Giannini e GLI Esami di Stato

Pasquale Almirante, La Sicilia 28.9.2014

Si è aperta ormai da qualche giorno sul portale del Miur la sezione dedicata ai suggerimenti e alle proposte sulla "Buona scuola" del premier Matteo Renzi, che in tal guisa vuole, stupendoci, ritagliarsi un pezzo di immortalità anche sul versante dell'istruzione, in simiglianza certamente dei grandi riformatori. Per altro verso la ministra Stefania Giannini annuncia altre novità, come la riforma degli esami di stato: «Nella stagione 2015-2016 dovremo tornare ai commissari interni, niente più convocazioni da lontano. E un presidente di garanzia, che non deve arrivare per forza da fuori provincia».

Certamente Giannini ha tutto il diritto di avere una sua proposta sugli esami di stato, ma con ogni probabilità non ricorda, o forse pure disconosce, che una tale composizione delle commissioni fu attuata già dalla ministra Letizia Moratti e sortì effetti tanto deleteri che, subito dopo le elezioni del 2006, Giuseppe Fioroni si affretto a riprendere la vecchia formula che è poi quella implementata da Luigi Berlinguer nel 1996. Mariastella Gelmini, nel 2008, addirittura l'inasprì, innalzando i crediti e la media dei voti, per sottolineare che il diploma è una cosa seria. Esperienza nefasta fu quella proprio perché, oltre ad avere quasi il 99,9% dei promossi, si bloccò perfino lo scambio di esperienze e di programmi fra colleghi provenienti da altre realtà, mentre tutto l'esame era per lo più pilotato e indirizzato, e il solo presidente esterno non poteva fare altro che prendere atto dei risultati.

Tuttavia Giannini propone pure una questione che appare interessante: «Chiuderei l'esperienza della tesina di fine anno, un atto compilativo che è diventato solo un fiore al bavero. Gli studenti dovranno presentare un progetto che riguardi tutto l'anno trascorso: un lavoro più teorico per i licei e un prodotto finito per i tecnici». E in effetti quella che doveva essere il momento culminante dell'intero ciclo di studio e dove la multidisciplinarità avrebbe dovuto essere il trionfo di tutte le conoscenza dell'alunno, la tesina appunto, si è invece dimostrata una sorta di balzana prova al miglior copia-incolla, al più fantasioso lavoro di scopiazzatura mai realizzato. Toglierla dunque le renderebbe merito, anche se la riforma delle riforme consisterebbe nel rilascio non del diploma legalmente riconosciuto, ma di un certificato delle competenze in ciascuna materia, rilasciato da una commissione tutta esterna, che declami l'effettiva preparazione e le capacità del il candidato e che soprattutto non bocci al quinto anno, pur consentendo di ripeterlo se i giudizi sono del tutto scarsi.