Giannini e Treelle

Pasquale Almirante, La Sicilia 14.9.2014

Sembra stia partendo un attacco concentrico nei confronti degli insegnanti. A dare l'avvio un articolo del presidente di Treellle, una fondazione che si occupa anche di scuola, il quale, dopo avere spiegato i risultati dell'indagine "EducationatGlance" dell'Ocse arriva a una conclusione: «Il vero problema del nostro Paese è che spendiamo male, non che spendiamo poco. Abbiamo troppe materie, troppe ore di lezione, troppe sedi, programmi enciclopedici, mentre prestiamo scarsa attenzione alla selezione accurata di presidi ed insegnanti, che sono quelli che fanno la vera differenza fra una scuola e l'altra». E a dimostrazione porta il consueto esempio della Finlandia dove i ragazzi primeggiano nel mondo, ma dove pure i docenti sono rigorosamente selezionati. Né d'altra parte, se non si parte dalla scuola e dall'istruzione, si può pensare di ottenere non solo buoni cittadini, ma anche competitività; e a dimostrazione, il presidente Treellle, porta anche la scarsa "densità" dei titoli di studio «posseduti ed al livello di competenze, accertate da indagini internazionali come quella sugli apprendimenti dei quindicenni e quella sulle competenze degli adulti».

Conferma questa analisi la ministra dell'istruzione, Giannini: «Stiamo mettendo in cantiere il più ambizioso piano di stabilizzazione mai tentato: presto avremo 150mila insegnanti di ruolo in più, un terzo dei quali da anni già lavorano come se lo fossero», ma, aggiunge la ministra, «in cambio chiediamo ai docenti di aiutarci a cambiare la scuola. Chiediamo un cambio di passo. Noi vogliamo insegnanti che siano strutturalmente e continuativamente formati e aggiornati e che trovino nella valutazione non la punizione o il premio, ma la conferma o la rivisitazione del loro lavoro. E trovino però anche un'attribuzione meritocratica di un avanzamento in carriera o di un maggiore stipendio. E in cambio chiederemo ai professori di impegnarsi di più».

Considerazioni, quelle di Giannini e di Treellle, che hanno diviso i prof: convinti in molti del rigore della selezione, scettici altrettanti, arrabbiati altri ancora, soprattutto sull'idea della valutazione: chi valuta chi e come? E inoltre: chi seleziona chi e come? Ma la domanda cruciale resta: perché siamo sempre gli ultimi nelle rilevazioni internazionali? Cos'ha la Finlandia, ma anche la Corea, più di noi? E perché da quelle parti la professione è ben pagata, altamente considerata e di prestigio?