Contributo per...un'ottima scuola di Maurizio Tiriticco, Educazione & Scuola 12.10.2014 Nelle 135 pagine della Buona scuola non ho letto nulla di ciò che veramente sarebbe opportuno fare per un rinnovamento sostanziale dei percorsi del nostro “Sistema educativo di istruzione e formazione”. Così anni fa ministri di sinistra e di destra hanno voluto ridefinire unitariamente i percorsi di istruzione generalista, di competenza dello Stato, e quelli dell’istruzione e formazione professionale, di competenza delle Regioni. Infatti, parlare di scuola, oggi, pensando solo ai SOGGETTI IN ETA’ EVOLUTIVA, è fuorviante, se è vero che oggi, in tutte le società avanzate, TUTTI sono tenuti ad apprendere e per tutta la vita. E ritengo estremamente necessario che, prima di avviare processi valutativi di sistema, occorra adoperarsi perché il sistema sia messo in grado di funzionare. Riassumo in dieci punti riassumo quello che nella Buona scuola non ho letto. 1) La generalizzazione della scuola dell’infanzia. E, perché no? Una riscrittura di quegli Orientamenti del ’91 che i successivi aggiornamenti, dalla Moratti in poi, non hanno affatto innovato, oggi sarebbe più che mai necessaria. E’ passata un’intera generazione e l’infanzia di oggi non è quella di ieri. 2) L’attuazione reale dell’obbligo di istruzione decennale con relativa certificazione delle competenze di cittadinanza (come richiesto dalla Raccomandazione europea del 24 aprile 2008) e di quelle culturali (come indicate e definite dal dm 139/2007), in corrispondenza con il livello 2 del Quadro Europeo delle Qualifiche (European Qualifications Framework), che il nostro Governo ha fatto proprio (Accordo del 20 dicembre 2012). Il che comporta una rivisitazione dell’intero percorso decennale con la conseguente istituzione di un curricolo verticale continuo e progressivo che vada oltre le attuali separatezze tra scuola primaria, scuola secondaria di primo grado, primo biennio della scuola secondaria di secondo grado: separatezze che discendono da sovrapposizioni normative che si sono realizzate in tempi successivi e che oggi non corrispondono più alle esigenze di EDUCAZIONE, FORMAZIONE e ISTRUZIONE, finalizzate a garantire a ciascuno il suo personale SUCCESSO FORMATIVO (dpr 275/99, art. 1). 3) Conclusione degli studi secondari a 18 anni di età con conseguente rivisitazione dei curricoli, delle discipline di insegnamento e delle discipline che costituiranno materia della certificazione delle competenze conseguite dall’alunno, in corrispondenza con il livello 4 del citato Quadro Europeo delle Qualifiche. La riduzione di un anno comporterà la rivisitazione e una ridistribuzione delle discipline di insegnamento degli ultimi due anni del percorso obbligatorio nell’ottica di mirate attività di orientamento. 4) Superamento dell’attuale separatezza culturale dei tre percorsi di istruzione secondaria di secondo grado, in forza della quale, com’è noto, le iscrizioni degli alunni avvengono più in forza della loro estrazione sociale che delle loro motivazioni e aspettative. L’esame terminale dovrà essere centrato sull’accertamento e sulla certificazione delle competenze da ciascun alunno conseguite. E tale certificazione consentirà sia l’accesso a studi ulteriori (università, istruzione tecnica superiore, altro) che al mondo del lavoro. 5) Generalizzazione di attività di alternanza scuola-lavoro in tutti i percorsi. 6) Formazione continua in servizio degli insegnanti perché l’insegnamento/ appren-dimento sia fondato essenzialmente su attività laboratoriali che pongano al centro l’iniziativa attiva, motivata e consapevole dell’alunno.
7) Rivisitazione delle modalità di attuazione delle attività di
insegnamento/appren-dimento concorrenti tra istruzione generalista,
di competenza delle Stato, e istruzione e formazione professionale,
di competenza delle Regioni, in regime di sussidiarietà
complementare e/o integrativa. Si tratta di rendere più efficaci e
più produttive quei percorsi che comportano il conseguimento sia
delle qualifiche triennali (livello terzo dell’EQF) che dei diplomi
di qualifica quadriennali (livello quarto dell’EQF). 9) Impegno per una incentivazione e generalizzazione dei Corsi di istruzione per gli adulti (CPIA), nella consapevolezza che in tale materia il nostro Paese è la cenerentola dei Paesi industrializzati. 10) E infine, a proposito del cosiddetto “nuovo” esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione – Se si decide di affidare l’esame ad una commissione interna, agli insegnanti della stessa classe, occorre considerare la difformità a cui si va incontro. Attualmente, gli insegnanti dell’ultimo anno sono tenuti, in sede di uno scrutinio finale, ad ammettere o non ammettere gli alunni all’esame a seconda dei voti e dei crediti conseguiti da ciascuno di essi. E’ evidente l’incongruenza che si produrrebbe qualora un candidato fosse bocciato dagli stessi insegnanti che lo hanno ammesso. A parte i ricorsi che ne conseguirebbero, o meglio alle… promozioni generalizzate… antiricorso, il che mi conferma nella convinzione che un esame ha sempre un basso tasso di credibilità. Sono solito dire che basta un mal di testa o un colpo di fortuna a condizionare l’esito di un esame. Ed è una circostanza di cui tutti coloro che sono andati a scuola o hanno affrontato concorsi possono confermare. Mi chiedo: se saranno gli stessi insegnanti della classe ad esaminare i candidati, non sarebbe opportuno driblare gli scrutini di ammissione e andare direttamente alle prove d’esame? E voglio anche sottolineare la circostanza più grave. Purtroppo, qualunque sia la scelta circa le modalità della prossima tornata di esame, ancora una volta la certificazione delle competenze non verrà effettuata. Sempre ammesso che la prova esame sia la più congruente per accertare e certificare una competenza! Si tratta di un discorso aperto e difficile, ma che nessuno intende affrontare! E le competenze sono ancora oggi un parola vuota… per la nostra amministrazione! Ingenuamente pensavo che con questa tornata di esami, completandosi il riordino dell’intero secondo ciclo, avviato con l’anno scolastico 2010/11, l’obiettivo della certificazione delle competenze, che la stessa legge 425/97 sancisce, venisse finalmente proposto e raggiunto. E un ‘amministrazione avveduta avrebbe dovuto muoversi su questa strada! Ma ciò non è avvenuto! Così i risultati di apprendimento degli studi liceali, di cui all’allegato A del dpr 89/2010, relativo alle Indicazioni nazionali per i licei, non saranno affatto considerati. Né saranno testate le competenze terminali chiaramente indicate, definite e descritte nelle Linee guida degli istituti tecnici (dpr 88/2010) e in quelle degli istituti professionali (dpr 87/2010). Mi sono sbagliato! Ancora un volta un obiettivo di questo tipo, che dovrebbe riqualificare l’intero nostro sistema di istruzione, viene disatteso. E rinviato alle calende greche! Ancora una volta la nostra amministrazione non ha saputo prendere in carico questa questione. Perciò, le competenze da sempre e chissà per quanto tempo ancora, nella nostra scuola sono un’araba fenice! I nostri ragazzi ancora non sapranno che cosa veramente sanno fare! E il mondo del lavoro aspetta! Anche l’Europa, come si suol dire, aspetta! E aspetta anche il mondo intero, stante il fatto che i nostri giovani sempre più sono costretti a cercare lavoro all’estero! Ma è difficile che possano trovarlo agevolmente perché, ancora una volta, il titolo di studio che produrranno non certifica assolutamente nulla! |