Siamo tutti bes? di Mariella Gerardi, Orizzonte scuola 2.10.2014 Mentre la figura dell’insegnante di sostegno corre il rischio di essere cancellata e mentre la categoria insorge di fronte alle sperimentazioni che si stanno effettuando in alcune classi del Trentino, dove gli alunni disabili sono affidati al solo docente curricolare, ad inizio anno scolastico molti docenti si trovano di fronte al non facile compito di individuare e gestire i casi di alunni BES presenti in classe. Prendo a prestito una frase del prof. Maurizio Tiriticco che ho letto in diversi suoi interventi a proposito di BES: “Siamo tutti BES?”. Questo per sottolineare che i Bisogni Educativi Speciali sono sempre più un argomento di attualità che irrompe nella nostra scuola in modo particolarmente incisivo e che spesso c’è confusione nel “diagnosticare” un problema meritevole di tale definizione. E’ vero, c’è una normativa ben precisa, ma questa spesso cozza con la definizione stessa di BES: Il Bisogno Educativo Speciale rappresenta qualsiasi difficoltà evolutiva di funzionamento in ambito educativo e/o apprenditivo che necessita di educazione speciale individualizzata finalizzata all’inclusione Quindi, tra chi necessita di BES possiamo annoverare chi gode della normativa sulla 104/1992, chi manifesta disturbi che rientrano nella codifica DSA e disturbi evolutivi specifici come ad esempio discalculia, disgrafia, dislessia… ed infine problemi derivanti da svantaggio socio-economico, linguistico e culturale. Fatta salva la prima “categoria”, per la quale è previsto per legge un insegnante di sostegno, possiamo annoverare una vasta letteratura per il resto delle altre, per le quali il progetto educativo è a totale carico dei docenti “curriculari”, da parte dei quali è richiesta una programmazione individualizzata che tenga presente i problemi che portano alla “diagnostica” del bisogno educativo speciale. Di questa macro categoria fanno parte una vastità di casi tali da rendere quasi inutile una classificazione. Prendiamo, ad esempio, il caso di una classe mista dove ci sono alcuni alunni extra comunitari, altri che hanno difficoltà per situazioni famigliari difficili, altri ancora che manifestano disturbi dell’attenzione ed iperattività. Cosa dovrebbe fare un docente nel programmare la propria attività individualizzata nei confronti di una tale varietà di soggetti? E’ evidente che tutto dipenda anche dal tempo a disposizione. Una classe numerosa con soggetti come quelli che abbiamo descritto può essere organizzata e seguita in modo tale da prevedere una adeguata programmazione individualizzata? Un insegnante che incontra la classe due -tre ore a settimana come può gestire una situazione come quella descritta? Abbiamo voluto un po’ stigmatizzare la situazione, ma ci sono contesti socio-culturali che non si discostano molto da ciò che abbiamo ipotizzato. Il problema spesso è dovuto all’eterogeneità dei casi piuttosto che al loro numero. Del resto, la normativa non parla di riduzione del numero di alunni per classe in casi in cui non ci siano soggetti in possesso dei requisiti legge 104/1992. Potremmo annoverare una serie di norme utili ed interessanti che portano tutte in un’unica direzione: didattica inclusiva. Una bella cosa, se non fosse che oltre al problema dell’inclusione il docente debba porsi anche il problema della programmazione da portare avanti e degli obiettivi minimi comuni a tutti gli alunni. A tutto ciò si aggiunge anche un qualche fenomeno che tende a portare diagnosi BES per i disturbi più disparati che comporti un alleggerimento del carico di lavoro e delle aspettative per l’alunno in questione. Fenomeno che di recente sta prendendo sempre più piede. E allora, forse non è meglio che partiamo dal presupposto che SIAMO TUTTI BES?! |