"Scuole belle" e lavoratori socialmente utili (LSU)
Mariangela Bastico,
20.10.2014
“Il fatto quotidiano” di alcuni giorni fa titola “Scuole
Belle, l’inganno del governo Renzi per dare lavoro agli LSU” e
definisce nell’articolo un “bluff” l’intera operazione “Scuole
belle”.
Sulla base delle dichiarazioni di un dirigente del MIUR, il
giornalista sostiene che con “Scuole belle” “non si sarebbe partiti
dall’edilizia, ma dall’annoso problema dei lavoratori socialmente
utili e della gara dei servizi di pulizia”. Sostiene, inoltre, che
i 450 milioni stanziati sarebbero destinati ad esigenze di lavoro
degli LSU. L’Ufficio stampa del MIUR conferma questa destinazione,
non mettendola in contraddizione con le reali manutenzioni che si
realizzeranno nelle scuole più bisognose di interventi.
Credo che gli edifici scolastici miglioreranno a seguito degli
interventi manutentivi finanziati; sono convinta inoltre che il tema
degli LSU vada affrontato. Non condivido quindi il concetto di
“bluff”.
Quando ero vice Ministro alla Pubblica Istruzione nel Governo Prodi
gli LSU erano destinati alle pulizie delle scuole ed erano in
continua riduzione. Poi con il Governo Berlusconi il Ministro
Gelmini ha deciso di appaltare ad imprese esterne le pulizie. Ora
sarebbe importante sapere quanti sono ancora gli LSU in carico al
sistema scolastico, di quanto sono diminuiti, quanti hanno trovato
lavoro, sono andati in pensione o sono stati destinati ad altri
settori.
Quando il Governo ha presentato “Scuole belle” ho
commentato negativamente l’eccesso inusitato di centralismo del
progetto, ma, dato che venivano destinate risorse nuove all’edilizia
scolastica, non potevo che esprimere una qualche soddisfazione.
Ora comprendo la ragione del centralismo, in quanto gli LSU sono
sempre stati a bilancio dello Stato e non degli Enti locali.
Non comprendo, invece, e non condivido la scelta del Governo di
ammantare di novità vicende, quali quella degli LSU, che hanno
radici ormai storiche e che questo governo non ha ritenuto, forse a
ragione, di voler spezzare.
Usare belle e nuove parole per imbellettare una realtà né nuova né
bella, certamente problematica, è un modo di rapportarsi ai
cittadini non trasparente, che non fa onore a nessun governo.