarire a chi spetterebbe il compito della valutazione. Quindi un cenno all’intenzione di «aumentare il numero delle maestre» alla luce di «un organico sottodimensionato». E l’annuncio che dei 7 miliardi destinati alle università, 1 miliardo e 300 milioni andrà agli atenei con i migliori risultati nel campo della didattica, della ricerca e dell’internazionalizzazione. Nessuna esitazione sui test d’ingresso: «Vanno superati, non sono lo strumento più idoneo per medicina» ha affermato, sottoponendo poi la platea ad un improvvisato sondaggio: «Alzi la mano chi di voi conosce Noam Chomsky (filosofo e anarchico statunitense, ndr ): è una delle domande del test». Dal pubblico (formato in gran parte di docenti) si sono levate molte braccia. E la Giannini, un po’ sorpresa: «D’accordo, ma ditemi voi quanto sia utile saperlo per entrare a medicina…». In suo soccorso è intervenuto Davide Faraone, responsabile scuola pd, anche lui sul palco: «Al di là dei test, il problema è la selezione della classe dirigente e il corporativismo di troppi Ordini». Chiusura sull’ipotesi di un rimpasto di governo dopo la nomina europea della Mogherini. Giannini gelida: «Nell’agenda di governo non c’è alcuna volontà di occuparci di poltrone e nomi». |