Pensioni Scuola, quel 'pasticciaccio brutto' dei Quota 96

Non si sa come mandare i Quota 96 in pensione: dovranno rassegnarsi a cessare il servizio con le nuove regole?

Carlo Lanzone, The Blasting News, 15.10.2014

Poco per volta è scivolata nel dimenticatoio l'annosa questione dei Quota 96 della Scuola pubblica: l'esecutivo non ne parla e questo equivale all'ennesimo stop alla speranza di alcune migliaia di docenti e di personale amministrativo, tecnico ed ausiliario (Ata), rimasti incagliati nel pasticciaccio brutto dell'errore, prima politico e poi burocratico, commesso dal legislatore nella predisposizione dell'articolo 24 della legge 201 del 2011, la meglio conosciuta Riforma Fornero. Con un'aggravante in più: dei Quota 96 si sa chi sono e quanti sono. Circa 4 mila docenti e dipendenti Ata che avevano maturato i requisiti anagrafici e contributivi per andare in pensione di anzianità oppure di vecchiaia nel periodo che andava dal 31 dicembre 2011 al 31 agosto 2012 secondo quanto disponeva le legge antecedente alla riforma Fornero. Era loro diritto fare domanda di pensione e l'hanno fatta, ma non fu accolta, pur avendo i requisiti necessari maturati al 31 dicembre 2011: per la pensione di anzianità dovevano aver compiuto già i sessant'anni con 36 di contributi o, in alternativa, aver versato 35 anni di contributi e aver compiuto i 61 di età oppure, senza considerare l'età anagrafica, aver versato quarant'anni di contributi. Per la pensione di vecchiaia, il minimo consisteva nel compimento di 65 anni di età ed almeno 20 di contributi.

Dopo anni di promesse e di annunci, molto probabilmente i docenti e gli Ata dovranno rassegnarsi ad andare in pensione con le nuove regole. Sfumato il termine del 1° settembre 2014 che sembrava la soluzione al problema, il prossimo step potrebbe essere il 1° settembre 2015, a maggior ragione per il fatto che negli stessi giorni il Miur dovrà assumere circa 150 mila docenti precari che, al di là delle belle idee e della #buonascuola, non si sa proprio come impiegare.

E allora non vogliamo proprio pensare che se il 1° settembre 2015 cessassero il servizio circa duemila docenti e Ata di sesso maschile che, a quella data, avrebbero non meno di 63 anni e 39 di contributi o 64 di età e 38 di contributi, i conti dell'Inps potrebbero saltare irrimediabilmente. E non vogliamo nemmeno pensare che mandare in pensione alla stessa data altrettanti docenti di sesso femminile di 64 anni ed anzianità contributiva di 23-24 anni, possa rappresentare la motivazione principale del mancato pareggio di bilancio dello Stato italiano. La verità è una sola: dei Quota 96 si sa chi sono e quanti sono. Altri non ne potranno entrare a farne parte. Sembrano messi in quarantena. E al massimo potranno fare un po' di rumore, null'altro. Il rumore di quattromila persone, che sarà mai?