Ora una riforma seria dell’esame di maturità di Giorgio Allulli, Il Sole 24 Ore 24.10.2014 Saranno in pochi a rimpiangere la cancellazione della proposta del governo che eliminava i commissari esterni, tranne il presidente, dalle commissioni degli esami di maturità. Questa proposta aveva infatti suscitato reazioni fortemente negative in uno schieramento molto vasto di insegnanti, presidi, e altri uomini di scuola e di cultura, da Tullio De Mauro ad Alessandro Cavalli, molti dei quali avevano anche sottoscritto una petizione per mantenere le commissioni miste che aveva raccolto 5.200 firme nel giro di pochi giorni. Anche molte associazioni professionali e sindacali di insegnanti e presidi si erano pronunciate in senso contrario.
Si trattava di una riforma che, pur essendo inserita in un dispositivo
di legge finalizzato alla programmazione della finanza pubblica,
avrebbe modificato profondamente gli equilibri nel sistema di
valutazione della scuola italiana, espungendone qualunque meccanismo
di verifica esterna del percorso degli alunni (il presidente della
commissione, che si sarebbe dovuto dividere tra due commissioni,
avrebbe al massimo svolto funzioni notarili), togliendo di fatto
valore alla certificazione e inficiando lo stesso principio del
valore legale del titolo di studio. Oltre agli evidenti limiti di
merito, più volte ricordati su queste pagine, si trattava dunque di
una norma che correva il rischio di travalicare i limiti
costituzionali previsti per la legge di stabilità, anche perché
avrebbe cambiato le regole della valutazione degli alunni ad anno
scolastico già iniziato. |