Retromarcia del Governo, nessuna modifica alle commissioni per la maturità di Alessia Tripodi e Claudio Tucci, Il Sole 24 Ore 23.10.2014
Marcia indietro del governo sulle modifiche alle commissioni per
l’esame di maturità. Nella versione del ddl stabilità “bollinata”
dalla Ragioneria generale dello Stato e inviata al Quirinale è
saltata la norma che imponeva, da giugno 2015, sei commissari tutti
interni alla prova, tranne il presidente (esterno). Una misura che
era presente nelle bozze del ddl, e che avrebbe fatto risparmiare
147 milioni di euro (restava il costo per i presidenti esterni di
circa 40 milioni).
È la modifica principale al ddl stabilità arrivata all’ultimo
passaggio del provvedimento. Si rimarrà quindi alle norme attuali,
che prevedono una composizione delle commissioni d’esame: tre membri
interni, e tre membri esterni, oltre ovviamente al presidente
(comunque esterno). Si rinuncia così ai risparmi di spesa: il costo
complessivo della maturità è di circa 180 milioni. La modifica alle
commissioni di maturità (con commissari tutti interni) potrebbe però
essere riproposta in sede di attuazione della Buona Scuola.
La legge di stabilità conferma invece l’istituzione del fondo per la
realizzazione del piano Renzi-Giannini, che avrà una dotazione di un
miliardo per il 2015 e di tre miliardi a decorrere dal 2016. Risorse
che serviranno per stabilizzare gli oltre 148mila precari e per
potenziare l’alternanza scuola-lavoro. Confermati, poi, il taglio
degli esoneri e semiesoneri per i collaboratori del dirigente
scolastico e la stretta alle supplenze brevi, sia del personale
docente sia di quello amministrativo. Nessuna novità anche sul
finanziamento alle scuole paritarie: il fondo nazionale, che negli
ultimi anni era pari a circa 500 milioni di euro, arriva a 472
milioni di euro per il 2015 grazie al reintegro di 200 milioni in
stabilità. Per gli atenei «virtuosi» e con risorse da spendere arriva la possibilità di assumere liberamente ricercatori a tempo determinato, ma anche meno paletti per far entrare nuovi docenti. L’apertura alle «facoltà assunzionali» nelle università, fortemente voluta dal ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, appare nella bozza finale della legge di stabilità. Dopo anni di blocco del turn over e assunzioni contingentate, la misura è una prima boccata d’ossigeno che può aprire le porte degli atenei subito a 700-800 ricercatori e a regime fino a 2mila nuovi cervelli all'anno. In cattedra secondo le prime stime potrebbero salire invece qualche centinaio di nuovi docenti. Le norme sono affiancate a una serie di misure di spending review che toccano anche gli acquisti degli atenei (tagliati 34 milioni per il 2015 e poi 32 per i due successivi). Ma soprattutto camminano insieme a un'aggiunta da 150 milioni di euro al budget delle università - che andrà destinata alla quota distribuita in base alle performance - che azzera quasi del tutto il taglio già in programma per il fondo di finanziamento ordinario del 2015. Le norme sul reclutamento prevedono in particolare che le università con i conti a un livello sostenibile, a cominciare dal fatto che non spendano più dell'80% in stipendi, potranno assumere con un turn over pieno ricercatori a tempo determinato. Viene poi eliminata il vincolo che legava l'ingresso di un professore all'assunzione a tempo indeterminato di un ricercatore. Un “tappo” che finora aveva frenato il reclutamento di nuovi docenti. Viene infine acconsentito agli atenei di cumulare, come accade per altri comparti della Pa, le risorse destinate alle assunzioni per un arco temporale di tre anni. In questo caso potranno essere sommati i «punti organico» che aprono appunto le porte al reclutamento di nuove forze. |